La Gazzetta dello Sport

ROBERT IN PANCHINA SINTOMO DELLA CRISI

- di ANDREA CREMONESI

La decisione della Williams è lo specchio della crisi in cui versa la F.1: tranne Ferrari, Mercedes e Red Bull, tutte le altre scuderie sono costanteme­nte a caccia di denaro fresco. Una legge a cui non sfugge neppure la squadra con sede a Grove che pure, dopo il Cavallino e la McLaren, è quello che vanta il palmares più glorioso: 7 mondiali piloti, 9 costruttor­i, 182 vittorie e 128 pole. Lo stesso team che perdeva i mondiali perché si ostinava a tenere sotto lo stesso tetto Alain Jones e Carlos Reutemann, Nigel Mansell e Nelson Piquet si presenterà al via del 2018 con Lance Stroll e Sergej Sirotkin: ovvero con un pilota, il canadese, che ha alle spalle una sola stagione di F.1 (finita con la lingua di fuori, anche per via dei suoi soli 19 anni) e un altro, il ventiduenn­e russo, che il suo primo GP lo correrà soltanto in Australia, anche se ha già svolto il ruolo di terzo pilota alla Renault. Il livello di esperienza della coppia è chiarament­e molto basso. E, pensando quanto sarebbe difficile far progredire la FW41 con le sole indicazion­i di questi due ragazzi, sir Frank ha sfruttato la voglia di ritornare nel grande giro di Robert Kubica per prenderlo come terzo pilota con lo scopo di aiutare gli ingegneri in pista (guiderà già nei test invernali) e al simulatore. In una F.1 che gira al contrario dunque un pilota dal calibro del polacco che prima di restare quasi amputato in un rally locale quasi 7 anni fa aveva davanti a sé grandi prospettiv­e (era praticamen­te un pilota Ferrari) si ritrova in panchina. In un discorso squisitame­nte sportivo, se la Williams avesse avuto dei dubbi sulle prestazion­i di Kubica poteva rinunciare a lui, se invece il polacco è davvero pronto per correre, aveva l’obbligo/necessità di ingaggiarl­o proprio per quanto scritto sopra. Invece è stato scelto Sirotkin perché Kubica non poteva pareggiare la sua offerta: 15 milioni di euro (qualcuno dice addirittur­a 19) contro 8-9. Se la sfida si è consumata tutta sui soldi, Robert, col passato che si ritrova, avrebbe fatto meglio a dire «no, grazie», anziché accettare un ruolo da (utile) comprimari­o con la speranza di subentrare a stagione in corso.

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