DOUGLAS GOL MINIMAL JUVE
Stavolta i bianconeri vincono dopo la sosta, ma senza brillare Decide il brasiliano, sempre più importante nel gioco di Allegri
La Juve non stravolge una trama semplice, attesa, anche se le uniche due sconfitte in campionato erano state registrate dopo le soste. Altri momenti, altri avversari (Lazio e Sampdoria). Questa Juve non si sposta dall’obiettivo, propone la voglia di riavvicinarsi subito al Napoli, in una lunga serie di scatti e controscatti che determinerà i prossimi due mesi in cui le duellanti continueranno a non esibirsi mai in contemporanea. Però il giudizio sulla partita, e non sul risultato, non può essere positivo e vale più di cento spiegazioni l’urlo di un tifoso tremante a una manciata di secondi dalla fine: «Arbitro, fischiaaa».
I MOTIVI Perché la Juve chiude con la paura e con la difesa a cinque, la seconda conseguenza della prima, anche se il Genoa non tira mai in porta e i mucchi al limite dell’area sono lo specchio di buona parte della gara, veramente brutta: confusione, falli, cadute e tanti, troppi palloni giocati a caso. Nel secondo tempo i bianconeri usano soltanto il contropiede ma non riescono a chiudere, sembrano pesanti, ingolfati dalle vacanze e dal richiamo atletico. I cambi sono significativi: Sturaro per Khedira e Barzagli per Lichtsteiner, dopo quello più equilibrato di Asamoah con Alex Sandro. I campioni vanno in affanno senza che gli avversari facciano i fenomeni, Ballardini diversifica soltanto l’attacco con due punte vere come Galabinov e Lapadula. Quindi il meglio dei bianconeri viene annotato nel primo tempo: la rete dopo 16 minuti consegna il privilegio di poter gestire la serata, spesso però sembra che gli juventini non vogliano sudare, come se avessero un impegno più importante il giorno dopo, invece il prossimo appuntamento sarà sabato, e con il Chievo.
IL MEGLIO JUVE D’accordo, mancano Dybala e Cuadrado, oltre a Buffon, Marchisio, Rugani, Höwedes. Il tridente d’attacco è costruito attorno a Higuain da una punta vera come Mandzukic e da un’ala come Douglas Costa. Ma come sempre non si cementano nelle posizioni, il brasiliano ondeggia tra fascia e centro. Dopo due errori che fanno sbuffare, Costa prevale con decisione su un contrasto con Bertolacci, serve Mandzukic e riceve in cambio l’assist per l’1-0. E’ l’elemento decisivo, come nel derby e in parte a Cagliari (cross per la vittoria): nessuno gli toglierà i complimenti. Per Higuain invece altra storia. Non segna in campionato dalla notte di Napoli, primo dicembre, ma in tribuna è ben coperto il suo c.t. Sampaoli: sarebbe irrispettoso non fornirgli spunti in vista del Mondiale, però il numero nove non abbatte la siepe rossoblù; piuttosto viene spesso abbattuto da Spolli, connazionale anche ammonito. Un Pipita di raccordo, che evita gli anticipi e fa girare l’azione, più che da conclusione.
Un Pipita mai fondamentale.
DIFESA A POSTO
Funziona meglio dell’attacco la protezione: è la settima uscita consecutiva senza prendere gol in casa, mentre in generale nelle 12 gare più recenti i bianconeri hanno subito una sola rete. La struttura elastica mantiene al riparo Szczesny, anche con due laterali di corsa come Lichtsteiner e Alex Sandro e non con i tre centrali. Il piedone di Chiellini vale più del piedino di Pjanic, che tira sei volte ma soltanto in una conclusione fa volare Perin.
GENOA POCO OFFENSIVO Il Genoa non vince a casa Juve da gennaio 1991, ma nei due mesi della cura Ballardini ha trovato una fruttuosa solidità difensiva: soltanto tre reti subite in otto gare di campionato prima di questa, veniva anche da quattro trasferte senza incassare gol, la quinta sarebbe stata da record perché non è mai successo nella lunga storia del Genoa. La statistiche non si riscrivono perché Costa non viene fermato quando si poteva, perché all’inizio tutto il gruppo non riesce a restare compatto per evitare le entrate sui lati, dove Costa e Mandzukic fanno spazio per terzini e interni. Senza Veloso, è Bertolacci a sistemarsi da regista centrale per avere anche qualità nella costruzione e non affidarsi soltanto ai lanci. La linea offensiva vede Pandev e Taarabt non appoggiati ai difensori, ma alla ricerca di spazi per triangoli ed entrate in velocità dalla trequarti. Non riescono e nel secondo tempo escono; Ballardini cambia il 3-5-2 in 3-4-2-1 e poi 34-3, però l’unico guadagno è quello di far ansimare la Juve e far gridare al tifoso: «Arbitro, fischiaaa».