Serial Winner
Hirscher non perdona «Ringrazio l’infortunio Ho tanta voglia di sci»
Suo lo slalom di Adelboden davanti a Matt e Kristoffersen «Non so come faccio, continuo a fare errori e a vincere»
Dice che quell’infortunio gli ha fatto bene. Che il non aver sciato per sette mesi di fila — escludendo il 17 agosto, quando si fratturò il malleolo della gamba sinistra — gli ha fatto ritrovare il gusto per il suo sport, il fuoco sacro della passione, la voglia di stare sulla neve. Marcel Hirscher sceglie queste parole per descrivere un momento di forma straordinario, così perfetto che viene da chiedersi se riuscirà a mantenerlo per un altro mese, per quando conterà davvero, per andare a caccia di quell’oro olimpico che ancora manca alla sua pesantissima bacheca. Per ora l’austriaco non vuole pensarci. Si gode la vittoria nello slalom di Adelboden — settimo centro stagionale, quattro tra i pali stretti e tre in gigante —, il 52° centro in Coppa del Mondo — i 54 di Hermann Maier sono ormai a portata di mano — e la seconda doppietta sulla Chuenisbaergli dopo quella del 2012. Dice che alla Corea penserà «dopo Wengen, Kitzbuehel, Schladming, Garmisch e Stoccolma» ma intanto dimostra una solidità che ha pochi paragoni. Ciò che colpisce è soprattutto la capacità di adattarsi a ogni situazione. Hirscher scia con la stessa determinazione e la stessa pulizia sul ghiaccio così come su una neve fradicia e salata come quella di ieri. Compie anche qualche errore — quello nel muro finale di ieri, meno evidente rispetto ai due commessi sabato in gigante, poteva costare caro — ma riesce comunque a mantenere la velocità.
STANCO DEL PODIO Intanto gli avversari crescono, si dannano, ma non riescono a raggiungerlo, e friggon o . Prendete Henrik Kristoffersen, ieri terzo a 16/100, dietro anche all’altro austriaco Michael Matt, secondo a 13/100 da Marcel. Nella prima manche non ha fatto errori, nella seconda ha commesso una piccola sbavatura prima del piano ma poi sul muro si è mosso come un gatto, ha spianato una pendenza assurda, ha danzato su una neve marcia, ormai sciolta. «Penso che quel tratto sia stato buono — spiega il norvegese —, ho recuperato su Marcel, ma non è bastato. Faccio fatica a essere felice di un podio dopo sei secondi e tre terzi posti». Hirscher è il primo a dirsi stupito di questa prodigiosa serie di vittorie. «Soprattutto delle ultime quattro — confessa l’austriaco —. Da Madonna di Campiglio in poi, ogni volta che mi sono girato verso il tabellone e ho visto la luce verde mi sono chiesto “Come è possibile?”. Ho commesso degli errori in tutte le gare, eppure ho sempre vinto. Stavolta comunque abbiamo combattuto tutti, la pioggia di inizio settimana è stata tanta e per gli organizzatori è stata una sfida enorme fare in modo che queste due gare si potessero disputare».
FIDUCIA Stefano Gross è sesto ma ha la faccia di chi ha preso una batosta. «Con un secondo e mezzo di distacco non può essere diversamente — dice il trentino —. Nella prima manche non ho sentito fiducia, nella seconda è andata meglio ma comunque non ho sciato come in allenamento. Forse è un problema di fiducia, mi serve ancora qualche gara. Chissà che a forza di prendere bastonate io mi dia una svegliata. Per come sono fatto io, se non sono tra i primi tre mi arrabbio». Manfred Moelgg, 9° dopo la prima manche, chiude 25° e con molti dubbi sugli sci. «Mi spiace parlarne, ma su questa neve i miei attrezzi faticano molto». Patrick Thaler dà un segnale in extremis. «Davvero credevo che Adelboden fosse l’ultima gara della carriera — racconta l’altoatesino, 40 anni a marzo —. Vorrà dire che chiuderò a Wengen. Io continuo a lottare. I Giochi? Sarà una scelta dei tecnici, Non credo che un 20° posto basti». Molto dipenderà dai risultati di Wengen, Kitzbuehel e Schladming. Dati per assegnati i posti di Gross e Moelgg, la Fisi vorrebbe privilegiare i giovani. Nessuno tra Sala, Liberatore e Bacher, però, quest’anno ha conquistato punti, cosa che invece hanno fatto Deville e Thaler. Razzoli è entrato in una voragine, perché il pettorale è sempre più alto — ieri aveva il 48 e ha preso 5” da Hirscher — e se a Wengen non farà il miracolo, a Kitzbuehel partirà col 70. «Almeno Sala e Bacher hanno dimostrato di saper sciare — commenta il capoallenatore azzurro Max Carca —, Liberatore invece non mi sembra pronto per questo livello. A Wengen daremo spazio a Tonetti, in modo che faccia manche vere in vista della combinata dei Giochi». Ma se nessuno batterà un colpo, ai Giochi il gigantista potrebbe gareggiare anche tra i pali stretti.
LA GARA Ghiaccio o neve rovinata, gigante o pali stretti, Marcel è imbattibile Italiani: Gross sesto, ma la squadra per i Giochi è ancora in alto mare