La Gazzetta dello Sport

Pioli «INTER, FU BELLO ANCHE IL CASTING IO ISPIRATO DA TEX E A BAGGIO DICO: VIENI A PARLARCI»

Stefano Pioli sentì l’Inter nel destino («Tifo di famiglia, anche se a San Siro la vidi per la prima volta solo nel 2009, quando Santon marcò Cristiano Ronaldo»), ma forse non era destino. Però non è quello il suo rimpianto calcistico (vedi 6 orizzontal­e)

- INTERVISTA ESCLUSIVA di ANDREA ELEFANTE INVIATO A FIRENZE

9 VERTICALE - FIORENTINA QUESTO PROGETTO MERITA ANCHE PIÙ DI UN BIENNALE

«Io, così riservato, giocavo e mi chiedevo: come faccio a sentirmi tanto bene travolto da questa passione? Quelle emozioni mai provate altrove diventaron­o desiderio: io a Firenze un giorno tornerò. Fatto. Non ho ritrovato il calore di quando il pullman arrivava allo stadio — già pieno — e passava fra due ali di tifosi, ma lo stesso amore sì. Firenze e la Fiorentina sono un’anima sola: il senso di allenarla è anche riaccender­e quella scintilla. Per questo altrove ho fatto un contratto per un anno ma qui ne ho accettati due, era coerente con il progetto: non riempire qualcosa, ma iniziare qualcosa. Avrei firmato anche per più anni».

15 VERTICALE - PROTTI ALLA TAC UN URLO DISUMANO PENSAVO DI ESSERE MORTO

«Il giorno che pensai di essere morto avevo addosso una maglia viola. Novembre ’94, Fiorentina-Bari, contrasto con Protti: in rovesciata prese la mia testa pensando fosse la palla. Non mi spaventai — ero svenuto secco — ma mio padre fece invasione di campo e mia moglie mollò la bimba a delle amiche per correre da me. Avevo ripreso coscienza già in ambulanza, ma ricordo di essermi svegliato solo quando ero già dentro il tubo della Tac, ancora in maglietta e pantalonci­ni: buio, freddo, non capivo se ero vivo o morto. Urlai così forte che mi tirarono fuori, e l’esame fu rinviato al giorno dopo».

8 VERTICALE - ANTHONY MENTAL COACH? BEN VENGA NON DI SQUADRA E NEI LIMITI

«Conobbi Anthony Smith al Chievo, con lui a Bologna approfondi­i aspetti di comunicazi­one e motivazion­e. Ma lavorava con me, non con il gruppo: il rapporto singolo funziona, non credo a un mental coach di squadra. E non credo a chi arriva nel nostro mondo e vuole strafare: già certe dinamiche del calcio sono difficili da capire per gli “estranei”, se poi non si resta nei limiti...».

2 VERTICALE - BICICLETTA È LA SINTESI DELLA FATICA DI RAGGIUNGER­E UNO SCOPO

«Il giorno dopo l’esonero dell’Inter salii in bici e andai: da solo, così mi rilasso di più. Ho le due ruote nel sangue: papà era un amatore, registro ancora le tappe del Giro per guardarle di notte. Oggi sono più da mountain bike, ma la sostanza non cambia: la bici è la sintesi perfetta della fatica di raggiunger­e certi traguardi. Che è una buona sintesi dello stile di vita che mi piace».

7 ORIZZONTAL­E - LAKERS AL BASKET HO «RUBATO» MOVIMENTI PER LE PUNTE

«Se guardavi Magic Johnson lo amavi per forza. Oggi sono meno patito ma qualcosa al basket ho rubato, soprattutt­o per le punte: contromovi­menti, mezzi blocchi... Ma c’è da imparare anche da altri sport: il rugby — la voglia assoluta di non farsi superare — o il volley, che ti insegna la differenza sostanzial­e che c’è fra un centimetro dentro o fuori».

10 ORIZZONTAL­E - CHOCHI GIO, UNO CHE NON SI TRASCINA FEDE, UNO DA DOPPIA CIFRA

«Più di 200 gare in A e feci appena un gol, non so ancora se fu di testa o di spalla, ma le mie punte hanno sempre segnato tanto: Bucchi, Pellissier, Di Vaio, Gilardino, Klose, Icardi. Segnerà tanto pure Simeone, con lui ho scommesso più dei 12 che fece al Genoa: perché ha grande forza di volontà e io amo chi si dà obiettivi e detesto chi si “trascina”. Ha attacco alla profondità ed è bravo in area, ora deve perfeziona­rsi in piccole situazioni. Come Chiesa, che a volte chiamo Enrico perché mi sembra di rivedere il padre quando si ingobbiva prima di andare al tiro: non sono tanti gli esterni offensivi da doppia cifra, Federico lo è».

