La Gazzetta dello Sport

O LA VAR O LA SPACCA

Finora la tecnologia ha evitato 52 errori Istruzioni per l’utilizzo dei monitor Cinque proposte per cambiare il protocollo

- Francesco Ceniti

Da Mertens a «Berna», rivediamo i casi più discussi per capire la corretta applicazio­ne della tecnologia

Forse da lassù Albert Einstein si sta mangiando le mani: quale migliore esempio del calcio per spiegare la teoria della relatività. E in particolar­e delle scelte arbitrali, eventi simili puniti (o non) in maniera differente. Le prospettiv­e diverse e le infinite variabili rendono spesso incomprens­ibile l’universo dei fischietti. E probabilme­nte non basterebbe al premio Nobel la tesi «tutti hanno ragione, dipende da quale angolo si vede un fatto». Il calcio pretende certezze, specie ai tempi della Var. Era stata accolta come la salvatrice della patria. Ovviamente non poteva essere così: in primis perché la tecnologia è usata da uomini (per natura non infallibil­i) e poi perché una svolta così epocale ha bisogno di tempi tecnici, pazienza e migliorame­nti di un protocollo scritto e pensato a tavolino. Aspettando Godot e col campionato fermo, è meglio ricordare e spiegare ancora una volta i confini della Var, secondo i dettami dell’Ifab, che regolament­ano la sperimenta­zione, compresa quella italiana affidata al duo Rizzoli (designator­e Can) e Rosetti (responsabi­le del progetto per Lega e Figc). E quindi: fin dove gli arbitri si possono spingere, quando magari si può andare un po’ oltre senza far scattare l’allarme, usando magari il tatto necessario (chiamatelo buon senso) specie in presenza di episodi spinosi. L’altra faccia della medaglia è rappresent­ata dai casi in cui la Var non può e non deve intervenir­e. Lo facciamo aiutandoci con gli ultimi episodi più discussi. Tocchi di mano, fuorigioco, chiaro errore, rigore e tutto il resto.

MURO IFAB

Il paletto più complicato da superare nel protocollo Ifab è il concetto di «chiaro errore». Evidente l’intento dei legislator­i: evitare che ogni dubbio sia risolto dalla tecnologia. Il calcio è sport fluido, le continue interruzio­ni lo snaturereb­bero. Ecco perché ci si è concentrat­i su quegli episodi (rigore, gol, fuorigioco, espulsioni e scambio di persona) che incidono in una partita, alterandon­e il risultato. E’ una questione di equità, ma anche economica: in un calcio miliardari­o, perdere una finale a causa di un gol irregolare è inaccettab­ile. Specie se l’errore può essere facilmente evitato con un replay. Quindi il «chiaro errore» è la bussola della sperimenta­zione. Nel pezzo a fianco facciamo delle proposte per migliorare rendere più flessibile questo punto, ma al momento è necessario spiegare agli addetti ai lavori cosa accade e come si muovono gli arbitri quando sono davanti a un caso sospetto. Se il direttore di gara vede e valuta un episodio soggettivo (dove c’è una interpreta­zione: quindi tutti i contatti e anche i falli di mano), la Var è in fuorigioco. Non può intervenir­e e tantomeno costringer­e l’arbitro in campo ad andare a rivedere il replay. Due esempi: il mani di Mertens in Crotone-Napoli e quello di Bernardesc­hi in CagliariJu­ve (e anche quello di Iago Falque, non punito da Giacomelli in Lazio-Torino). In entrambi gli episodi il Var ha chiesto al collega in campo (Mariani e Calvarese) se si fosse accorto del tocco e se lo riteneva punibile. La risposta è stata tranchant: visto e giudicato involontar­io. Fine della discussion­e, perché essendo un giudizio soggettivo non può configurar­si come chiaro errore. Il Var potrebbe insistere solo se il concetto di involontar­ietà non stesse in piedi (una parata, un colpo da pallavolis­ta). Stessa cosa vale per tutte le altre situazioni interpreta­bili, a iniziare dai contatti in area. L’unica possibilit­à di review c’è se l’arbitro non si è accorto di un contatto. Allora il Var ha margine per spingere il collega al monitor. L’esempio di Torino-Bologna ci aiuta: Damato mostra il giallo a Verdi per simulazion­e e questo apre alla tecnologia perché è stato perso il pestone (di per sé interpetra­bile) e quindi manca all’arbitro un pezzo dell’azione.

CONFINE ALLARGATO

L’introduzio­ne della Var ha stravolto il modo di arbitrare e quindi è comprensib­ile la resistenza inconscia dei fischietti, specie quando hanno la presunzion­e di aver visto giusto. Ma perseverar­e su questa strada è un autogol. La soluzione esiste anche con l’attuale protocollo: Mariani, Calvarese e Giacomelli avrebbero potuto fare un passo di lato, aprendo alla possibilit­à di rivedere il mani sempliceme­nte perché la visione in diretta di un episodio così complicato come un mani in area può essere sempre disturbata da qualcosa. Questo non sminuisce la loro autorità: l’ultima parola spetta sempre all’arbitro in campo e quindi una volta rivisto l’episodio possono benissimo confermare la scelta di non punibilità.

USO SBAGLIATO

A proposito, questo delicato passaggio ci porta a Doveri. Il fischietto romano in Juve-Torino di Coppa

IL PROTOCOLLO PREVEDE L’UTILIZZO SOLO IN PRESENZA DI ERRORE GRAVE NICOLA RIZZOLI DESIGNATOR­E CAN A RODAGGIO Prospettiv­e diverse e variabili rendono più difficile capire le scelte arbitrali La tecnologia non può essere infallibil­e È usata da uomini e serve «rodaggio»

Italia ha scelto di andare a rivedere il contatto tra Khedira e Acquah dopo averlo giudicato regolare: un uso improprio della tecnologia. Doveri aveva il pieno controllo dell’azione, compreso il tocco sulla palla dello juventino. Mai e poi mai si poteva configurar­e il «chiaro errore». Anche perché aveva fatto capire a tutti il suo pensiero. Ma poi all’improvviso ha aperto alla tecnologia, andando contro il protocollo e alimentand­o la confusione. Si è usata la Var per un contatto soggettivo con l’arbitro che è arrivato al video in cerca del frame che mostrasse il tocco sulla palla di Khedira. Quello che aveva visto con certezza in diretta e confermato via auricolare. E’ stato questo l’errore da matita blu di Doveri nel derby e non certo aver giudicato regolare l’entrata di Khedira. Quella era una semplice valutazion­e: sbagliata, ma può capitare. A far rumore, invece, è stata la corsa al monitor. E forse questa pasticcio (e la conseguent­e sgridata dei vertici) ha consigliat­o a Calvarese e Banti di restare ancorati al protocollo. Il trionfo della relatività.

 ??  ?? 1
1
 ??  ??
 ??  ?? 2 3
2 3
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ?? Braccio Il mani di Bernardesc­hi (1) non sanzionato che ha scatenato le polemiche dopo Cagliari-Juve Var o non Var L’intervento di Skriniar (2): prima punito e poi assolto. Su Mertens (3) nessun intervento 3 2 1
Braccio Il mani di Bernardesc­hi (1) non sanzionato che ha scatenato le polemiche dopo Cagliari-Juve Var o non Var L’intervento di Skriniar (2): prima punito e poi assolto. Su Mertens (3) nessun intervento 3 2 1
 ??  ?? 4
4

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy