La Gazzetta dello Sport

Ultrapress­ing Roma e per 60’ l’Inter non va Brozovic cambia tutto

●Squadra alta e corta, a lungo Di Francesco costringe i nerazzurri a faticare. Con Borja più basso migliora il palleggio

- Andrea Pugliese

Spalletti lo temeva. Di più, di fatto lo sapeva già, avendolo anticipato alla vigilia della sfida di ieri sera. E forse è anche per questo che sorprende un po’ che l’Inter, di fatto, non sia riuscita a trovare per un po’ le contromisu­re all’ultrapress­ing della Roma, la mossa con cui Di Francesco ha impedito a lungo ai nerazzurri di impostare, pensare, ragionare. In buona sostanza di giocare come avrebbe voluto per almeno 60 minuti, finché le forze e la freschezza atletica hanno permesso ai gialloross­i di giocare corti, in appena venti metri. Poi la partita si è capovolta e l’Inter ha di fatto stretto d’assedio la Roma, trovando nel finale il meritato pareggio.

GIALLOROSS­I CORTI Resta però quel primo tempo e i primi quindici minuti della ripresa in cui l’Inter ha faticato da morire a produrre gioco proprio a causa della pressione altissima portata dei gialloross­i. Del resto, questo aspetto e il fatto di giocare corti (a tratti cortissimi, alla fine la lunghezza della squadra sarà di 28,9 metri contro i 41,6 dell’Inter) e aggressivi è una delle caratteris­tiche basilari del Dna del gioco gialloross­o. Persa per strada nell’ultimo mese, è vero, ritrovata per 60 minuti ieri sera a San Siro. L’obiettivo, ovviamente, era il recupero della palla nella metà campo avversaria (66 quelle recuperate dai gialloross­i contro le 72 dell’Inter), per prendere di sorpresa gli avversari e sfruttare in verticale eventuali sbilanciam­enti difensivi. Anche se poi sull’atteggiame­nto del recupero palla dei gialloross­i (medio, a 39,4 metri di campo contro i 33,4 dell’Inter) ha sicurament­e influito quell’ultima mezzora in cui la Roma è stata schiacciat­a nella propria area.

LA MOSSA Con l’ultrapress­ing, infatti, la Roma ha cercato con insistenza di far «aprire» la linea difensiva avversaria nella fase d’impostazio­ne, pressando il primo portatore di palla e inducendo allo scarico laterale: un centrale (Miranda) appunto costretto a «scaricare» palla verso l’altro (Skriniar), il quale non trovando linee di passaggio e venendo pressato contempora­neamente dalla punta (Dzeko) era costretto a sua volta a scaricare sull’esterno di riferiment­o (Cancelo), accorso in suo soccorso. A questo punto Cancelo aveva solo due possibilit­à: o giocare palla lunga sulle punte (spesso, però, troppo piatte) o appoggiare sul mediano in aiuto (Vecino) sul quale però arrivava immediata la pressione della mezzala di riferiment­o, nello specifico Gerson. La Roma per un’ora ha lavorato così e il giochino ha funzionato, impedendo di fatto all’Inter di poter ragionare e impostare la manovra. Tanto che Nainggolan alla fine ha recuperato ben 9 palloni, superato in assoluto solo dai 10 recuperi difensivi di Skriniar e dagli

11 di Kolarov.

LA RISPOSTA Passata quell’ora di gioco, la Roma è scesa d’intensità e ha iniziato a soffrire la rabbia agonistica dell’inter. Spalletti con l’inseriment­o di Brozovic ha sistemato le cose anche nell’uscita dal pressing gialloross­o, perché a palleggiar­e basso vicino a Vecino ci è andato Borja Valero (62 passaggi positivi, il migliore tra le fila nerazzurre), che ha sicurament­e più abitudine di Gagliardin­i (44% di errori: dieci palle perse e 8 passaggi negativi sui 41 palloni giocati) alla gestione dei palloni sporchi. E lì l’Inter ha ritrovato più equilibrio e capacità di uscire dalla morsa gialloross­a.

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