11 ORIZZONTAL­E - IPAD DI NOTTE MI SVEGLIO E SCRIVO COSÌ SCELSI UNA DIFESA A TRE

«Mi sveglio massimo alle sei e mezza e ci metto molto ad addormenta­rmi. Colpa del calcio, anzi del ruolo: da allenatore hai molti più pensieri che da calciatore. Se di sera faccio qualcosa mi estraneo del tutto, ma appena appoggio la testa sul cuscino il cervello va, inizia a lavorare. Per quello l’iPad è sempre sul comodino: se non scrivo dimentico. Può essere qualunque cosa: uno schema, gioca lui o quell’altro, una variazione tattica, come la volta che per un Chievo-Napoli decisi di notte di adeguarmi a Mazzarri e di passare alla difesa a tre. Mai fatta prima: vincemmo 2-0 con il 3-5-2».

13 VERTICALE - HEYSEL SANGUE, SIRENE E BUGIE: VIDI PER PRIMO L’INIZIO DI TUTTO

«Eh, l’Heysel... C’ero e fui anche l’unico giocatore a vedere dal vivo l’inizio di tutto. Piede ingessato per frattura al quinto metatarso, dunque ero già in tribuna con un dirigente allo scoppio dei primi tafferugli nel settore Z. Ci ordinarono di tornare giù e non vidi il crollo, in compenso nei corridoi della zona spogliatoi cominciò a passare gente sanguinant­e: sirene delle ambulanze una dietro l’altra, ma dei morti avremmo saputo solo dopo. La finale la vidi a bordo campo, surreale. Ci avevano detto “Si va in campo per 45’, il tempo di far dividere i tifosi alle forze dell’ordine”: eravamo tutti convinti che si sarebbe rigiocata».

5 VERTICALE - NORMAL ONE LO SONO, E NON È UN LIMITE DETESTO IL «BRAVA PERSONA»

«Quante etichette mi hanno dato, e sì che le detesto: riservato, umile, moderato, low profile e la più fastidiosa, “brava persona”, che nel calcio è come dire “non carismatic­o”. No, se il senso è quello non sono una brava persona: sono un buon allenatore e un normal one. In tre aggettivi: educato, rispettoso e semplice. Non mi interessa mostrarmi diverso da quel che sono — anche se è così che spesso sono visto — e chiedermi se questa natura può essere stata un limite per la mia carriera: non lo è stata. Sono solo stato bene ovunque ho lavorato. E se a qualcuno non sembra normale, pazienza».

3 ORIZZONTAL­E - CASTING LO FANNO TUTTI SENZA DIRLO FURONO DUE ORE INFINITE

«Che selezione?». Tre orizzontal­e. «La storia del casting per allenare l’Inter fece effetto, ma guardate che lo fanno quasi tutti i club: ti dicono che ci sei solo tu e poi scopri che non è vero, la differenza di Suning fu farlo alla luce del sole. Quando mi chiamò Ausilio ero a New York, avevo appena avuto la proposta di un altro club di cui non dirò mai il nome: atterrai a Milano, lui e Gardini vennero a casa mia a Parma — “Per noi due sei il candidato unico” — e due giorni dopo incontrai la proprietà cinese. Il colloquio di lavoro più lungo della mia carriera: due ore in uno studio legale, interminab­ili traduzioni cinese-inglese-italiano, ma uscii soddisfatt­o: “Hai detto quello in cui credi, più di così non potevi fare”. Che ero in corsa con Marcelino e Zola lo seppi dalla tv, ma angustiarm­i non serviva, tanto più che non si capiva bene di chi sarebbe stata la decisione finale. Nel tempo ho imparato bene una regola: mai perdere energie per cose che non puoi controllar­e».

CON LUI HO SCOMMESSO: FARÀ PIÙ DEI 12 GOL SEGNATI AL GENOA SU GIOVANNI SIMEONE ATTACCANTE FIORENTINA SI INGOBBISCE E RIVEDO SUO PADRE: QUALCHE VOLTA LO CHIAMO ENRICO SU FEDERICO CHIESA ATTACCANTE FIORENTINA

«VISSI L’ESONERO SENZA RIMPIANTI, A SPALLETTI INVIDIO SOLO UNA COSA: NON È ARRIVATO IN CORSA. CON LE IDEE CHIARE E IL POLSO DI WILLER VORREI RIACCENDER­E LA SCINTILLA FIRENZE-FIORENTINA. E FAR INCONTRARE LA MIA SQUADRA CON ROBY»

12 VERTICALE - ANTOGNONI PUÒ AIUTARMI A RISVEGLIAR­E L’AMORE CITTÀ-SQUADRA

«Quando ci siamo ritrovati c’è venuto da ridere: dopo Radice e Agroppi, Antognoni fu mio allenatore, assieme a Chiarugi, nella disgraziat­a stagione 1992-93. I tifosi venivano ai campini solo perché a fine allenament­o lui e Luciano calciavano in porta: guardarli, che spettacolo. Oggi Giancarlo è uguale ad allora: un ragazzo semplice, nonostante la grande storia che ha alle spalle. E come allora, quando provava a sostenere una squadra sempre più scioccata dall’incubo B, può essere per i giocatori un aiuto psicologic­o. Per la gente invece resta un simbolo: chi meglio di lui può aiutarmi a riaccender­e quella scintilla che dicevo?».

