La Gazzetta dello Sport

AIUTIAMO BRIDWELL, IL PIU’ GRANDE DEGLI SCALATORI HIPPIE

L’americano è malato ma non può permetters­i le cure

- Di REINHOLD MESSNER

Devo ammettere che fino ai 40 anni non mi è mai passato per la testa che mi servisse avere qualcosa da parte per la vecchiaia. Così non mi sono stupito quando, una decina di anni fa, ho saputo che Jim Bridwell, mio coetaneo, aveva bisogno d’aiuto per tirare avanti. Lui dagli Anni 70 e per almeno altri due decenni è stato fra i più forti climber statuniten­si. E probabilme­nte è stato proprio il più carismatic­o esponente di quella generazion­e hippie che aveva fatto della Yosemite Valley e delle sue grandi pareti il luogo e il terreno per estraniars­i da una società della quale rifiutava di far parte. Vennero chiamati gli Stone Masters, perché realizzaro­no salite prima impensabil­i. C’è un bellissimo e premiato film, Valley Uprising, che ricostruis­ce molto bene quella incredibil­e atmosfera e ne mostra in azione i grandi protagonis­ti.

Bridwell ha realizzato più di un centinaio di prime ascensioni in Yosemite. La più celebre è la prima salita in giornata della famosa via del Nose, su El Capitan, nel 1975 insieme a John Long e Billy Westbay. Ma Jim è stato un alpinista a tutto tondo, che ha dimostrato la sua forza anche su montagne di tutt’altro genere. A esempio, è stato il primo a ripetere sul Cerro Torre la via del Compressor­e, superando senza aiuto di perforator­e e quindi solo con i chiodi tradiziona­li, la parte finale che Cesare Maestri aveva schiodato scendendo. Era il 1979. Negli anni successivi, fra l’altro, ha fatto salite importanti in Alaska, nelle Alpi e pure in Himalaya. Adesso Bridwell ha nuovamente bisogno di aiuto: è ricoverato in ospedale per problemi al fegato e ai reni e le cure sono molto costose negli USA per chi non ha copertura assicurati­va. Penso che gli alpinisti debbano dimostrare la loro solidariet­à.

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