Immobile alle stelle: quattro gol
1Apre un capolavoro di Luis Alberto. La Spal fa possesso palla ma paga i contropiede del «pokerista» dei biancocelesti, ora quarti
La Lazio ne fa 5 alla Spal, sorpassa i cugini ed è 4a. Pazzesco Ciro: a quota 20 torna capocannoniere
Un lampo di Luis Alberto e quattro tuoni di Immobile, che inaugura l’anno come aveva attraversato il vecchio: segnando in tutti in modi. La Lazio è un temporale che passa su Ferrara scatenandosi con la forza del secondo attacco del campionato (ma a un solo gol dalla Juve e con una partita da recuperare), la tracotanza del suo re del gol (Ciro ha scavalcato Icardi a quota 20) e la padronanza della squadra del suo tecnico. Che cambia l’ordine dei fattori — dentro Basta e Lukaku e nessun contraccolpo, anche se la Spal prometteva insidie sugli esterni — senza modificare il prodotto del 3-5-1-1 che l’ha fatta volare finora. E Luis Alberto, straconfermato nonostante la scalpitante concorrenza di Felipe Anderson, è tornato un inno alla bellezza non solo per l’1-0 meraviglioso. Anzi, a partita in tasca, il tecnico ha potuto (ri)verificare altre soluzioni — Parolo centrale, Lulic e Luis Alberto mezzali — ma soprattutto fare ulteriori prove di coesistenza fra i due piedi buoni: un possibile straordinario valore aggiunto, soprattutto per certe partite «chiuse». E un annuncio di dolori per le concorrenti nella corsa alla Champions League.
KILLER Per la terza volta in 19 gare la Lazio ha segnato cinque o più gol: quattro in 45’, alla faccia del suo record di gol nella ripresa, quasi che volesse punire subito l’avversaria, unica assieme all’Inter a non averla fatta segnare nel girone di andata. Ma quella era stata un’altra Spal, e di conseguenza ieri è stata un’altra Lazio: il dato sul possesso palla a cui ha rinunciato è stato la certificazione della sua volontà/capacità di killeraggio in ripartenza. Grazie alla qualità di Luis Alberto e Milinkovic, ma soprattutto al miglior interprete della specialità della casa. Dopo il bijou, già dopo 5’, dello spagnolo (stop perfetto, finte, lavoro di suola, piazzato: tutto perfetto), Immobile si è preso la libertà gentilmente concessa per devastare l’intera retroguardia emiliana. In qualunque modo: uno scavetto su assist di prima di Luis Alberto, un’infilata ispirata da Milinkovic sgusciando alle spalle del suo guardiano, un colpo di testa e un diagonale da posizione un po’ defilata, quasi che il piede avesse calamitato la spizzata di Radu.
UNICO PECCATO Ma quella (molto) teorica padronanza del gioco della Spal è stata anche il segnale del suo atteggiamento. Quasi dieci metri di baricentro più alto rispetto agli inzaghiani: come dire, vi guardiamo negli occhi e ce la giochiamo. Pendendo tanto a destra, sulla fascia dove sono stati pensati e sono nati quattro dei sei gol del primo tempo, visto quanto e come hanno duellato, affondato e crossato Lazzari e Lukaku. Due facce della stessa
Spal, che infatti così ha rischiato di affogare ma ha pure sfiorato per due volte il 3-3 (salvataggio di De Vrij su Paloschi e rasoiata fuori di poco di Antenucci) e poi anche il 5-3 (palo di Viviani su punizione, chance per Felipe e Paloschi). E due facce della stessa avversaria, a sottolineare l’unica imperfezione della Lazio di ieri: in alcuni frangenti la fase difensiva, dopo tre gare di fila a porta chiusa. E pure di Inzaghi, che a Bastos ha preferito Wallace, primissimo colpevole di più momenti di «svarionamento».
OCCHIO ALLA B Ma come dire anche: tanto coraggio minato da tali errori individuali ha finito per rovinare gli accenni di buona organizzazione della Spal. Che nelle ultime sette partite ha subìto 16 gol e ieri, dopo quattro eccezioni di fila, è tornata a perdere in casa. Dove, a prescindere della forza della Lazio, è pericoloso concedersi latitanze simili, visto che i probabili scontri diretti per la salvezza saranno tutti in trasferta. Salvarsi con le fragilità di ieri sarà molto più difficile, per quanto il mercato potrà ridisegnare la squadra di Semplici.