VERDI E RAFINHA, SE IL GIOCATORE PESA
Quando la volontà dei calciatori incide sulle trattative
Nel giorno in cui a Casteldebole Simone Verdi annuncia di voler chiudere la stagione al Bologna (rinunciando all’opportunità di puntare subito allo scudetto con il Napoli), a Barcellona Rafinha, con l’aiuto di papà Mazinho, si è dato molto da fare per indurre il club catalano a concedergli il via libera per rilanciarsi nell’Inter.
La casualità vuole che due delle operazioni più importanti vadano nella direzione opposta quasi in contemporanea. E il contrasto appare ancora più stridente in questa stitica sessione invernale del mercato in Italia, nel complesso povera di sussulti.
Le ragioni di Verdi vanno chiaramente al di là delle questioni economiche, sono talmente particolari da meritare un approfondimento in un’altra parte del giornale. Qui preme soffermarsi, invece, sulla volontà positiva del calciatore di passaporto brasiliano e cresciuto nel vivaio blaugrana. Una spinta che evidentemente ha invogliato la stessa Inter a battere questa pista con convinzione. Non è un mistero che il centrocampista catalano abbia bisogno di una verifica probante per capire se può davvero tornare al top del rendimento dopo la lunga sosta dovuta a un infortunio. Rafinha è più o meno coetaneo di Verdi e sinora nella sua carriera è partito dall’alto. Certo, non soffre di vertigini: lui nel calcio ad alta quota c’è nato e cresciuto.
Anche per questo in casa nerazzurra sono pronti ad accoglierlo a braccia aperte. Se i test medici e atletici (più che altro) saranno all’altezza delle aspettative e dei riscontri già pervenuti, Spalletti sa già di poter contare su un centrocampista duttile, capace si svariare sul fronte offensivo. Ma soprattutto il tecnico interista ha avuto la prova che il famoso figlio d’arte arriverà con la testa giusta per mettersi al servizio della comune causa per la Champions League.
Nei trasferimenti di gennaio spesso la componente psicologica pesa ancora più di quella tecnica. Se un calciatore ha la giusta determinazione può inserirsi ancor più in fretta. Purtroppo i più grandi abbagli sono legati proprio a quei colpi a sensazione realizzati senza particolare coinvolgimento dei calciatori, soprattutto se la molla è essenzialmente economica. Nel caso di Rafinha, invece, tutto è avvenuto in maniera molto più naturale. Nel suo blitz in Catalogna il direttore sportivo Piero Ausilio ha toccato con mano l’importanza del coinvolgimento del giocatore. Un’alleanza significativa. E beneaugurante.