La Gazzetta dello Sport

NIENTE STIPENDI VICENZA, E’ LA FINE?

- Di NICOLA BINDA email: nbinda@gazzetta.it twitter: @NickBinda

Dunque anche il Vicenza, come il Modena a dicembre, rischia di finire anzitempo la sua stagione con l’esclusione dal campionato e il fallimento. Le cronache di queste ore (ne parliamo all’interno del giornale) raccontano di tentativi per salvare in extremis un club travolto dai debiti e reduce da un passaggio di proprietà molto discutibil­e. La vergogna però resta. Eccome.

Com’è possibile che, malgrado regole severissim­e per le iscrizioni ai campionati, succedano ancora queste cose? Carlo Tavecchio giurò: «Mai più un caso Parma». Le norme in effetti da allora sono state riviste e corrette, sono anche state rese più rigide, poi dalle maglie di chi deve controllar­e sono sfuggite situazioni roboanti come queste due. La Figc sapeva? Parliamo di Modena e Vicenza, piazze storiche, i cui guai non sono di certo iniziati ad agosto e che adesso rischiano di far terminare il girone B della Serie C senza retrocessi­oni. Pazzesco.

La mancata qualificaz­ione dell’Italia al Mondiale ha fatto saltare la Figc, ma anche questi crac in corsa sono sconfitte apocalitti­che. E non parliamo delle assurde norme per i ripescaggi, che hanno lasciato la Serie C monca e, dopo un’estate di ricorsi e tribunali, con gli organici definiti soltanto a settembre. Insomma, sono state cercate regole certe e invece ci si è complicati la vita, con un grave danno d’immagine davanti agli sportivi e con la regolarità dei campionati messa in forte discussion­e.

Basta, la nuova Figc dovrà avere più coraggio e non iscrivere società così. Modena e Vicenza sono la punta dell’iceberg, altri club non pagano stipendi e contributi, altri sono a rischio fallimento (e non solo in C). Non è serio fare campionati in queste condizioni. Sì, ci vuole coraggio, perché a certe piazze è doloroso rinunciare - e i loro stessi tifosi devono capire che rinascere si può, vedi proprio il Parma - ma in primis va garantita la regolarità delle competizio­ni.

Si cominciò a fare pulizia nel 1993, da allora ogni estate si sono viste parecchie esclusioni: dal Catania al Messina, dalla Triestina al Pisa, dalla Ternana al Perugia, dalla Salernitan­a al Venezia, dalla Spal al Como al Varese e ad altre grandi piazze, tutte (più o meno) risorte dai dilettanti. Bisogna tornare a fare così, per il bene del calcio. Bisogna pretendere garanzie più sostanzios­e per i casi più gravi, garanzie da poter escutere in fretta. Bisogna fare una riforma per avere meno club, ma più solidi. Bisogna dimostrare di essere più forti e coraggiosi. Proprio come quello che non è riuscito all’Italia di Ventura.

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