Occhio, c’è già un partito (anche di arbitri) anti-moviola in campo
Inutile girarci intorno: c’è un partito (anche numeroso) che tifa contro la Var. Vorrebbe affossarla e in queste settimane gongola per le polemiche italiane. Perché proprio la sperimentazione in A è l’ago della bilancia, quella che sposta gli equilibri. Un partito composto da ex giocatori, dirigenti, tecnici e anche arbitri. Sì, perché non tutti vedono di buon occhio questa «invasione» nella loro giurisdizione. C’è da capirlo: per decenni i fischietti sono stati degli uomini «soli al comando». La Fifa è consapevole di questo ostacolo, ma è confortata dai numeri che sono nettamente in favore della tecnologia. Non solo, anche Spagna, Inghilterra e Francia ne hanno richiesto l’uso per i loro tornei. Ma il partito anti tecnologia soffia sul vento delle polemiche. A marzo questa battaglia sotterranea vedrà la luce: l’Ifab deciderà se far giocare o meno il Mondiale in Russia con l’aiuto agli arbitri. A questo punto gli scenari sono due. Il primo prevede un bel passo indietro e una vittoria dei conservatori: confinare la Var in un recinto strettissimo, da usare (oltre al gol non gol) solo per casi clamorosi tipo la testata di Zidane a Materazzi oppure a una parata sulla linea. Un piccolo contentino che però lascerebbe le gare al vento delle sviste «normali» e persino di quelle «chiare»: sono numerose e spesso alterano il risultato. Basti pensare al fuorigioco, sempre più decisivo come ha dimostrato anche l’ultimo Mondiale per club dove in semifinale il Real Madrid è stato salvato dal possibile 2-0 contro l’Al Jazira proprio dalla tecnologia. Oppure c’è la seconda ipotesi, quella dove a «vincere» sono i riformatori che spingono per un calcio tecnologico con gli errori ridotti al minimo, ma nello stesso tempo proteggendo la risorsa umana (arbitro e assistenti). In questo caso sono necessari due passi in avanti, migliorando e armonizzando il protocollo e soprattutto occorre che si formi un nuovo arbitro. Che non guardi con sospetto alla «condivisione», vedendo al contrario nella tecnologia un prezioso alleato. E’ questo lo snodo decisivo, ma ci vorrà tempo perché accada. Ecco, in questa fase di transizione a fare la differenza sono gli uomini che stanno al comando della filiera. A partire dal designatore italiano Rizzoli per poi salire nei vari gradini Uefa e Fifa. Con la loro esperienza possono aiutare i fischietti più giovani e soprattutto far capire che indietro non si può più tornare. Il Mondiale con la Var potrebbe fare da spartiacque, come lo è stato per la Goal Line. Il percorso della Var è più complicato, ma molto più ambizioso. Un passo indietro oppure due avanti. A breve capiremo qual è la strada scelta dallo sport più popolare al mondo.