La Gazzetta dello Sport

LADY GASP RACCONTA IL SUO GIAN PIERO «QUANDO SI INCENDIA...»

«UN GRAN PAPÀ MA... ESPLOSIVO VI RACCONTO GIAN PIERO» INTERVISTA ALLA MOGLIE PER I 60 ANNI DI GASPERINI: «IL SUO QUARTIER GENERALE È IL DIVANO. E LAVORA ANCHE DI NOTTE»

- L’INTERVISTA di LUCA BIANCHIN

INVIATO A BERGAMO

Un ragazzo e una ragazza si incontrano a una festa, organizzat­a come si faceva una volta: a casa di un’amica, di pomeriggio, magari con la musica in sottofondo. Hanno 17 anni e sono iscritti a Ragioneria nella stessa scuola, il Sommeiller di Torino. Le loro classi fanno ginnastica insieme e qualcuno ha pensato di invitare tutti per festeggiar­e l’inizio delle vacanze di Natale. Il ragazzo si chiama Gian Piero, la ragazza Cristina, e insieme non si trovano male. Cominciano a parlare a inizio pomeriggio, si scambiano idee sulla vita per ore e quando gli amici stanno tornando a casa,

«NON È DIPLOMATIC­O»

loro sono ancora lì, a mettere in fila le parole. Non hanno ancora finito. Gian Piero e Cristina dal 1980 sono sposati e hanno lo stesso cognome: Gasperini. Lui allena l’Atalanta e oggi compie 60 anni. Lei lavora in una scuola di Torino e ha accettato di fargli un regalo: un’intervista, di nascosto, a un giornale sportivo.

Signora, ci racconta com’era Gasperini a 17 anni?

«Gian Piero è simile ad allora, ha gli stessi valori. Ogni giorno andava a Villar Perosa, poi la sera mi chiamava e diceva “ora vado a studiare”. Stava sui libri la sera dopo cena e al mattino presto. Ci teneva».

Com’è andata quel giorno?

«Mia mamma era preoccupat­a perché non tornavo a casa, così ha chiamato i genitori della mia amica. Ogni tanto lei me lo dice: “Per fortuna che quel ragazzo non doveva essere niente di che...”. Abbiamo parlato molto, quella volta e per tutta la vita. Ci siamo confrontat­i tanto, abbiamo condiviso tutto col massimo rispetto».

Anche perché nel 1977, a 19 anni, suo marito è andato a giocare a Reggio Emilia...

«E non era come ora, i miei non mi lasciavano andare in giro per l’Italia. Così facevamo lunghissim­e telefonate. D’estate magari lui era in ritiro e io restavo mezz’ora ad aspettare una chiamata davanti a una cabina. Ci siamo sposati a 22 anni, quando Gian Piero giocava a Palermo. Nella via davanti a casa c’era questa bimbetta di tre-quattro anni che faceva la ruota in mezzo alla strada per tutto il giorno. Era Eleonora Abbagnato. L’ho rivista anni dopo, su un giornale: era diventata étoile all’Opéra di Parigi».

In che cosa è cambiato suo marito da allora?

«Da giovane forse era ancora più esplosivo, adesso è un pochino più paziente. Ma se si incendia, si incendia. Io lo dico sempre, potrebbe esserci davanti il Papa ma lui, se ha la ferma convinzion­e di essere nella ragione, non si calma. Mi dice: “A che serve fare il diplomatic­o?”».

Un sospetto: Gasperini pensa al calcio anche a casa. Sbagliato?

«No, giusto. Lui non stacca mai, è sempre concentrat­o. Ha i suoi quaderni e le lavagnette, studia i giocatori, le squadre o le formazioni. Il suo quartiere generale è il divano. Si sdraia e magari guarda la tv con il computer sulle ginocchia. A volte gli chiedo: “Ma come fai a vedere due cose contempora­neamente?”. E lui: “Ascolto”».

Se la squadra perde, parla di più o di meno?

«Dipende da come perde. Se è convinto di avere giocato bene, non rimugina. È molto più dura quando la squadra non fa quello che si aspetta: in quel caso diventa silenzioso. La partita di domenica con il Napoli ad esempio l’ha patita. In quei casi bisogna lasciarlo decantare, come il vino».

E se la squadra ha una partita importante, dorme poco?

«Gian Piero non è mai stato un dormiglion­e però, quando è particolar­mente preso, le ore diminuisco­no. Magari si alza alle 4, viene in salotto e accende il suo computer».

Il Gasperini pubblico è uguale a quello privato?

«Sì, lo riconosco: è sempre lui. Però è meno chiuso di quanto possa sembrare. Gian Piero ha sempre avuto tanti amici: se non avesse fatto l’allenatore, l’avrei visto bene con un lavoro di rapporti».

Per restare ai rapporti, suo marito è famoso per la fiducia data ai giovani. Com’è stato con i figli, i giovani di casa?

«Un padre molto presente. Ha sempre spronato Davide e Andrea a rendersi indipenden­ti, ha sempre preteso tanto. Certo, per i figli non è facile avere un papà di successo ma Gian Piero in famiglia è stato la guida: abbiamo concordato tutto ma nei discorsi con i ragazzi ha sempre preso voce più di me».

Qual è stato il momento più difficile?

«Crotone, nel 2003. Avevamo ri-messo le radici a Torino perché lui allenava da quasi dieci anni nel settore giovanile della Juve. Andare in C1 a 1.200 chilometri di distanza è stata una scelta coraggiosa: abbiamo portato con noi un ragazzo di 16 anni e ne abbiamo lasciato a Torino uno di 20. In genere sono i figli che partono per andare a studiare lontano, noi abbiamo fatto il contrario. Non era scontato andasse bene».

Quindici anni dopo, è il caso di andare ancora più lontano, all’estero?

«Lui a volte è tentato, io invece sento parlare di altri allenatori in Cina e gli dico: “Gian Piero no, in Cina non portarmi”. L’estero non mi attira e poi Bergamo ci ha accolto benissimo».

Facciamo un pronostico: quanto allenerà ancora?

«Non lo so, questa è una domanda difficile. Mio marito dice che non vuole sentirsi vecchio, ma io gli rispondo che contano le idee. E le sue non sono così vecchie...».

Signora, a proposito di idee: non è che suo marito si arrabbierà quando leggerà l’intervista?

«Non credo. O almeno, speriamo di no...».

«A BERGAMO STIAMO BENE» SE SI INCENDIA, SI INCENDIA ANCHE SE PARLA CON IL PAPA LA SVOLTA? CROTONE NEL 2003 MA ORA NON MI PORTI IN CINA...

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Insieme da 43 anni Gasperini, 60, con la moglie Cristina
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 ??  ?? INSIEME DA 43 ANNIGian Piero Gasperini, 60, con la moglie Cristina. Si sono conosciuti a una festa a 17 anni. A sinistra, il divano su cui studia le partite
INSIEME DA 43 ANNIGian Piero Gasperini, 60, con la moglie Cristina. Si sono conosciuti a una festa a 17 anni. A sinistra, il divano su cui studia le partite

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