La Gazzetta dello Sport

SUAREZ SU ANGELILLO «UN TOTTI ANNI ’60»

- CECERE

Dei tre angeli dalla faccia sporca che fecero faville con l’Argentina alla coppa America 1957 meritandos­i un immediato ingaggio in Italia, il Paese dei nonni, ne è rimasto solo uno: Humberto Maschio. Ed è facile comprender­e con quanta commozione, laggiù ad Avellaneda, il vecchio centrocamp­ista offensivo di Bologna, Atalanta, Inter e Fiorentina abbia appreso della scomparsa di Antonio Valentin Angelillo, che aveva diciannove anni quando il terzetto, completato dal geniale Omar Sivori, fece sfracelli nel torneo sudamerica­no, realizzand­o rispettiva­mente 9, 8 e 3 gol. Una marcia trionfale che vide la Seleccion dare otto reti alla Colombia, tre all’Ecuador, quattro all’Uruguay, sei al Cile e tre al Brasile. Immaginabi­le una marcia simile, oggi?

MORATTI Nonostante sessant’anni fa non ci fossero internet e le tv a divulgare le gesta pallonare, l’eco di quel trionfo lontano indusse i nostri presidenti più in vista a scatenarsi sui protagonis­ti del torneo. Che, secondo un’accreditat­a versione, il massaggiat­ore della Seleccion aveva ribattezza­to «angeli dalla faccia sporca» per via del fatto che gli avversari menandoli li facevano rotolare nel fango e lui, il massaggiat­ore, dopo le caviglie doveva ripulire dallo sporco i loro bei lineamenti. Secondo un’altra versione, l’etichetta appioppata ai tre giovanotti era stata ispirata da un film poliziesco che aveva fatto epoca. In ogni caso, Angelillo si ritrovò a Milano conquistat­o dalla proposta di Angelo Moratti mentre Sivori venne ingaggiato dagli Agnelli e Maschio finì a Bologna.

RENITENTI

Il trio, espatriand­o, aveva dribblato la leva militare, ergo la federcalci­o locale li depennò dalla lista dei convocabil­i: non vestiranno più la maglia albicelest­e. Così nel 1961 la nostra federcalci­o li inserisce tra i papabili alla maglia azzurra: in fondo appartenev­ano a famiglie italiane emigrate. Ma nessuno dei tre verrà utilizzato molto dai nostri tecnici. Maschio alla seconda e ultima presenza venne steso da un pugno al mondiale cileno nella truculenta sfida-truffa contro i padroni di casa. Anche Antonio Valentin Angelillo giocherà appena due partite (1 gol). E tornerà in Argentina, da turista, soltanto a metà degli anni Settanta. Maschio e Sivori invece lo faranno al termine della loro esperienza italiana, da neo allenatori.

IL RECORD

Angelo Moratti era un estimatore di Angelillo e non lo avrebbe mai ceduto. Da attaccante aveva segnato 16 gol alla prima stagione milanese e nella seconda ben 33 in 34 giornate del campionato a diciotto squadre. Record mai eguagliato. Senonché con l’avvento in panchina del Mago Herrera la parabola di Angelillo comincia a dirigersi verso terra. Sfruttando abilmente i pettegolez­zi dei giornali rosa sul legame amoroso nato tra il popolare attaccante nerazzurro e l’affascinan­te ballerina Ilya Lopez (nome d’arte), Herrera spinge per la cessione di Angelillo. Si fa avanti la Roma alla quale Moratti impone il divieto di rivendita al Milan o alla Juve del suo cannoniere. All’Inter arriva Luisito Suarez.

COME DI STEFANO

«Mi incrociai con Antonio, facemmo due o tre amichevoli poi lui partì per Roma» ricorda un commosso Suarez. «Era un calciatore completo, un campione. Poteva interpreta­re qualsiasi ruolo di costruzion­e, da centravant­i amava arrivare in area manovrando. La critica lo aveva paragonato a Di Stefano, cioè a uno che sapeva fare tutto benissimo. Per dare un’idea ai giovani lo si potrebbe accostare a Francesco Totti, cioè un attaccante che sa anche suggerire, sfornare assist».

A ROMA

Nella Roma, 4o stagioni, Valentin fa molto bene. Vince la Coppa delle Fiere e la prima Coppa Italia della storia gialloross­a. Lo prende il Milan, due volte, in mezzo c’è il Lecco. Poi va al Genoa, in B, e chiude all’Angelana dove comincia la carriera di allenatore. Un percorso meno esaltante con tante tappe in provincia (fa molto bene ad Arezzo, dove sceglie di vivere) e la soddisfazi­one di un torneo in serie A con l’Avellino dove ha in squadra fra gli altri giovani destinati a esplodere come Nando De Napoli (Napoli), Angelo Alessio (Juve) e Angelo Colombo (Milan), più il tandem offensivo sudamerica­no Diaz-Barbadillo. Si toglierà lo sfizio di infliggere l’unico stop esterno al Verona campione d’Italia. Massimo Moratti lo richiama all’Inter come osservator­e di fiducia. L’ultimo incarico nel calcio prima della malattia che ce lo ha portato via.

UN ATTACCANTE COMPLETO CHE CON SIVORI E MASCHIO ESPLOSE ALLA COPPA AMERICA 1957 CONQUISTAN­DO MORATTI

Massimo Moratti e tutta la sua famiglia con infinita tristezza e nostalgia ricordano l’ineguaglia­bile campione e grande amico Antonio Valentin Angelillo - Milano, 7 gennaio 2018.

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KEYSTONE Antonio Valentin Angelillo era nato a Buenos Aires il 5 settembre 1937 e si è spento a Siena, in ospedale, lo scorso 5 gennaio. Il nonno era emigrato in Argentina da Rapone, provincia di Potenza. Da giocatore ha vestito le maglie di Racing, Boca...
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GLI ANGELI DALLA FACCIA SPORCA Maschio, Angelillo e Sivori con l’Argentina ILNAPOLETA­NO.ORG
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LA RELAZIONE Antonio Valentin Angelillo insieme con Ilya Lopez

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