TRE UOMINI E UNA FIGC
GRAVINA, SIBILIA E TOMMASI RESPINGONO LA RICHIESTA DI RINVIO DI MALAGÒ. IL N. 1 DI LEGA PRO CORTEGGIA L’AIC, IL LEADER LND PROVA A SMARCARSI DA LOTITO GRAVINA: «RATING PER TUTTI I CLUB E SEMIPROFESSIONISMO» SIBILIA: «LE ISCRIZIONI SIANO PIÙ SEVERE, NON HO
Gravina
Rating per tutte le società. Club Italia autonomo dalla Figc con un suo presidente
Tommasi
Le seconde squadre sono una priorità del mio programma. Ulivieri mi vota? Così mi ha detto
Sibilia
Le iscrizioni siano più severe. Non c’è conflitto di interessi con la mia candidatura in Senato
Altro che visconti dimezzati. «Condividiamo la preoccupazione di Malagò e lo ringraziamo per le attenzioni che ci riserva. Ma gli diremo che non abbiamo intenzione di ritirarci né di rinviare l’assemblea elettiva: ci sentiamo candidati a tutti gli effetti e andiamo fino in fondo». Non si può dire che i tre aspiranti alla presidenza federale non abbiano la voglia e il coraggio di assumersi questa bella responsabilità. Già questo è apprezzabile. «Siamo per andare al voto, sarà un momento di grande democrazia e chi verrà eletto troverà i numeri per governare», assicura Cosimo Sibilia. Apprezzati anche i toni usati nelle due ore trascorse insieme a casa Gazzetta: pacati, rispettosi, a tratti perfino amichevoli. Certamente, lontanissimi da quelli cui ci hanno abituato i talk show politici. Per una volta, il tanto vituperato calcio può dare lezione di stile e, ci permettiamo di aggiungere, serietà. Perché nessuno osa volare troppo alto o si lascia andare a facili promesse, restano tutti ben ancorati a terra, del resto, come dice Damiano Tommasi, «in questo momento storico, dopo quello che è accaduto, sarebbe ridicolo promettere cose che sappiamo benissimo di non poter realizzare». Realismo e, anche, real politik. Saprà di vecchio, ma, sottolinea Gabriele Gravina, «in qualche modo ne siamo costretti: chi verrà eletto si troverà un governo, cioè il Consiglio federale, già costituito. È inevitabile cercare accordi e alleanze». La sua con Damiano Tommasi, questo è l’altro titolo di giornata, è tutta da verificare: ognuno è convinto di avere i voti di Ulivieri e, quindi, i numeri per fare il candidato presidente dell’altro, Gravina prova a forzare un po’ la mano («sono convinto che entro lunedì il matrimonio si farà»), ma Tommasi lo gela: «Io vado fino in fondo, Renzo ha detto che vota per noi».
Dunque, nessun ripensamento: andate avanti, lunedì uno di voi sarà eletto presidente federale?
Tommasi: «I problemi evidenziati da Giovanni Malagò riguardano la Serie A, non la Figc. Perché ne dovrebbe essere condizionato il regolare svolgimento dell’assemblea di lunedì?».
Gravina: «Innanzitutto c’è un problema tecnico: le norme non consentono ai candidati di rinviare le elezioni. La questione politica è più delicata, è innegabile. Ma se anche avessimo dato la nostra disponibilità ad un rinvio, ne avremmo dovuto rispondere alle assemblee che ci hanno indicato».
Sibilia: «La procedura è tracciata, impossibile arrestarla ora, sabato pomeriggio (domani, ndr) ringrazieremo il presidente del Coni e ci prepareremo al voto».
Però vi presentate spaccati alle urne: come troverete i numeri per governare una volta eletti?
Tommasi: «Anche una corsa a due non avrebbe garantito la maggioranza per fare le riforme, e allora? Secondo me sarà più facile ritrovarsi sulle idee, chiunque sarà diventato presidente. Almeno, questo è il mio auspicio: che tutti, tutti davvero da martedì ci mettiamo al lavoro. Chi ha a cuore le sorti del movimento, dovrà mettersi a disposizione. Ci sono scelte troppo importanti da prendere».
