SVOLTA A MILANO PIÙ FEDE A NAPOLI
Sale Gattuso, scende Spalletti
Il vento del Milan, la bonaccia dell’Inter. Il maestrale di Cagliari ha sollevato i rossoneri e, grazie alla seconda vittoria consecutiva, li ha portati oltre quattro squadre, direttamente al 7° posto. I nerazzurri non vincono da 8 partite (Coppa Italia compresa) e in queste 8 gare hanno segnato la miseria di 3 gol. Sembrano fermi. Dopo i recuperi di mercoledì, possono essere agganciati dalla Roma e staccati dalla Lazio. Kessie e Gagliardini sono buone pietre di paragone: decisivo e straripante il Milan, il peggiore e sostituito l’interista. Gattuso ha trovato gambe, uomini e rotta tattica: sa come tirare avanti per risalire. Spalletti ha perso le certezze che avevano esaltato l’Inter.
Sfumata l’euforia, sono tornate le antiche paure e sono emerse plateali lacune nella qualità del gioco. Nel primo tempo è stato imbarazzante l’impaccio in costruzione: la palla non usciva mai. Poi la Roma si è inspiegabilmente ritirata come una marea, senza ripartire, pur avendone ricche possibilità, e l’Inter si è meritata il pari attaccando più con i nervi che con la testa. Partita emozionante, ma brutta, seviziata dagli errori tecnici. Vedi Santon che gira il remake di «Gresko 5 maggio» per agevolare il vantaggio del Faraone; e l’imbambolato Peres sul cross per Vecino. Quanta nostalgia a vedere Totti in tribuna, se ora gli assist li fa Alisson e se Borja Valero ormai è questo. Nel complesso: due squadre pericolosamente involute rispetto alle belle promesse dei mesi scorsi. Se Inter e Roma sono queste, la Lazio di Tare può cominciare a ballare. Oggi vanta il miglior giocatore del campionato, Milinkovic Savic (gol alla Zidane) e conta alternative tipo Anderson e Nani che anestetizzano anche l’infortunio di uno come Immobile. La qualità della stoffa, la bravura del sarto (Inzaghi) e la leggerezza di una squadra che si diverte e non ha traguardi salvavita da raggiungere a tutti i costi possono portare lontano.
Sì, quella del Napoli a Bergamo è una vittoria scudetto. Non significa che lo vincerà di sicuro. Significa che il successo sull’Atalanta è una spinta poderosa verso il sogno e vale molto di più di 3 punti. Il Napoli deve convincersi di saper fare oggi cose che ieri non poteva. L’Atalanta tabù nel torneo scorso intascò 6 punti? In questo ne ha fatti 6 il Napoli. Nel campionato scorso il Napoli vinse una sola partita 1-0. Ora è già a quota 4. Ora sa vincere anche «da Juve», col minimo, soffrendo e proteggendo. Miglior difesa, mentre nel torneo scorso la Juve subì 12 gol in meno. Sarri toglie una punta e attrezza una solida mediana a 4. E’ nuovo anche questo realismo tattico, senza dogmi. Il Napoli ha già dimostrato di saper reagire a uno svantaggio come prima non gli riusciva. Ecco, a forza di ammassare indizi e di ripetersi: «Siamo maturati», il Napoli si convincerà di poter fare ciò che non gli riesce dal 1990 e in aprile si presenterà allo scontro diretto a Torino con altra autostima. Ma il vero assalto Sarri lo piazzerà prima, tra il 9 febbraio e il 7 marzo, quando Allegri sarà sfiancato dai due incroci di Champions col Tottenham, da due battaglie con l’Atalanta (Serie A e Coppa Italia) e da tre trasferte di campionato emotivamente intense: Fiorentina, Toro, Lazio. Quanto a tecnica e tattica, il Napoli è già a livello Juve (e oltre). E’ sul piano etico che i bianconeri hanno fatto il vuoto da anni. Aver saputo soffrire e vincere dopo la sosta di sfogliatelle e Maldive, su un campo torrido, all’ora più scomoda, è una spia di crescita anche morale. Sarri ora dovrebbe aggiungere un’ultima novità: lamentarsi di meno che è segno di debolezza.