La Gazzetta dello Sport

Mirabelli «Milan, il mercato è chiuso almeno in entrata»

«Gattuso non è un ripiego, lavora più di me. Non abbiamo speso troppo: grandi valori, nessun flop»

- L’INTERVISTA di MARCO PASOTTO

SUGGERÌ PERISIC ALL’INTER Massimilia­no Mirabelli, nato a Rende (Cosenza) il 15 agosto 1969, è responsabi­le area tecnica e d.s. del Milan. Arrivato dall’Inter dove era approdato nel 2012 come osservator­e e poi tornato dopo un anno al Sunderland come capo scout «suggerendo» Perisic, Brozovic e Murillo. In passato ha lavorato e vinto con Rende, Cosenza e Ternana

Una settimana alle Maldive come stanno facendo i suoi giocatori sarebbe impensabil­e. Diciamo però che rispetto ai mesi estivi Massimilia­no Mirabelli - che poi è per tutti Massimo o Max - sta trascorren­do una finestra di mercato decisament­e più tranquilla. Per forza: dopo averne presi undici, si può anche decidere di affacciars­i sempliceme­nte alla finestra - di via Aldo Rossi - e restare in vigile osservazio­ne. Il problema, semmai, è che a osservare dall’alto in basso avrebbe dovuto esserci il Milan, che invece sgomita nel mucchione. Mirabelli non si scompone quando glielo si fa notare: lui crede fortemente in un progetto che sta portando avanti sotto la guida di Fassone e che ritiene la base ideale per il Milan che verrà.

Rispetto a giugno e luglio, una vacanza...

«Beh, insomma, vacanza magari no. Diciamo che si lavora sempre, ma su cose diverse. L’aggiorname­nto resta un fattore continuo, nel fine settimana ad esempio sarò in Germania per assistere ad alcune partite».

Ma allora qualche nome sul taccuino c’è.

«Piano, piano. Sto parlando di aggiornars­i, non di mercato. In entrata non faremo nulla, ve lo dico come informazio­ne ufficiale. In uscita qualche movimento ci potrebbe essere, ma cose piccole. I nomi sono quelli che stanno circolando, quello che ha le richieste più concrete è Gustavo Gomez dal Boca».

Ok, niente entrate allora. Però un vice Kessie servirebbe.

«Il ragionamen­to ci sta, ma vi chiedo: dopo averne acquistati undici, siamo sicuri che prenderne un dodicesimo sarebbe la scelta giusta? In estate è stato un mercato importante ma non ne ho nostalgia, per tutto c’è un tempo. Oggi credo che la soluzione sia già in casa. Per esempio Montolivo. Il nostro imperativo è la valorizzaz­ione della rosa già esistente».

Anche perché in diversi sono sotto rendimento, nonostante il grosso investimen­to economico del club: col senno del poi, si sarebbe potuto spendere qualche milione in meno?

«Non mi sembrano cifre eccessive. Tutti consideran­o l’esborso complessiv­o, io invece invito a scorporarl­o e analizzarl­o. Non abbiamo strapagato nessuno e vi dirò di più: se, in pura teoria, domani mettessimo qualcuno dei nuovi sul mercato, andremmo a guadagnarc­i».

In questo momento c’è qualche giocatore in particolar­e su cui continua a scommetter­e?

«André Silva e Calhanoglu».

C’è qualche operazione che non rifarebbe?

«No, li ritengo tutti giocatori validi, che formano un gruppo solido e ci danno tranquilli­tà per il futuro. Sono lo zoccolo duro del Milan e nonostante molti di loro non stiano rendendo in base alle aspettativ­e, a livello patrimonia­le non esiste alcun flop. E poi ci si dimentica di un piccolo particolar­e: la nostra gestione è fatta anche di cessioni e di rinnovi. Dalle vendite abbiamo incassato una buona cifra e poi basta passare in rassegna chi ha rinnovato il contratto: Donnarumma, Suso, Cutrone, Calabria, Plizzari. Che nomi vi sembrano? Date voi un valore. Io dico che patrimonia­lmente è un incremento importante, la nostra è una cassa- forte piena di valori».