Sibilia: «Abbiamo provato sinceramente a trovare una convergenza. Non è stato possibile, e ognuno noi ha deciso di scendere in campo, pure questa è democrazia. E comunque, anche se alla quarta votazione, un presidente lo avremo, spero. E allora sarà suo compito dal giorno dopo coagulare intorno a sé il consenso necessario a votare le riforme. Ha ragione Damiano: dovremo giocare di squadra, io ci ho anche intitolato il mio programma». Gravina: «Io sono più preoccupato. Quando siamo rimasti fuori dal Mondiale, abbiamo detto tutti che l’esigenza del calcio italiano era trovare una candidatura e una piattaforma programmatica di largo consenso. Di fatto non è avvenuto. Mi dicono giustamente: e allora perché non ti ritiri? Lo capisco, ma in questi mesi sono emerse grandi differenze tra noi sulle impostazioni da scegliere per la riforma del sistema».
Chiunque di voi sarà eletto, sarà chiamato a cambiare i pesi elettorali. Ma anche qui, sembrate divisi.
Gravina: «Parliamoci chiaro: serve un intervento esterno, noi ci prendiamo le nostre responsabilità ma lo facciano anche le istituzioni politiche, altrimenti ognuno di noi punterà a difendere la propria percentuale. Il nostro mondo è regolato da leggi antichissime, è ora di cambiarle». Tommasi: «Il tema vero è: hai messo in campo i giusti comportamenti per poter ridiscutere il tuo peso elettorale? La Lega di A che da mesi non elegge la governance, vale più del 12%? Serve innanzitutto credibilità». Sibilia: «La riflessione va fatta nel campo professionistico, io ho il dovere di tutelare il 34% della Dilettanti, perché rappresenta sessantamila squadre e e un milione e duecentomila tesserati. Oltretutto, svolgiamo un’attività sociale fondamentale, non possiamo sminuirla».
Gravina: «Voglio aggiungere una cosa: alla fine si viene sempre a chiedere alla Lega Pro, ma noi siamo stati i primi a mettere a disposizione un 5% del nostro 17%: era poco? Ma almeno era un segnale. Oggi, invece, assisto ad una destabilizzazione continua, attenzione anche alle schede bianche lunedì...».
Per il caso Anna Frank la Lazio è stata soltanto multata con 50mila euro: è così che si affronta il problema del razzismo e dell’antisemitismo sui nostri campi?
Tommasi: «A me ha scandalizzato di più che si sia consentito ai tifosi di spostarsi da una curva all’altra, aggirando la squalifica. Bisogna scegliere che tipo di tifoseria vogliamo, quali comportamenti vogliamo continuare ad accettare negli stadi. Possibile che l’industria calcio non se ne renda conto?».
Sibilia: «Noi abbiamo un impianto normativo severo, ma riscontro che molto spesso lascia spazio a diverse interpretazioni. Se servono passi avanti anche per rendere le norme più stringenti, li faremo».
Gravina: «Nel programma ho scritto chiaramente che si deve intervenire subito sulla giustizia sportiva. Ci vuole un intervento drastico per togliere la discrezionalità».
Diteci tre cose da fare nei primi 100 giorni di governo.
Tommasi: «Speriamo di non metterci 100 giorni. A parte valutare ed eventualmente interveni-
re sulla Serie A, è urgente ripartire da un progetto sportivo. Il sistema delle seconde squadre va introdotto subito, perché i risultati li vedremo tra qualche anno. C’è da riorganizzare il Club Italia, che noi immaginiamo gestito come un club professionistico. Vorremmo condividere il nostro progetto con tutte le leghe e le altre componenti. E sul c.t. va fatta una scelta ponderata, non di pancia. Infine, i centri federali: devono essere rivisitati. Apriremo un tavolo di confronto con gli esperti che all’estero hanno prodotto risultati». Sibilia: «Prima questione: introdurre norme più restrittive per l’iscrizione ai campionati professionistici. Anche oggi abbiamo notizia di un’altra società di Lega Pro in grave difficoltà (l’Akragas, ndr) dopo Modena e Vicenza. Poi: affidare la gestione del Club Italia, di cui il presidente federale deve avere la responsabilità politica, ai Calciatori. Siamo d’accordo sull’inserimento urgente delle seconde squadre, ma valutiamo di riservarle agli Under 21. I centri federali vanno potenziati, anche con una attività di scouting». Gravina: «Serve un piano strategico di rilancio. Il grande obiettivo da centrare è la sostenibilità del sistema, con una migliore distribuzione delle risorse. Questo piano non può che passare da una valorizzazione dei giovani e delle infrastrutture. Sulle iscrizioni ai campionati, noi abbiamo già introdotto i principi del rating: siamo stati i primi e con i nostri criteri le società che oggi falliscono, arrivate in Lega Pro con milioni di debiti, non si sarebbero iscritte. Sulle seconde squadre il problema, anche qui, è inserirle in un disegno organico. Se non abbiamo spazio, dove le mettiamo? L’anno scorso ci fu la possibilità di inserirne quattro, ma non c’era il tempo per scrivere i regolamenti e alla fine optammo per i ripescaggi».
