La Gazzetta dello Sport

STORY Livorno, gli amici Lui è sempre lo stesso Massi

Quando lo esoneravan­o in C ai trionfi Juve, ha mantenuto le stesse abitudini e l’amore per la sua città

- Alessandra Bocci

Massimilia­no Allegri in mezzo ai bambini della sua scuola calcio di Livorno, impegno a cui tiene molto il tecnico con la maglia del Livorno, con cui ha giocato dal 1985 al 1988

Elui com’è? Sempre uguale. Uguale a quando lo esoneravan­o in serie C, uguale a quando portava in alto il Sassuolo, uguale a quando finiva vituperato la sua esperienza al Milan. «Arrivederc­i a mai più», comparve su qualche account rossonero ufficiale, da qualche parte, non una bella pagina per il club. «Ma per piacere», dicono i suoi amici a Livorno. Hai voglia a ricordare che all’epoca aveva in squadra Ibrahimovi­c, che ha vinto tutti scudetti, mai giocando nel Chievo, fra parentesi. «Massi è il migliore». Ripassate altrove se avete voglia di «sì, vabbè, però». Per loro, Massimilia­no è il migliore. Punto, virgola, punto e virgola e anche due punti, come direbbe Totò.

MARE MARE Allegri ha le sue certezze, i suoi luoghi intoccabil­i. Gli scogli piatti, il ristorante Oscar, la baracchina di Adone, dove fa colazione a Livorno la mattina

e dove prendeva il gelato a Giorgio, il figlio piccolo, e poi il mare di Antignano. Non è un mare facile, di questi tempi. L’alluvione di settembre ha tirato giù tante cose, i Tre Ponti, a poche decine di metri dalla casa dell’allenatore della Juve, sono devastati, ma il panorama è lì, impagabile. Una certezza, come le piste di sci dell’Abetone: Allegri potrebbe andare a sciare ovunque, magari raggiunger­e sentieri imbattuti con l’elicottero, ma è tremendame­nte abitudinar­io. Schiodarlo, come direbbero i suoi amici, è complicato, e in fondo questi cardini fanno probabilme­nte parte del suo successo. Come il rapporto con gli amici di sempre, quelli che lo hanno supportato in momenti difficili. Amerigo. Mauro. Alessio. Luigi. Gente che scappa dalle telecamere come la peste.

INCONTRI A Livorno, Allegri ha preso il suo appartamen­to in una palazzina sul lungomare, ultimo piano, vaschetta sul tetto, piscina parrebbe eccessivo, ma bel colpo d’occhio. Non è poco per un ragazzo arrivato da Coteto, definito quartiere popolare, ma comunque non è un posto difficile. Non ci sono posti difficili a Livorno. Soltanto quartieri belli e meno belli. Diciamo che Allegri ha conquistat­o un upgrade, però adesso nessuno è invidioso. Allegri è figlio spigoloso di una città intrattabi­le. Sa come funziona e se qualcuno fa battute non si lamenta. Per dire: gli intimi hanno conosciuto l’ultima fidanzata, l’attrice Ambra Angiolini, in un modo carbonaro che forse è piaciuto anche a lei. «Bellina, è simpatica». Di più non si può dire per motivi assortiti, ma se un livornese dice che una è bellina e simpatica è già un successo. Chiunque diventi la compagna ufficiale di Massi, anche se è una celebrità, deve abituarsi: passare l’esame dei suoi amici devoti, quelli che lo seguono ovunque e hanno l’ultima parola, è fondamenta­le. Essere famose o meno non serve, conta farlo felice. Gli amici sono lì, custodi di un tempio laico in un modo un po’ burlone. Perché Livorno non ha mai regalato niente ad Allegri, figlio strano, guardato per tanti anni con un po’ di diffidenza. Non è la solita logica del nessuno profeta in patria: è qualcosa di più, dipende dagli anni al Milan di Berlusconi e chissà cos’altro. Ma poi Allegri ha trapiantat­o anche il se stesso calcistico a Livorno con una scuola calcio, ha messo la faccia in tante iniziative e anche i livornesi più scettici si sono dovuti ricredere: «Boia, allena la Juve di Agnelli ma è bravo». Si garantisce che a Livorno, città aguzza e strana, ottenere di più è praticamen­te impossibil­e.

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