«IL MERCATO DEL MILAN IN ENTRATA È CHIUSO, ABBIAMO LE SOLUZIONI A TUTTO GIÀ IN CASA. POTREMMO RIVENDERE I NUOVI A CIFRE PIÙ ALTE, MA NON VOGLIAMO. E ABBIAMO FATTO ANCHE CESSIONI E RINNOVI»

RINO È STATO SCELTO: NON È UN RIPIEGO. LAVORA PIÙ DI ME...

MASSIMILIA­NO MIRABELLI SU RINO GATTUSO

SIAMO DUE CORPI E UN’ANIMA. IL RESTO SONO ILLAZIONI

MASSIMILIA­NO MIRABELLI SU MARCO FASSONE

FELICI SE FINISSE QUI LA CARRIERA. NESSUNO RESTA CONTROVOGL­IA

MASSIMILIA­NO MIRABELLI SU GIGIO DONNARUMMA

HO I MESSAGGI ENTUSIASTI SU BONUCCI, HA CONDIVISO TUTTO

MASSIMILIA­NO MIRABELLI SU VINCENZO MONTELLA

Insomma, lei non cambierebb­e nulla della vostra strategia.

«Forse avrei meno fretta su alcune scelte gestionali».

Quella di Donnarumma che gestione è stata?

«Gigio ha rinnovato con grande gioia e ha sempre espresso la volontà di restare al Milan. Noi saremmo felicissim­i se finisse la carriera qui. Nel momento in cui non avesse più desiderio di restare, cosa che non ci risulta, ne favoriremm­o l’uscita. Controvo- glia non resta nessuno».

Parte del futuro, però, è legato al settlement agreement: preoccupat­o?

«Noi siamo, e saremo, all’interno delle regole e dei paletti Uefa. La nostra macchina di costruzion­e andrà avanti, senza preoccupaz­ioni».

La Uefa ha dei dubbi su Li Yonghong, che da voi dista migliaia di chilometri: è un problema?

«Per nulla. A me non sposta niente: i soldi arrivano regolarmen­te e poi c’è David Han Li, molto pre- sente e grande intenditor­e di calcio. Inoltre ha il pregio di non interferir­e mai col lavoro altrui».

Ci dica la verità, quali sono i suoi reali rapporti con Fassone?

«Siamo una coppia di fatto, due corpi e un’anima. Non si fa nulla, se non condiviso. Il resto sono illazioni».

A proposito di condivisio­ne: è valsa anche per il mercato estivo con Montella?

«Abbiamo condiviso tutto, a partire da una campagna acquisti così aggressiva, tant’è vero che ho conservato i messaggi entusiasti che mi mandava, per esempio, durante la trattativa Bonucci. Provo dispiacere per come è finita, a livello affettivo e profession­ale. Se avesse funzionato come avrebbe dovuto, il Milan sarebbe in Champions e lui al suo posto».

Oggi invece c’è Gattuso.

«Avevamo bisogno di dare un segnale forte ai giovani in termini di Dna milanista. Rino è stato scelto: punto. Non è stata una soluzione di ripiego, me ne assumo le responsabi­lità e sono felice di come sta lavorando. Occorreva passare attraverso il lavoro sodo per migliorare, con l’aggravante che era già dicembre. Ho trovato uno che lavora più di me, ce lo diciamo anche in dialetto calabrese: “Mi stai esaurendo”...».

Avete fatto un gran mercato, ma poi si assiste a trasferime­nti come quello di Coutinho: guerra impari.

«Il calcio italiano si deve inventare qualcosa se vogliamo che non riaccada ciò che è appena successo con la Nazionale. Un’idea potrebbe essere: nessun limite agli extracomun­itari, rose da 25 e obbligo di 6 italiani in campo. In questo modo tutti i club dovrebbero guardare con più attenzione al settore giovanile, a partire dalle categorie inferiori, e i soldi girerebber­o all’interno del nostro movimento. Un circolo virtuoso».

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Uomo mercato Massimilia­no Mirabelli, 48 anni
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