E la benedetta riforma dei campionati?
Tommasi: «Serve un accordo, ma è molto difficile.
Prima bisogna capire qual è il vero obiettivo: evitare i fallimenti o redistribuire i soldi dei diritti tv?».
Sibilia: «Sono stato il primo a proporre un campionato d’élite, che faccia da cuscinetto tra i Dilettanti e i Professionisti. Troppo spesso il salto si rivela insostenibile per le società. Serve un livello di semiprofessionismo che abitui i Dilettanti al professionismo».
Gravina: «Non passerà mai con un provvedimento interno, ne parliamo da anni. Meno squadre significa meno calciatori, si toccano troppi interessi. C’è solo un modo: basta che i 60 club di C diventino semiprofessionistici, con 20 in A e 20 in B. Avrebbero lo stesso status dei professionisti ma con un vantaggio fiscale».
Chi è il vostro preferito per il ruolo
di c.t. dell’Italia?
Tommasi: «L’obiettivo è ridare fascino alla maglia azzurra, attirare l’attenzione dei big in giro per il mondo. Mancini? Ha questo entusiasmo, ma non abbiamo mai parlato di nomi».
Sibilia: «Se divento presidente, federale metto Tommasi al Club Italia e delego a lui la scelta. A parte le battute, come Mancini ce ne sono altri, Conte ha già fatto molto bene sulla panchina azzurra». Gravina: «Il nome del c.t. è un falso problema, nel budget è già stata prevista una cifra notevole, addirittura pari al disavanzo... Piuttosto pensiamo a rendere il Club Italia una struttura totalmente autonoma, con presidente, cda e direttore».
Gravina, lei in questa contesa elettorale si è definito “riformista” ma cosa risponde a chi le rinfaccia che occupa ruoli di primo piano nelle istituzioni calcistiche da un trentennio?
«Lo sono nella sostanza. È vero, sono nel calcio da quasi 30 anni, ma con ruoli e risultati di prestigio, se me lo consentite. E credo che questo debba essere un bel biglietto da visita».
Sibilia, per lei c’è chi ipotizza un potenziale conflitto di interessi per il doppio ruolo di presidente federale e senatore. Cosa risponde?
«Non c’è questo rischio e non ne sono per nulla imbarazzato. La mia carriera dimostra che ho sempre tenuto distinti lo sport e la politica. Anzi, è capitato che io abbia messo la politica al servizio dello sport, mai il contrario».
Dicono che Lotito le stia facendo la campagna elettorale: ma è più un rischio o un vantaggio?
«Dite che per un voto che mi porta, ne perdo due? Scherzo, ma ci tengo a sgombrare il campo da possibili equivoci: non ho firmato nessun accordo con Lotito e non ho promesso nulla a nessuno. È un dirigente di qualità e un elettore come gli altri, perché dovrei rifiutare i suoi voti?».
Gravina e Tommasi: ma la vostra possibile alleanza è sincera o è un matrimonio di convenienza? E chi fa il presidente dei due?
Gravina: «Ho sempre detto, e lo confermo, che se avessi la sensazione che Damiano può diventare presidente, lo sosterrei. Ma prima devo avere la certezza che avrebbe il consenso pure in A e B. Vedrete comunque che questo matrimonio si farà prima di lunedì e non si andrà al ballottaggio».
Tommasi: «Qualche divergenza c’è stata, altrimenti non saremmo arrivati a questo punto. Non escludo nulla, ma ci tengo a ribadire che sono candidato alla presidenza Figc, non al Club Italia».
Tommasi, ma alla fine Ulivieri voterà per lei?
«Così mi ha detto».
LE STRATEGIE
Tommasi: «Priorità le seconde squadre» Gli altri d’accordo con dei distinguo
Gravina: «Club Italia autonomo dalla Figc» Sibilia: «Se vinco lo darò a Damiano»