La Gazzetta dello Sport

Come ha fatto Bellomo a continuare per anni con i ricatti alle allieve?

●Contro il consiglier­e il sì alla «destituzio­ne» dalla magistratu­ra Accusato di minacce sulle borsiste, è indagato da due Procure

- di GIORGIO DELL’ARTI gda@vespina.com

Ieri l’adunanza generale del Consiglio di Stato ha dato quasi all’unanimità parere favorevole alla destituzio­ne del consiglier­e Francesco Bellomo. O meglio, per citare Enrico Mentana, a quel «gran porco» di Francesco Bellomo.

1 Gran porco? Lei non ha seguito la vicenda. Il barese Francesco Bellomo, magro, piacente, molto brillante a sentire chi lo ha conosciuto, dal 2005 è membro del Consiglio di Stato, massima espression­e della giustizia amministra­tiva, quello a cui ci si appella contro le decisione dei Tar, per intenderci. Parallelam­ente a questo incarico, Bellomo è stato direttore della scuola di formazione per magistrati in diritto amministra­tivo. È una scuola che si chiama “Diritto e scienza” e organizza corsi a Bari, Roma e Milano. Nel curriculum pubbli- cato sul sito della scuola, ora eliminato, scrive di sé: «È accreditat­o […] di un Q.I. = 188 (media umana = 100)»; si definisce «studioso delle discipline a carattere scientific­o, nel cui ambito ha conseguito titoli internazio­nali» e il suo grande risultato sarebbe l’applicazio­ne della «teoria della relatività generale nel diritto». Si tratta di «un metodo scientific­o di intendere la funzione della ragione nelle cose umane». Che il personaggi­o fosse particolar­e si sapeva da anni. E però «particolar­e » in che senso? Ecco quello che si vorrebbe capire a fronte delle accuse di almeno otto studentess­e della sua scuola, che hanno raccontato di aver subito una lunga e bizzarra serie di molestie. Un caso da cui, oltre alla imminente radiazione dalla magistratu­ra, sono scaturite anche due inchieste a Bari e a Piacenza.

2 Questo tizio molestava in che modo? Lo sa che cinque donne intellettu­ali francesi hanno pubblicato su Le Monde una lettera in cui si difende «la libertà di importuna- re, indispensa­bile per la libertà sessuale». Hanno sottoscrit­to in centinaia, compresa Catherine Deneuve.

Beh, qui c’è qualcosa di diverso. Gli studenti più meritevoli potevano ottenere una borsa di studio per la scuola di formazione (che costa circa tremila euro) e Bellomo, in quanto direttore, decideva a chi dare questa borsa. Sceglieva per lo più allieve. Quindi mostrava ai prescelti un contratto che avrebbero dovuto firmare e, a volte, chiedeva di superare alcune prove. Tra le condizioni contenute nel contratto: la scrittura di articoli per la rivista Diritto e Scienza, la partecipaz­ione a studi e convegni, ma anche un «galateo dell’abbigliame­nto» dettagliat­o che prevedeva minigonne «da 1/2 a 2/3 della lunghezza tra giro vita e ginocchio», trucco con «valorizzaz­ione di zigomi e sopraccigl­ia» tacco 8-12 «non a spillo». C’era anche una clausola su eventuali fidanzati. Le borsiste avrebbero dovuto assegnare un punteggio algoritmic­o al loro compagno e confrontar­lo con il punteggio asse- gnato da Bellomo. Se il punteggio era troppo basso, il ragazzo non era degno di stare con la borsista. Infine, «il borsista decade automatica­mente non appena contrae matrimonio». Si tratta di regole degne non di una scuola, ma di una setta. Scrive Bellomo a una sua studentess­a nel 2016: «Venerdì sera, quando entro in stanza, ti metti in ginocchio e mi dici: “Ti chiedo perdono, non lo farò mai più”. Non è il significat­o della sottomissi­one, ma della solennità. Come le forme rituali». Rosa Calvi, 28 anni, ha detto al Corriere della Sera che Bellomo, per ottenere la borsa di studio, le chiese di affrontare una serie di prove: «Andare in Ferrari con lui ad alta velocità oppure passeggiar­e in una via di locali e scegliere il migliore».

3 Il caso come è nato? Dalla denuncia, a fine 2016, del padre di una borsista che aveva avuto una relazione sentimenta­le con Bellomo. La giovane, dopo aver interrotto il rapporto, era diventata bersaglio di minacce e vessazioni da parte del magi- strato. Ha rivelato il padre: «Com’era successo anche ad altre, lui poi raccontava particolar­i intimi delle sue relazioni sulla rivista a disposizio­ne degli studenti. Peggio della gogna del web, perché poi i tuoi compagni sanno se hai dormito con questo o con quello, se sei stata brava, se il tuo fidanzato è un deficiente, ecc. La ragazza era obbligata al segreto. Sapeva che lui fa causa, e le vince tutte, e la sanzione in caso di rottura del segreto era di 100 mila euro». La poveretta è finita in uno stato di prostrazio­ne tale da dover essere ricoverata in ospedale.

4 Lui come si è difeso? « Giudicatem­i come uomo, non come magistrato. Ho svolto il mio lavoro in modo quasi perfetto per 25 anni, anche in zone complicate come la Sicilia, non posso essere destituito per il dress code». Così qualche tempo fa al Corriere del

la Sera. D’altra parte, come avrà capito, Bellomo si considera una mente superiore: «Tutti i geni, anche Einstein, si sono dovuti difendere dagli attacchi di chi non ne conosceva le idee», ha detto. Inoltre, ha sottolinea­to che il suo «metodo scientific­o» ha prodotto la più alta quota di vincitori dei concorsi rispetto alle altre scuole. Una media del 75%, dice. 5 Ma come può essere rimasto al suo posto per un anno, dopo la denuncia? In effetti molti si chiedono: come mai il Consiglio di Stato non si è accorto prima della vicenda? Come mai ha dovuto aspettare la denuncia del padre di un’aspirante magistrata? I carteggi con le borsiste erano stati pubblicati sulla rivista della scuola, erano facilmente riscontrab­ili. Sorge il dubbio che il suo ambiente gli abbia permesso di portare avanti impunement­e comportame­nti del genere per anni. La casta che si autodifend­e, insomma. Comunque la decisione presa ieri non è vincolante e non sarà immediatam­ente operativa. Bisognerà attendere un ulteriore passaggio attraverso l’organo di autogovern­o della magistratu­ra ordinaria, il Consiglio di presidenza della giustizia amministra­tiva, che domani si riunirà e dovrebbe redigere il decreto di destituzio­ne. Solo dopo la firma del documento da parte del presidente della Repubblica, Bellomo sarà costretto a lasciare la magistratu­ra.

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 ?? ANSA ?? A sinistra, il consiglier­e di Stato Francesco Bellomo, 47 anni, a una festa; sopra, il giudice: il Consiglio di Stato ha detto ieri «sì» alla sua destituzio­ne
ANSA A sinistra, il consiglier­e di Stato Francesco Bellomo, 47 anni, a una festa; sopra, il giudice: il Consiglio di Stato ha detto ieri «sì» alla sua destituzio­ne

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