Lo sport violentato ai tempi del fascismo Un docufilm su Sky
1Firmato da Matteo Marani e Alessia Tarquinio: l’anteprima ieri in Campidoglio, domani sulla pay tv
La favoletta di un’Italia fascista soltanto comprimaria nella follia razzista che invase l’Europa negli anni della vigilia della Seconda Guerra Mondiale, viene messa in discussione ora anche da un documentario che riguarda le vicende dello sport italiano in quegli anni sull’orlo del disastro, fra il 1938 e il 1940. L’ha firmato Matteo Marani, vice direttore di Sky Sport e già autore del libro che ricostruisce la storia di Arpad Weisz, il tecnico che portò l’Inter e il Bologna allo scudetto prima di finire ad Auschwitz. Il docu-film, a cura di Alessia Tarquinio, andrà in onda domani nel giorno della memoria alle 18 e alle 24 su Sky Sport 1 HD (anche alle 20.30 su Sky Sport 3 HD e alle 23.15 su Sky Arte HD).
PAGINE STRAPPATE A venire meno, fra le immagini e le parole del documentario, è l’idea di uno sport innocente, enclave protetta lontana dai guai del mondo. Viene, invece, portata alla luce grazie alle ricerche di Marcello Pezzetti, la storia delle pagine strappate dai registri Coni e alcuni passaggi di documenti ufficiali sopravvissuti: «In ottemperanza alle direttive che la politica del Regime ha stabilito in ogni attività della Nazione, per la salvaguardia della purezza della razza, il Coni ha provveduto alla esclusione di ogni elemento ebraico dai suoi quadri. Tale epurazione razziale è oggi completa». Un atteggiamento elogiato da tutta la stampa specializzata, sempre concentrata a enfatizzare ogni espulsione di sportivi ebrei e particolarmente accesa nel «tifo» per l’epurazione. Un’epurazione che colpì non soltanto allenatori celebri come Weisz o pugili noti come Leone Efrati, finiti ad Auschwitz, ma anche giovanissimi come Alberto Sed, uno dei sopravvissuti, prima dell’inferno promettente calciatore.
L’ANTEPRIMA «1938 Lo sport italiano contro gli ebrei» è stato presentato ieri in anteprima in Campidoglio con Sami Modiano e le sorelle Andra e Tatiana Bucci, sopravvissuti all’olocausto, la sindaca Virginia Raggi e la presidente della comunità ebraica di Roma, Ruth Dureghello. Ma anche con gli scritti letti da tanti studenti reduci dai viaggi della memoria ad Auschwitz.