Derby Inter-Milan tra litigi e disdette San Siro è un rebus
●Dopo le polemiche col sindaco, il caso «M-I Stadio» Presto un incontro tra i club, ma il futuro è nebuloso
San Siro, che portò i pani e i pesci a Gesù, rischia di vedere la moltiplicazione dei piani sul suo stadio. Inter e Milan continuano una specie di guerra fredda da impianto: non litigano ufficialmente, ma vivono un momento di tensione. E certo non vanno d’accordo. La notizia del giorno, di per sé di importanza secondaria, fa capire che il tema è delicato. «Milano Finanza» ieri mattina ha anticipato la decisione del Milan di rescindere i contratti con «M-I Stadio», la società di servizi che gestisce San Siro. La lettera è stata spedita il 15 dicembre e si può spiegare con la volontà dell’amministratore delegato Marco Fassone di riconsiderare i contratti firmati dalla precedente proprietà. In giornata si è saputo che anche l’Inter, conosciuta la decisione del Milan, il 29 dicembre ha comunicato la sua disdetta. Senza esagerare la portata della tensione, chi dice che l’Inter è infastidita dalla scelta rossone- ra non sbaglia. Tutto questo significa che i due club devono sedersi a un tavolo per parlare della gestione ordinaria entro sei mesi perché l’attuale accordo scadrà il 30 giugno 2018. Ecco il primo tema di discussione.
UN NUOVO STADIO Il secondo è più importante e si riassume in due domande. Chi giocherà a San Siro in futuro? E, in attesa di capire quale delle due squadre costruirà altrove uno stadio di proprietà, quanti lavori di ammodernamento si faranno a San Siro? Le parti in causa negli ultimi tempi hanno chiarito le loro posizioni. Il Milan vorrebbe avere uno stadio tutto per sé, possibilmente San Siro, altrimenti un nuovo impianto di proprietà. L’Inter invece vuole stare a San Siro, possibilmente da sola. Il Comune di Milano ha lavorato a una condivisione del Meazza, con ingressi separati, e ha fretta di trovare una soluzione per ammodernare lo stadio. Martedì Giuseppe Sala, sindaco di Milano, ha tirato il Milan per la giacca: «Il Milan pensa a un nuovo stadio, a un suo stadio – ha detto –. Stiamo dando loro del tempo, però alla fine qualcosa bisognerà fare. Abbiamo dato la disponibilità delle aree che reputiamo adatte, in particolare nella parte Sud-Est, quindi Rogoredo e Porto di Mare. Credo che al Milan servano 2-3 mesi di riflessioni. Poi bisogna arrivare a una sintesi». Il Milan non lo ha detto, ma non gradi- sce la zona proposta (e non ne ha ancora individuata una ideale). Soprattutto, non ha fretta, come ha fatto sapere al sindaco sul proprio sito: «Fermo restando che il Milan ritenga importante pensare per il proprio futuro di giocare in uno stadio di proprietà, quindi non in co-abitazione con altre squadre, la decisione non potrà che essere presa con i tempi adeguati, e con la piena condivisione di tutte le parti». Questo, al di là delle disdette sulla società di servizi, è un tema centrale.
I LAVORI L’Inter vorrebbe intervenire subito con lavori di ammodernamento, ritenendo San Siro uno stadio lontano dai migliori impianti europei. Il Milan, al contrario, non vuole correre. Un po’ perché il Milan ha ospitato la finale di Champions 2016, rispettando quindi gli standard Uefa, un po’ perché il club non vuole investire in uno stadio in cui forse tra qualche anno non giocherà. Siamo al rebus, anche perché nessuna delle due società sembra avere la disponibilità economica per iniziare con decisione la lunga strada per la costruzione di un nuovo impianto. Più probabile pensare che Inter e Milan continueranno a pagare al Comune l’affitto di San Siro: 4,5 milioni a testa a stagione, come da accordo che scadrà nel 2030.
E ADESSO? La tensione su «M-I Stadio», in confronto, è periferica. La società, con un cda composto da tre consiglieri di amministrazione nerazzurri e tre rossoneri, si occupa degli accordi per i concerti ospitati a San Siro, dei tour guidati, del museo e, più in generale, della gestione del Meazza. Inter e Milan, ragionevolmente, si rivedranno per ragionare su un nuovo punto di partenza. Possono trovare un accordo differente, che accontenti tutti, oppure affidarsi a una società esterna, come accade per altri impianti: una soluzione da non escludere che, forse, potrebbe portare a un San Siro più moderno, più vicino ai grandi impianti europei. Previsioni, difficili. Una, forse, si può fare: improbabile che arrivi una svolta decisiva entro due-tre mesi. Il più scontento rischia di essere Sala.
PROPOSTE DELLE AREE AL MILAN MA IN 2-3 MESI SERVE UNA SINTESI
GIUSEPPE SALA SINDACO DI MILANO
LA DECISIONE NON POTRÀ CHE ESSERE PRESA CON I TEMPI ADEGUATI
L’A.D. FASSONE E IL MILAN SUL SITO UFFICIALE