La Gazzetta dello Sport

MANCINI VOGLIO FARE IL C.T.

«Mi piacerebbe vincere un Mondiale o un Europeo. Il problema non sono i soldi. Abbiamo giovani bravi: Romagnoli, Pellegrini, Belotti. Ho rifondato l’Inter, Spalletti arriverà terzo»

- L’INTERVISTA di LUIGI GARLANDO ROMA

Uno dei pochi italiani che farà calcio in Russia nel 2018: Roberto Mancini, allenatore dello Zenit di San Pietroburg­o. «I russi sono rimasti male per l’eliminazio­ne dell’Italia, ma soprattutt­o ci prendono molto in giro». Forse è anche per questo che l’intervista a un certo punto si squarcia come un cielo di primavera e si apre un lago di azzurro. «Ho un sogno: vincere da c.t. ciò che non ho vinto da calciatore. Un Mondiale».

Mancini, non le mancherebb­e il lavoro quotidiano di campo, come lamentano tanti colleghi?

«È da 40 anni che lavoro in campo tutti i giorni, da calciatore e da allenatore. E poi sono giovane, posso ritornare in un club dopo la Nazionale…».

Ma se arrivasse il grande club?

«In grandi club ho lavorato e vinto. Allenare la Nazionale è bello. Sarebbe un onore, un orgoglio. E vincere un Europeo o un Mondiale ancora di più».

Ma li abbiamo i giocatori per vincere?

«I giovani bravi ci sono. Mi piacciono Belotti, Pellegrini, Roma- gnoli che può crescere ancora tanto. E ogni stagione ne vengono fuori altri. Gli italiani hanno qualcosa in più. C’è materiale per impostare un buon lavoro, dando magari una logica comune alle varie under, come succedeva quando le frequentav­o io».

Servirebbe prima un presidente federale. Idee?

«Mi piacerebbe vedere al lavoro ex giocatori, ma non per il solo fatto che lo siano stati. Solo quelli che hanno qualcosa da dare, con passione e carisma. E in posti proporzion­ati alle loro conoscenze e alle loro esperienze. Le bandiere non servono».

Nel bilancio previsiona­le della Figc sono stati stanziati 5 milioni per il nuovo c.t. Bastano?

«I soldi non sarebbero un problema. Ma precisiamo: stiamo parlando in libertà… Io ho un contratto con lo Zenit, che sta facendo bene».

Meno bene che a inizio stagione però.

«Abbiamo rifondato la squadra, siamo partiti benissimo e siamo andati in testa. Poi abbiamo pagato le coppe, fatichiamo a sostenere due partite in una settimana. Ma siamo secondi a 8 punti dalla Lokomotiv Mosca e possiamo risalire. Alla ripresa c’è subito Lokomotiv-Spartak. Possiamo accorciare e rilanciarc­i in classifica».

Ha risvegliat­o Kokorin.

«Avesse voluto, con i mezzi che ha, avrebbe potuto giocare in tutti i club d’Europa».

Come Perisic?

«No, Kokorin è fuoriclass­e vero. Perisic è devastante fisicament­e, gli manca continuità. L’ho preso io, lo so. Ma anche quando fa poco, fa tanto. Chi meglio di lui all’Inter?».

Dicono: l’Inter di Spalletti è crollata come l’ultima di Mancini.

«È diverso. Noi avevamo rifondato la squadra, ora la squadra ha due anni di esperienza in più e tanti di milioni investiti. Noi chiudemmo l’andata in testa pur avendo lacune evidenti. A quel punto servivano acquisti a gennaio per reggere il passo, in- vece si parlava solo di vendere. Un club come l’Inter non può ragionare solo per arrivare in Champions, deve progettare per vincere».

E in estate arrivarono Gabigol e Joao Mario, voluti da altri.

«Gabigol era giovane, sarebbe stato meglio darlo subito in prestito. Joao Mario era identico a Brozovic. A me serviva altro. Una punta rapida, capace di attaccate le difese chiuse. Ma a quel punto erano già stati spesi i soldi e non si capiva chi decideva. C’era confusione».

Su Kondogbia però lei c’ha messo il timbro.

«Infatti l’avrei tenuto. Aveva un carattere particolar­e, andava protetto. Ma era un talento, aveva qualità. Infatti a Valencia è sempre il migliore».

Ha lasciato partire Kovacic.

« Abbiamo avuto anche confronti duri tra noi. Gli dissi: “Rifiuta tutto ed esplodi qui!” Ci credevo. Ma arrivò il Real e c’era bisogno di soldi».

Cosa serve a Spalletti?

«Non ho visto spesso l’Inter. Forse una punta rapida alla Mertens, Salah: gente che segna, vicina a Icardi. Rafinha? Esperienza e qualità».

Ce la fa l’Inter ad arrivare in Champions?

«Io la vedo terza. Per me, anche così, è più forte di Roma e Lazio. Quest’estate comunque ha investito».

Quarto Di Francesco o Inzaghi?

«Roma più attrezzata, ma la Lazio ha qualità che sfrutta bene in trasferta. Sarà sprint».

Lei avrebbe tenuto fuori Nainggolan?

«Premessa: bisogna conoscere il contesto. Per come sono fatto io, l’avrei fatto giocare e punito dopo. Come facevano gli allenatori con me».

Vincerà ancora la Juve?

«Sì, è la più attrezzata e ha quella rabbia che gli viene dalla storia. Non impari a vincere in 5 minuti. Io ricordo che facce

CI SONO GIOVANI BRAVI: BELOTTI, PELLEGRINI, ROMAGNOLI

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Zar Mancio Roberto Mancini, 53 anni, ora è allo Zenit di San Pietroburg­o
 ??  ?? AL LAVORO COI BRIVIDI A San Pietroburg­o le temperatur­e sono spesso rigidissim­e e Mancini si difende così quando allena
AL LAVORO COI BRIVIDI A San Pietroburg­o le temperatur­e sono spesso rigidissim­e e Mancini si difende così quando allena
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