La Gazzetta dello Sport

In A test riuscito, la Premier si ribella

Bene i turni nelle feste, però fuori dal podio del 2017-18, che in generale è il migliore del decennio

- Marco Iaria twitter@marcoiaria­1

Il calcio sotto le feste è stato un successo? Di sicuro l’esperiment­o è riuscito ma i numeri positivi sono in linea con il trend di questa stagione, che sta cavalcando un entusiasmo a cui non eravamo più abituati. Ecco perché è sbagliato trarre conclusion­i perentorie dalle partite di campionato e Coppa Italia collocate durante le vacanze natalizie. Lo dicono i numeri, elaborati dal Centro studi della Lega. Gli ultimi due turni di A hanno registrato dati confortant­i ma rimangono fuori dal podio della stagione.

CAMPIONATO La giornata con la media presenze allo stadio più alta è stata l’11a (29 ottobre), l’unica ad aver sfondato il muro dei 28mila spettatori a partita. Il turno del 23 dicembre, a quota 26.462, si colloca in quarta posizione; quello del 30 dicembre (25.503) in sesta. È vero che si tratta di dati superiori alla media stagionale ma gli spettatori (chi va allo stadio così come chi resta davanti alla tv) dipendono in prima battuta dall’appeal delle partite. Un big-match farà sempre il botto, indipenden­temente dalla sua collocazio­ne nel calendario. Il 30 dicembre, la vera grande novità del 2017-18 (anche in precedenza si era giocato a ridosso di Natale), ha beneficiat­o del pienone di San Siro per InterLazio con 61.852 spettatori, la quarta partita del campionato per presenze. Ma, tanto per suggellare il ragionamen­to di prima, una gara come Inter-Torino, giocata il 5 novembre, ha fatto meglio (71.581). E questo ci porta a uno dei motivi della crescita dell’interesse: l’effetto Inter. È stata la squadra nerazzurra, con le folle del Meazza, a trainare tutto il campionato. L’Inter è di gran lunga la squadra con la media presenze più alta: 58.283, oltre il 30% in più rispetto a un anno fa. Anche Napoli e Roma vantano impennate di pubblico: rispettiva­mente +53% e +30%. In generale, la gente è tornata a frequentar­e gli stadi specialmen­te in quelle piazze dove si è riaccesa la passione. Gli impianti sono sempre gli stessi, i club – salvo rare eccezioni – se ne infischian­o dei problemi che affliggono da tempo il sistema, sensibili solamente ai quattrini delle television­i. Certo, gli allentamen­ti della burocrazia per l’acquisto dei biglietti hanno dato una mano. Ma se il trend è positivo lo si deve principalm­ente a contingenz­e che poco hanno a che fare con strategie o piani di sviluppo. Senza dubbio è stata positiva la scelta della Lega di «dissacrare» le feste e di soddisfare la fame di pallone in un periodo dell’anno tradiziona­lmente dedicato al riposo e ai raduni familiari. I dati natalizi, a ogni modo, sono in scia con quelli complessiv­i di questa prima parte del campionato. Alla fine del girone d’andata la media presenze della Serie A si è attestata su 24.579, con una crescita del 15% rispetto al 2016-17. Per avere un dato così alto bisogna tornare indietro di quasi dieci anni, cioè al 200809 quando gli spettatori medi furono 24.825 al giro di boa. E, in termini di riempiment­o degli stadi, si è fatto ancora meglio, visto che quest’anno sono stati occupati il 71% dei posti disponibil­i e nel 2008-09 ci si era fermati al 60%.

COPPA I dati della Coppa Italia confermano la traccia. È da anni, da quando il format è stato modificato, che la coppa nazionale si accende nelle fasi finali, con le grandi in campo. Sulla tv in chiaro i numeri sono da eventi clou. Le partite giocate durante le feste sono andate molto bene, in particolar­e il derby Milan-Inter con 8,2 milioni in tv e 48.721 al Meazza, ma qualche stagione fa un Roma-Juventus, disputato il 21 gennaio 2014, totalizzò un’audience di 9,3 milioni e 57.465 presenze all’Olimpico. Insomma, l’aver sdoganato il calcio a Natale è stato un primo passo ma per ripopolare gli stadi serve qualcosa di più radicale di una variazione del calendario.

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