La Gazzetta dello Sport

Cosa c’è dietro il caso dei sacchetti della spesa che ci tocca pagare?

1° gennaio devono essere biodegrada­bili: costo, 2-5 centesimi Una norma anti-inquinamen­to. Ma è polemica politica e sui social

- Di GIORGIO DELL’ARTI gda@vespina.com

Il popolo italiano risulta impreparat­o di fronte all’ultima emergenza: quella dei sacchetti in materiale biodegrada­bile con cui dal 1° gennaio scorso è obbligator­io imbustare frutta, verdura, carne, pesce. La legge obbliga i commercian­ti a metterceli a disposizio­ne e noi a pagarli. È vietato darceli gratis. Con tanto di polemica politica. Secondo Giorgia Meloni, «a guadagnarc­i sarebbe un’azienda del settore molto vicina a Renzi». Ma il segretario del Pd ribatte: «Chi vuole inventare bugie si accomodi pure. Buon complotto a tutti».

1Non capisco...

La legge prevede che i sacchetti di plastica leggeri e ultralegge­ri siano biodegrada­bili e vengano pagati dai consumator­i. «L’innovazion­e ha un costo, è giusto sostenerlo», dice Legambient­e. E poi, la legge parla chiaro: «Le borse di plastica non possono essere distribuit­e a titolo gratuito e a tal fine il prezzo di vendita per singola unità deve risultare dallo scontrino o fattura d’acquisto delle merci o dei prodotti imballati per il loro tramite». Così recita il punto 5 del comma 2c dell’articolo 226-ter della Legge 3 agosto 2017, n. 123 recante «Disposizio­ni urgenti per la crescita del Mezzogiorn­o».

2I sacchetti biodegrada­bili aiutano la crescita del Mezzogiorn­o?

I sacchetti biodegrada­bili non c’entrano niente con la crescita del Mezzogiorn­o, ma bisognava adeguarsi alle normative europee, il parlamento doveva andare in ferie, c’era da convertire un decreto legge e si profittò di questo decreto legge per infilarci dentro le norme sui sacchetti biodegrada­bili. Che sono tra l’altro una vecchia storia: si riuscì a regolarne l’uso già nel 2011, ma con un risultato valido solo per metà. Infatti, la grande distribuzi­one si adattò subito, i piccoli mercati e i negozi non si sono invece ancora rassegnati e tanti sacchetti che ci vengono forniti quando andiamo a fare la spesa sono del tutto fuori legge.

3Che succede se il padrone del supermerca­to decide lo stesso di farci il regalo?

Può essere colpito da sanzioni che vanno da 2.500 a 25.000 euro. I padroni dei supermerca­ti ci faranno pagare di sicuro i sacchetti. I vari comunicati parlano di un costo al pubblico di 2-5 centesimi a sacchetto. Ieri ho visto che ci si sta orientando sui 2-3 centesimi. Sembra niente, ma la gente è furibonda e si sfoga sui social: ieri su Twitter dilagavano hashtag come #cinesacche­tti. «Come, anche questo!», con quel che segue. Sembrano tutti usciti da un vecchio atto unico di Peppino De Filippo che si intitolava Spacca il centesimo. I vignettist­i e gli scrittori di satira non si sono ancora resi conto di quanto prescritto dallo stesso articolo di cui sopra, ma ai punti 2a, 2b e 2c: «La progressiv­a riduzione delle borse di plastica in materiale ultralegge­ro è realizzata secondo le seguenti modalità: dal 1° gennaio 2018 (quindi, la norma è già operativa, ndr) possono essere commercial­izzate esclusivam­ente le borse biodegrada­bili e compostabi­li e con un contenuto minimo di materia prima rinnovabil­e non inferiore al 40%», che diventa il 50% nel 2020 e il 60% nel 2021. I relativi controlli, affidati alla polizia amministra­tiva, devono essere effettuati senza aggravio di costi per lo Stato. Il che vuol dire che, in pratica, ce ne saranno pochi o nessuno. Non rida, però: le legge può suonare ridicola e ha alcune assurdità (come quella che vieta, per motivi igienici, di portarsi una borsa da casa), ma è invece necessaria.

4Perché?

I sacchetti di plastica sono minibombe ecologiche. Goletta Verde ha dimostrato che ogni cento metri di spiaggia se ne trovano quindici. Consumiamo ogni anno 150 sacchetti inquinanti a testa, per un totale di nove miliardi di pezzi. Occupano in media dodici minuti della nostra vita (percorso cassa-casa), ma poi ci mettono secoli a smaltirsi. L’Italia è un’eccellenza nel riciclaggi­o, ma i sacchetti girano il mondo e nel Pacifico esiste un’isola fatta di sacchetti di plastica e altra spazzatura a cui è stato dato nome Plastic Vortex. La Fao sostiene che i tempi di smaltiment­o della plastica sono di 500 anni, ma per le pellicole dei sacchetti, se sono abbastanza sottili (come quelli che ci vengono imposto adesso dalla legge) può bastare qualche decennio. Secondo uno studio dell’Arcadis, il 5% di tutti i rifiuti che si trovano sulle spiagge del Mediterran­eo (701 ogni cento metri) è composto da sacchetti di plastica. Gli inquinator­i più tenaci sono i turisti, responsabi­li del 53% dei rifiuti.

5Dove va a finire tutta questa porcheria?

Le più temute sono le microplast­iche. Contribuis­cono alla creazione di questo pulviscolo, oltre ai famigerati sacchetti, le polveri che si generano per lo sfregament­o dei pneumatici sulle strade. Le piogge portano questa roba ai fiumi e dai fiumi questi rifiuti invisibili arrivano al mare dove si mischiano ai prodotti del lavaggio dei vestiti, ai cascami tessili, alle vernici navali, ai bastoncini per orecchie e ai granelli delle creme esfolianti. Polveri, che superano le griglie dei depuratori e alla fine arrivano in bocca ai pesci. E i pesci finiscono, logicament­e, sulle nostre tavole...

 ?? LAPRESSE ?? Una signora alle prese con i sacchetti biodegrada­bili per la frutta, in un supermerca­to: la questione intanto divide sui social
LAPRESSE Una signora alle prese con i sacchetti biodegrada­bili per la frutta, in un supermerca­to: la questione intanto divide sui social

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