Punti, gol, gioielli La banda Inzaghi fa lezioni di storia
1Sogno Champions sempre più concreto grazie a numeri che mai i biancocelesti avevano avuto
Un volo lungo 118 anni. Così lo speaker dell’Olimpico annuncia l’uscita dell’aquila Olympia prima delle gare interne della Lazio. Il volo di quella di Inzaghi dura da molto meno, ma sta toccando quote che – nel corso di quei 118 anni – pochissime volte erano state raggiunte. Anzi, in alcuni casi, mai. Per esempio per gol fatti e punti conquistati, due voci non proprio marginali. Nelle quali questa Lazio è la migliore di tutti i tempi a questo punto della stagione. Più produttiva (in termini di punti) anche di quelle scudettate di Maestrelli ed Eriksson, più prolifica (in quanto a gol) anche di quella a trazione anteriore di Zeman. NUMERI RECORD Dietro il sorprendente terzo posto in classifica (e i biancocelesti sono in corsa pure in Europa League e Coppa Italia) c’è una macchina perfetta in cui tutto funziona alla perfezione. Una società snella che pesa ogni minima spesa, ma che nel corso degli anni ha saputo costantemente alzare l'asticella del budget; un direttore sportivo che in questo momento non ha eguali in Italia e forse al mondo nel rapporto costi-profitti (il valore della rosa è più che raddoppiato grazie alle geniali intuizioni di Tare); e poi un tecnico bravissimo a valorizzare tanto il collettivo nel suo insieme, quanto i singoli giocatori. E così sono arrivati i 40 punti al termine del girone di andata (chiuso formalmente solo dopo il recupero di mercoledì con l’Udinese) e i 46 punti dopo 21 gare. Punti che la Lazio, nei tornei a 20 squadre, non aveva mai totalizzato (il record alla fine del girone di andata era della Lazio di Petkovic, che «girò» a 39 punti nel 2012-13).
ATTACCO MITRAGLIA E poi i gol. Mai così tanti. Sono 56 in 21 partite: era dal 1959-60 che una squadra non segnava a queste medie (la Juve ne fece 57 nelle prime 21). Quello biancoceleste è il miglior attacco della Serie A . Gli Inzaghiani segnano più pure delle regine del campionato: il Napoli ha realizzato 45 gol, la Juve 50. Imbarazzante il confronto con le rivali nella corsa al terzo e quarto posto: l’Inter ha segnato 36 volte, la Roma 32. Certo, c’è poi il rovescio della medaglia, costituito dalle reti al passivo. Le 25 subite dai biancocelesti sono la cifra più alta tra le prime cinque in classifica (il Napoli ne ha incassati 13, la Juve 15, Inter e Roma 16). Ma una formazione allenata da un ex attaccante non poteva che avere queste caratteristiche. Che, oltretutto, la rendono particolarmente spettacolare, oltre che produttiva.
QUANTI GIOIELLI Merito di un gioco votato alla profondità, sempre e comunque. E anche di talenti che affollano il campo, ma anche (e questa è una novità assoluta nell’era lotitiana) pure la panchina. Sì, perché la ricchezza della rosa di Inzaghi è tale che il tecnico può permettersi di tenere tra le riserve gente come Felipe Anderson e Nani. Inevitabile, peraltro, se i titolari si chiamano Immobile (ieri è tornato ad allenarsi in gruppo, potrebbe rientrare già domenica a San Siro col Milan), Milinkovic e Luis Alberto. Venti gol il centravanti, sette a testa i due trequartisti. Sono loro le punte di diamante di Inzaghi. Senza tralasciare il fondamentale ruolo che a centrocampo svolgono Parolo e Leiva e in difesa De Vrij. E senza dimenticare la rivelazioneStrakosha tra i pali.
LA CHIAVE Spese oculate e intuizioni geniali sul mercato: così nasce una sorpresa
Decisivo il ruolo del tecnico, capace di moltiplicare il valore della rosa
CHAMPIONS La stagione iniziata con la conquista della Supercoppa italiana, quattordicesimo trofeo della storia del cub (e quarto della gestione Lotito) può così chiudersi con quello che a Formello sarebbe salutato come uno scudetto: l’approdo in Champions League. Sono dieci anni che la Lazio (era quella di Delio Rossi) manca dalla regina delle competizioni europee. Reja l’ha sfiorata due volte, Pioli ci è andato vicinissimo (uscì al preliminare), Inzaghi può adesso fare bingo. A suon di punti e gol come mai si erano visti da queste parti.