Wild card per Androni Bardiani, Wilier e Israel
●Scelto il cast per la corsa rosa che scatterà il 4 maggio da Israele Non c’è la Nippo-Fantini. Serve riflessione seria sul nostro ciclismo
Le polemiche che ogni anno accompagnano la scelta delle wild card per il Giro d’Italia e le altre corse organizzate da Rcs Sport/Gazzetta alla fine nascondono quello che, invece, dovrebbe essere l’obiettivo primo di chi ama il ciclismo: una vera ristrutturazione del movimento italiano. A partire da un tipo di dilettantismo ormai superato, che lo stesso c.t. Cassani sta cercando di cambiare. Una rivoluzione che porti intorno a un tavolo tutte le componenti, dalla Federazione alla Lega sino ai manager e, sì, la stessa Rcs Sport che in questi anni ha sempre difeso, con le scelte, l’italianità di squadre e corridori.
MOTIVI Per il Giro d’Italia 101, che scatterà venerdì 4 maggio da Gerusalemme con una cronometro individuale di 9,7 chilometri che chiama già il re uscente Dumoulin contro Tony Martin e, chissà, Chris Froome, c’erano a disposizione quattro wild card (18 team WorldTour corrono di diritto). Una spetta alla vincitrice della Ciclismo Cup (ex Coppa Italia), per l’accordo tra Fci e Rcs Sport: ha premiato l’Androni-Sidermec di Gianni Savio, in ogni caso la migliore delle nostre Professional con 25 vittorie, 100 podi e il quinto posto nella classifica a squadre vinta dalla francese Cofidis sulla belga Wanty. Restano tre inviti: uno alla Israel Academy, la for- mazione israeliana che ha seguito la scelta della Grande Partenza da Gerusalemme con una buona campagna acquisti (Sbaragli, Hermans, Plaza) e che schiererà l’eritreo Andemeskel, esule rifugiato per anni in Svezia. Gli altri due pass per la corsa rosa sono andati alla Bardiani-Csf della famiglia Reverberi (presente al Giro per 36 volte nelle ultime 37 stagioni) e la WilierSelle Italia. La squadra emiliana è incappata, alla vigilia del Giro 100, nella doppia positività di Ruffoni e Pirazzi, ha pagato con un mese di sospensione e si è rinforzata con acquisti di spessore come Guardini e Senni. E sul discorso etico, poi, dobbiamo intenderci: se una squadra ha il via libera dall’Uci (la federciclo mondiale) per correre, è giusto che sia presa in considerazione per qualsiasi gara, dalla più piccola al Giro. L’eticità a senso unico non ci è mai piaciuta. La Wilier-Selle Italia ha un progetto di giovani, come Mareczko (da tre stagioni l’italiano più vincente), sotto la guida di Pozzato.
OUT Resta fuori, per il secondo anno di fila, la Nippo-Vini Fantini, e ci dispiace per Damiano Cunego, il veronese vincitore del Giro 2004, che avrebbe voluto chiudere la carriera nella corsa che lo lanciò al mondo. Il team è stato invitato a Strade Bianche, Tirreno-Adriatico e Milano-Sanremo. Corse che hanno fatto (e fanno) la storia. E qui ci vengono in aiuto altri numeri: per le Strade Bianche, Mauro Vegni (direttore ciclismo) ha ricevuto 10 richieste di invito (2 scelte); per la Tirreno-Adriatico, 13 (4 scelte); per la Sanremo, 14 (7 scelte); per il Giro, 15 (4 wild card). Chi snobba queste corse non capisce il loro valore.
PENSIERI Altre riflessioni ci riportano all’urgenza di una profonda riflessione. Nel 2017, nessuna delle quattro Professional ha vinto una corsa in Italia; solo Wilier al Fiandre e Bardiani all’Amstel sono state invitate nelle classiche di Francia, Belgio o Olanda; il progetto economico di una squadra che mette al centro della propria esistenza la partecipazione al Giro non è più sostenibile, da anni. Se queste catene non si spezzano, saremo sempre più marginali: abbiamo il maggior numero di professionisti nel WorldTour (55), ma appena 3 neopro’ nel massimo circuito. Intanto godiamoci il Giro 101. Da Gerusalemme a Roma, conclusione il 27 maggio. Con Etna, Zoncolan, Colle delle Finestre e Fori Imperiali.