Okaka vuole ripartire «Il Toro e Mazzarri per me sono speciali»
12 L’ATTACCANTE DEL WATFORD
Il 3-0 del Watford sul Bristol City ha riportato la tranquillità nel club della famiglia Pozzo dopo il ko in casa del Manchester City e un periodo sicuramente non memorabile. La qualificazione al quarto turno di FA Cup vendica la sconfitta del 22 agosto 2017, quando proprio il Bristol City vinse 3-2 a Watford, eliminando la banda di Marco Silva in Coppa di Lega. Al gelo di un gennaio con temperature minime record in Gran Bretagna, nel match di sabato si è accomodato in panchina anche Stefano Okaka. Potrebbe essere la sua ultima apparizione nel foglio delle formazioni del Watford. Dopo mesi di buio, il centravanti italiano potrebbe rivedere la luce. Il mercato rappresenta una via d’uscita da una situazione strana: titolare e subito a segno nella prima gara di campionato, contro il Liverpool, ma dopo quel match, a sorpresa, è stato emarginato. E’ stato costretto ad allenarsi per qualche settimana con i giovani, poi è tornato nel gruppo, ma è sempre stato ai margini dei progetti dell’allenatore portoghese. In Inghilterra si è parlato anche di una possibilità Crystal Palace, ma la soluzione più praticabile e soprattutto più a cuore al giocatore è il Torino, dove ritroverebbe Walter Mazzarri, un allenatore con il quale si è creato un feeling particolare.
Una storia strana: segna al Liverpool, è uno dei migliori in campo, viene sostituito dopo 63 minuti e poi sparisce: che cosa è successo?
«Bella domanda. Anche io me lo sono chiesto diverse volte. Segno, gioco bene, mi inseriscono nella formazione della settimana e finisco fuori squadra».
Spiegazioni?
«Nessuna. Mi sono sempre allenato in modo serio, ho rispettato le regole. Quando dopo quattro mesi vissuti in disparte mi hanno detto di giocare contro il Leicester, nel Boxing Day, sono sceso in campo e ho dato il meglio di me stesso».
La soluzione?
«Facile: giocare. Ho 28 anni, sono nel cuore della carriera e non posso trascorrere altro tempo in questo limbo. Non sto vivendo una bella situazione. Credevo di averle viste tutte, ma una vicenda come questa mi mancava. Io chiedo di poter svolgere il mio lavoro, di tornare alla normalità. Ho parlato con Gino Pozzo e mi auguro che si possa risolvere tutto in piena armonia».
La soluzione potrebbe essere il Torino.
«Il Torino è una grande squadra, con una storia leggendaria che rende questo club particolare. Mi hanno detto che la maglia del Torino trasmette uniche». sensazioni
La presenza di Mazzarri rafforza questa pista.
«Con Mazzarri mi sono sempre trovato bene perché è leale. Ti dice le cose in faccia e io apprezzo le persone come lui. Sull’allenatore penso ci sia davvero poco da discutere. Anche in Inghilterra ha dimostrato di essere bravo».
Come ha vissuto l’eliminazione dell’Italia dal Mondiale?
«E’ stato un dispiacere enorme, perché mi sento profondamente italiano, ma bisogna affrontare la realtà, senza piangerci addosso. Il sistema deve interrogarsi sulle ragioni che hanno portato alla nostra eliminazione. Penso che la Svezia abbia meritato di andarci e l’Italia no. Chiediamoci il perché di tutto questo. Ora c’è un’occasione formidabile: quella di far ripartire il movimento, correggendo gli errori del passato».
La sua opinione sulla candidatura di Damiano Tommasi alla presidenza della Federcalcio?
«Sarebbe la scelta migliore: il calcio a chi lo ha praticato e lo conosce profondamente. I valori umani di Tommasi sono un valore aggiunto. Conosco bene Damiano. E’ una persona splendida».
Come ha vissuto Roma-Genoa e l’addio al calcio di Francesco Totti?
«Ho visto la partita in televisione, a Milano, con tutta la mia famiglia. E’ stato un momento di grandissima emozione. Francesco è una persona alla quale io sarò sempre legato. L’ambiente Roma è stato fondamentale per la mia vita. Bruno Conti e Alberto De Rossi mi hanno permesso di diventare calciatore. Anche la mia famiglia sarà sempre riconoscente alla Roma».
Il 14 dicembre 2017 la Gazzetta ha assegnato il primo premio in Gran Bretagna a Jermain Defoe. Lei era presente: che impatto ha avuto con Defoe?
«Ho apprezzato moltissimo la sua capacità di non aver perso contatto con la realtà. Il calcio può darti alla testa. Si tende a dimenticare chi sei e da dove vieni. Defoe ha dato una grande lezione a tutto l’ambiente, con il suo rapporto con il bambino Bradley Lowery».
Il Manchester City di Guardiola sta dominando in lungo e largo.
«E’ il suo anno. Si vede da tante cose, non solo dalla bellezza del gioco. Segnano con il sorriso. Si divertono. Si intuisce che c’è una chimica particolare».
Il calciatore inglese preferito?
«Rashford. Ha un talento straordinario».
NON HO ALCUNA SPIEGAZIONE PER LA MIA COSTANTE ESCLUSIONE SULLA SUA SITUAZIONE NEL CLUB INGLESE CON MAZZARRI MI SONO TROVATO BENE PERCHE’ E’ MOLTO LEALE SUL TECNICO CHE HA AVUTO IN PREMIER LEAGUE