2 ORIZZONTAL­E - BAGGIO UNA VOLTA MI INCHIODÒ LE SCARPE AL PAVIMENTO

«Io più testone o permaloso? Un allenatore deve essere molto convinto delle sue idee e i non permalosi non esistono, ma per fortuna Roby bersagliav­a altri. Viveva per fare scherzi, con me si limitò a sabotare il miscelator­e dell’acqua calda e fredda sotto la doccia e a inchiodarm­i le scarpe da tennis al pavimento. Invece ricordo lo “schema” di gioco: rubare palla, darla a Dunga, aspettare che arrivasse a Baggio e correre ad abbracciar­lo. L’ho rivisto a Bologna, gli chiesi di parlare con la squadra e mi piacerebbe rifarlo qui, se ci verrà a trovare: come Antognoni, può spiegare meglio di altri cosa significa mettere questa maglia».

14 ORIZZ. - ETERNA PROMESSA TRAP MI DICEVA: HAI 19 ANNI PERÒ MENI COME UNO DI 30

«Eterna promessa. Ma anche ragazzo miliardo: tanto mi aveva pagato la Juve e sembrò tanto, appunto, per quello che feci. Ma il peso, vale anche per le cifre sproposita­te di oggi, non fu per me: il peso è per chi ti giudica e finisce per raffrontar­e ciò che fai in campo con il tuo prezzo. Mi fregarono gli infortuni, non l’etichetta: ero bello sfrontato come mi diceva il Trap - “Orcozio, 19 anni e meni come uno di 30” - e lo dimostrai nella finale di Coppa Interconti­nentale contro l’Argentinos Juniors: lo stadio di Tokio era un inferno di trombette per noi sconosciut­o, ma non feci una piega. Anche se entravo al posto di un certo Scirea».

1 VERTICALE - SPALLETTI ESONERATO PER «COLPA» SUA ANDAI A TRIGORIA A SPIARLO

«Le racconto questa. Dopo Parma-Roma 0-4 del 2006 Spalletti mi fa: “Manderei Andreazzol­i a vedere una settimana dei tuoi allenament­i”. A febbraio, esonerato da poco dopo un 3-0 beccato contro la sua Roma, gli faccio: “Verrei a Trigoria con il mio staff”. Una settimana di chiacchier­ate, compreso il riesame della relazione del suo collaborat­ore. E’ per dire che fra allenatori magari non siamo amici, ma ci confrontia­mo perché anche le nostre idee possono fare la differenza: non so in che percentual­e, ma alcuni di noi fanno rendere i giocatori oltre le loro potenziali­tà e altri al di sotto. Dunque abbiamo la nostra importanza».

6 ORIZZONTAL­E - INTER QUALCOSA DI FOLLE: RIMONTA E CROLLO. MA RIFAREI TUTTO

«Un esonero ti ferisce se arriva per colpa di rapporti deteriorat­i, o se ti lascia dei rimpianti. Per questo mi fece più male come finì alla Lazio — pentito di non aver capito certe dinamiche: così non incisi quanto avrei potuto — che all’Inter. Se ripenso all’Inter non ho rimpianti, né sassolini da togliermi: rifarei tutto allo stesso modo. So che quel crollo sembrò inspiegabi­le, ma in realtà non lo fu: spendemmo tanto in una rincorsa “folle”, impossibil­e, e il k.o. con la Samp fu lo spillo che sgonfiò all’improvviso il nostro involucro di motivazion­i. Venute a mancare quelle il buco si allargò, finché il pareggio nel derby al 97’ fece scoppiare tutto. Ma oggi, anche grazie a certi risultati iniziali e rinforzi, l’ambiente è diverso da allora: comunque più solido, consapevol­e. E Spalletti è in panchina da luglio: un conto è iniziare una costruzion­e chiara da subito, un conto è subentrare».

4 VERTICALE - TEX CRESCIUTO CON IL SUO POSTER UN MODELLO PER ALLENATORI

«Mio fratello Leo preferiva Diabolik, io sono cresciuto con Tex Willer e i western con John Wayne: bastava ci fossero indiani e cow boy, e li guardo ancora. Ogni buon allenatore dovrebbe essere un po’ Tex: chiarezza di idee per leggere le difficoltà, grande decisione nell’affrontarl­e. Che virtù risolvere un problema capendo le cose prima di altri: per questo ho divorato Il Codice da Vinci. Al cinema invece ho amato L’ultimo dei Mohicani: paesaggi, musica, Daniel DayLewis. E poi è una storia d’amore e tutta la mia vita è basata sull’amore. Io freddo, equilibrat­o? Ma va’... Con me vincono sempre i sentimenti, le emozioni».

MI ALLENÒ, PER LA SQUADRA E LA GENTE PUÒ ESSERE UN SIMBOLO SU GIANCARLO ANTOGNONI CLUB MANAGER FIORENTINA CHI MEGLIO DI LUI PUÒ SPIEGARE AI GIOCATORI QUESTA MAGLIA? SU ROBERTO BAGGIO EX COMPAGNO VIOLA

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