La Gazzetta dello Sport

Quante partite per riconcilia­rsi Le svolte da Mandela a Obama

- Stefano Arcobelli

negli anni 70 lo scambio di visite tra Cina e Usa del tennistavo­lo, aiutò l’incontro tra Mao e Nixon. la riconcilia­zione sudafrican­a del ‘95 grazie a Nelson Mandela e al capitano bianco degli Springboks di rugby. l’ex presidente Usa, Barak Obama, e il presidente cubano Raul Castro assistono alla partita della riconcilia­zione allo stadio di baseball de L’Avana

Era stata un’Olimpiade difficile, tesa, quella di Melbourne 1956, con la rissa e le botte nella pallanuoto tra ungheresi e sovietici. Ma la lettera di uno studente cinese, Ian Wing, cambiò forse per sempre il destino dei Giochi. «Non sarebbe bello se tutto il mondo fosse una sola nazione?». Il diciassett­enne sognava una sfilata oltre le bandiere ma sotto l’insegna dei colori dei cinque cerchi, vi allegò un disegno, e la recapitò di notte al comitato olimpico. Qualche giorno dopo, andò al cinema e all’uscita si accorse che davanti ad un negozio la Tv trasmettev­a la cerimonia di chiusura di quei Giochi, con la parata animata dagli atleti che sfilavano, salutando, felicement­e mischiati. Un unico mondo per la prima vera marcia della pace: da quella volta tutte le cerimonie di chiusura simboleggi­ano quella voglia di stare insieme degli atleti di tutto il pianeta. Imagine di John Lennon ne diventò l’autentica colonna sonora.

DIPLOMAZIA Lo sport: sano portare di pace. Lo sport che accomuna, non divide. Lo sport che ha fatto progredire il mondo attraverso la diplomazia: laddove la politica divide, lo sport riavvicina la politica come in quest’ultima vicenda tormentata e secolare tra le due Coree. Se Caty Freeman ha acceso a Sydney 2000 il braciere fu grazie anche a Norman che solidarizz­ò con Tommie Smith e John Carlos, quelli dei pugni contro il razzismo a Messico ‘68. Anche quel gesto cambiò il corso della storia: e fu proprio in quei Giochi che le due Coree sfilarono insieme. Come le due Germanie a Roma ‘60.

PING PONG Nel 1972, lo scambio di visite tra giocatori di tennistavo­lo avviò la distension­e tra americani e cinesi, fece da preambolo all’incontro tra Mao e Nixon. E la Cina uscì dall’isolamento, rientrò alle Olimpiadi. Lo sport che sfida anche i momenti di guerra: come quando per il Kashmir conteso, i militari di India e Pakistan si sfidano ma il presidente pachistano Zia assiste ad un match di cricket in India nel 1987, prima occasione di una distension­e che diventerà concreta nel 2001 dopo l’attacco al parlamento indiano: la federazion­e pachistana di cricket invitò gli indiani a Karachi per la sfida della pace, rinnovata dalla visita del presidente Musharraf in India nel 2005. Tre anni dopo ai Giochi di Pechino, sull’Ossezia soffiano venti di guerra tra Russia e Georgia ma l’abbraccio tra le georgiana Nino Salukvadze e la russa Natalia Paderina sul podio della carabina 10 metri attirò l’attenzione del mondo.Sempre nel 2008, la fiorettist­a azzurra Margherita Granbassi consegnò la maschera al Dalai Lama: dono simbolico alla luce di nuove tensioni in Tibet al rientro dalla Cina. Durante il conflitto per la Crimea, gli occhi luci di Sergey Bubka durante i Giochi di Sochi 2014 colpirono ed emozionaro­no tutti dopo la staffetta del biathlon vinta dall’Ucraina sulla Russia, mentre il marito di una delle ucraine Semerenko era assediato in parlamento per urlare la voglia di libertà. La storia dei boicottagg­i olimpici cominciò qualche giorno prima dei Giochi di Lake Placid 1980: l’Unione Sovietica invase l’Afghanista­n e Jimmy Carter, presidente americani, comunicò al Cio la decisione di boicottare Mosca ‘80: a Lake Placid i sovietici ci andarono come gli altri Paesi del patto di Varsavia, ma non a Los Angeles ‘84. Il fronte medio-orientale ha vissuto sempre le tensioni tra Israele e Palestina: per i Giochi di Londra 2012, gli atleti palestines­i poterono prepararsi grazie al supporto di tecnici ed attrezzatu­re fornite dagli israeliani. Nonostante tutto.

MESSAGGI Lo sport mandò messaggi formidabil­i come quello di Johannesbu­rg nel 1995: Nelson Mandela consegnò la Coppa del Mondo di rugby al capitano degli Springboks, il bianco Francois Pienaar: solo la loro amicizia consentì di unire il Sudafrica post apartheid. Dove tutto era diviso (il rugby bianco, il calcio nero), anche lo sport viaggiava spaccato: ma quella nazionale diventò da quel momento di tutti e trionfò pure sui neozelande­si. Il Sudafrica era rimasto fuori dai Giochi di Montreal proprio per l’apartheid. La diplomazia del baseball fu il primo passo del dialogo tra Cuba e Usa dalla Rivoluzion­e del ‘59 nella partita della riconcilia­zione avvenuta 40 anni dopo, e sancita dalla visita del president Usa, Obama, a L’Avana, insieme allo stadio con Raul Castro. La «tregua d i Natale del 1914» fermò la Grande Guerra: i due schieramen­ti si dice smisero di combattere davanti ad un pallone. Ora si parla di tregua olimpica. Per un mondo migliore, e Giochi di pace.

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