Talento di cristallo Ma ora insegue suo padre Mazinho
●Luis Enrique lo adorava, gli infortuni lo hanno frenato: figlio dell’ex Lecce e Fiorentina e fratello di Thiago, all’Inter può rilanciarsi e prendersi il Mondiale
Nel calcio moderno capita anche che un padre abbia un figlio che gioca con la Spagna e uno col Brasile. Bella scelta, in ogni caso. Che però resta quantomeno curiosa, soprattutto se il suddetto padre col Brasile ci ha vinto un Mondiale. Questa è la famiglia do Nascimento (Alcantara è il nome della mamma, ex giocatrice di pallavolo): il capostipite Mazinho e i figli Thiago e Rafinha. Il primo nato in Puglia, il secondo a San Paolo. Cresciuti a Vigo e formati calcisticamente alla Masia, Barcellona. Il più grande è al Bayern, l’altro ancora in Catalogna, ma con la valigia pronta: destinazione Inter.
SCELTE DIVERSE Mazinho ha sempre vissuto con una certa difficoltà questa storia della doppia nazionalità dei figli. Ha lasciato loro ampia libertà e Thiago sin dall’adolescenza si è messo la maglia della Roja tagliando con le proprie radici. Lo stesso ha fatto Rodrigo, l’attaccante del Valencia cugino dei due fratelli. Anche per lui origini brasiliane e nazionale spagnola. Rafinha ha fatto altre scelte: ha iniziato con le giovanili della Spagna e ha cambiato sponda passando al Brasile: «Che poi è sempre stato il mio sogno. E quello di mio padre » . Bisognerebbe dirlo a Thiago.
GINOCCHIO TRIBOLATO Rafinha ha vinto l’attesissimo oro olimpico nel 2016 e ha debuttato con la Seleçao. Il Mondiale del 2018 però sembra lontanissimo per lui: è fermo dal 2 aprile, 9 mesi abbondanti, complicati da un doppio intervento al ginocchio destro per un problema al menisco. Lo stesso ginocchio che nel settembre 2015 aveva fermato Rafinha per 6 mesi per la rottura del legamento crociato, con la riabilitazione completata nella palestra di boxe (sua grande passione) Templum di Barcellona, di cui è proprietario, agli ordini del campione Juli Giner.
STRADA PATERNA Era tornato bello forte ed era riuscito a farsi largo nell’overbooked 11 del Barça, giocando bene e segnando con frequenza. Il 2 aprile però il nuovo crack: è stato operato il 7 dello stesso mese e poi di nuovo il 1° ottobre perché l’articolazione non funzionava bene. Il 18 dicembre scorso ha ricevuto il via libera dai medici del Barça ma non è ancora tornato in campo. Rafinha vuole giocare, solo così può continuare a sognare il Mondiale che fu del padre. E per continuare a innaffiare la striminzita piantina della speranza ha la possibilità di ripercorrere la strada che fu di suo papà, che negli Anni 90 giocò al Lecce e alla Fiorentina.
POLIVALENTE Thiago, anche lui infortunato e senza data di rientro certa, era considerato il nuovo Xavi ma il fratello di Guardiola, suo agente, nel 2013 l’ha portato in Baviera. Rafinha, come col Brasile, anche con il Barcellona ha mostrato maggior fedeltà: è andato in prestito al Celta quando c’era Luis Enrique e ha fatto una grande stagione, poi ha sempre voluto trovare il suo spazio in blaugrana. Per farlo si è adattato: «Ho la fortuna di poter giocare in varie posizioni, anche se sono sempre stato un interno mi sento a mio agio tanto come estremo che come uomo di fascia».
«GIOCATORE SPECIALE» Luis Enrique lo usava principalmente come ricambio di Iniesta ma lo ha provato anche come terzino destro, « falso nueve», largo al posto di Neymar e persino come « pivote » : « Può rendere in varie posizioni, è un giocatore speciale, differente » , diceva Lucho che a un certo punto, poco prima che si facesse male, aveva cambiato il 4-3-3 con il 3-4-3, usando il brasiliano sulla destra nella linea di mezzo nel celebre 6-1 al Psg. Rafinha è uno che vede la porta, approfittando degli spazi creati dagli attaccanti, ma non ha problemi a dare una mano in copertura. Non ci sono dubbi sul fatto che una volta ritrovata la forma possa essere utile, o molto utile, all’Inter. Resta solo da vedere quanto ci metterà a tornare ai livelli della scorsa stagione.