La Gazzetta dello Sport

La resa: «Squadra venuta meno». C’è Reja in attesa

●Oggi l’Hellas decide sul futuro del suo tecnico che ammette: «Sconfitta molto brutta». Di Carlo in tribuna al Bentegodi

- Matteo Fontana VERONA

Gli domandano se stia pensando alle dimissioni. Fabio Pecchia non si sorprende, perché, sotto sotto, si aspettava che glielo chiedesser­o. Naturale, a guardar bene, che sia così: nelle ultime tredici partite giocate in campionato, il Verona ha perso dieci volte e ha raccolto solamente 7 punti. Contro il Crotone è finita in una lezione tranciante: «Sono un profession­ista e continuo a fare il mio lavoro», dice lui. E aggiunge: «Le decisioni su di me le prende la società. Se mi sento sotto pressione? Lo sono sempre». Negli spogliatoi si è tenuto un primo summit tra la dirigenza e l’allenatore. I nomi in ascesa per l’eventuale sostituzio­ne di Pecchia sono due: Domenico Di Carlo (presente ieri in tribuna al Bentegodi) e Edoardo Reja, in pole. Oggi verrà effettuata la scelta definitiva, ma il cambio in panchina non è ancora certo. Fuori dallo stadio, intanto, infuria la contestazi­one, con i cori contro il tecnico, il direttore sportivo Fusco e il patron dell’Hellas, Maurizio Setti. La tifoseria, per Pecchia, non ha mostrato grande simpatia – eufemismo – nemmeno nelle giornate migliori, quando il Verona dominava la Serie B, o nel momento in cui, dopo una lotta serrata con il Frosinone, ha colto la promozione. Figuriamoc­i ora, con lo spettro della retrocessi­one che si spalanca davanti, al di là del cammino che resta da percorrere, lungo altri diciassett­e turni: «Io l’obiettivo continuo a vederlo alla portata», assicura Pecchia. Dagli spalti, ironicamen­te, cantavano «Fabio, Fabio!», ma non si trattava, da parte del pubblico, di una forma di supporto nei suoi confronti. Tutt’altro.

DISASTRO Forse quella con il Crotone è stata la sua ultima gara alla guida dell’Hellas. Sarebbe una chiusura con disastro incorporat­o: «La nostra – prosegue Pecchia – è stata una sconfitta brutta e pesante. Come già era successo nel 4-0 subito con l’Udinese, la squadra è venuta meno, mentre con la Juventus e con il Napoli, pur perdendo, avevamo mostrato quel che non c’è stato stavolta. Incassato il primo gol, la salita si è fatta insormonta­bile». La salita verso la salvezza, allo stesso modo, appare non meno complicata. Che tocchi a Pecchia o a chi, semmai, lo rimpiazzer­à, per il Verona sarà come arrampicar­si sul Tourmalet o sul Pordoi. Il mercato aggiungerà alla rosa, in queste ore, Jagos Vukovic, ma i primi innesti di gennaio, Petkovic e Matos, non bastano: «Li ho schierati subito – continua Pecchia – perché ritenevo potessero affrontare la partita con maggiore serenità. Nessuno si aspettava questo risultato. Ci sono delle cose che di solito siamo in grado di fare, ma non è andata così, in questo caso». Se non è un congedo, poco ci manca.

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LAPRESSE Fabio Pecchia, 44 anni

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