San Antonio che succede? Leonard scontento e l’età avanza
1 Kawhi e il club appaiono distanti: infortunio mal curato. Ginobili, Parker (ora riserva) e Gasol non sono eterni. Verso la rifondazione?
Non capita spesso. Anzi, mai. Eppure stavolta qualcosa filtra dalle mura di San Antonio. Gli Spurs resistono, ma c’è il rischio che finisca come all’Alamo. Vuoi vedere che crolla un mito? Che stavolta Big Ben ha detto veramente stop? Il pomo della discordia è l’infortunio di Kawhi Leonard. Secondo il sempre ben informato Adrian Wojarnowski, giornalista di Espn, ci sarebbe una frattura tra il giocatore e la dirigenza riguardo a come è stata gestita sin qui la riabilitazione dalla tendinopatia al quadricipite della gamba destra.
ENIGMATICO Il giocatore non parla – e non è una novità, al confronto Tim Duncan era Shaq... – ma fonti interne avrebbero detto a Espn che Leonard è «distante e non in sintonia col front office». Pronta la smentita del general manager Rc Buford. Coach Gregg Popovich alla domanda sulla «soap opera» in atto, ha replicato: «Ma quale soap opera? Lo sarebbe se ne parlassimo ogni giorno. Invece non abbiamo mai detto nulla. Il problema è che il recupero è più lento di quanto si pensava, tutto qui». Ci sta. Ma il personaggio in questione è talmente enigmatico e gli Spurs così abbottonati che il dubbio resta. C’è chi parla di un certo malcontento da parte di Leonard per non aver accanto compagni all’altezza per lottare alla pari con i Warriors (a dire il vero vale per tutte le altre 28 squadre Nba).
FORTUNA Una cosa è certa: San Antonio ha davanti un problema di non facile risoluzione. Tony Parker ha 35 anni (ed è stato retrocesso a play di riserva nei giorni scorsi a favore del giovane Dejounte Murray), Pau Gasol ne ha 38, Manu Ginobili 40. Pure LaMarcus Aldridge, che finalmente sta esprimendosi sui livelli di Portland, anche perché le difese avversarie preferiscono fargliene segnare 30 ma non raddoppiarlo evitando di venire battuti dagli altri, quasi tutti ottimi tiratori, non è un giovincello coi suoi 32 e mezzo. Se Leonard dovesse rompere – e siamo ben lontani da questa ipotesi – coi texani, per la prima volta nell’era Popovich gli Spurs dovrebbero ricostruire partendo dal basso, come hanno fatto tutte le altre, cosa che invece gli speroni, con abilità unica e un pizzico di fortuna (leggi palline del draft ‘97 che gli hanno regalato Duncan) sono sempre riusciti ad evitare.
SPECIALISTI DI TENDINI Giudicarli in una conference che Golden State vincerà in carrozza (così come il titolo Nba al netto di infortuni, i grandi equilibratori) e che vede i Rockets come primi sfidanti dei campioni e i Wolves finalmente sbocciati, diventa difficile senza averli visto al completo per un mesetto. Fatto sta che pare dura immaginarli davanti quantomeno alle prime due. Leonard ha saltato le prime 27 partite di stagione regolare, rientrando il 22 dicembre ma disputando solamente 9 partite prima di fermarsi nuovamente,
dopo aver manifestato le difficoltà nello scendere in campo in condizioni non buone. «Ci siamo consultati coi più grandi specialisti mondiali per quanto riguarda i tendini – ha spiegato Buford – Con Parker le cure avevano funzionato, con Kawhi non stanno avendo lo stesso effetto». Per questo Leonard e il suo staff hanno deciso di rivolgersi a medici esterni allo staff degli Spurs, pratica non inusuale. Non che San Antonio stia annaspando. È terza a Ovest con un bilancio di 32 vinte e 18 perse (64% di vittorie), ampiamente in corsa per avere il fattore campo favorevole nel primo turno dei playoff. Ma in casa Spurs si ragiona solo in termine di anelli. E quelli per ora, Leonard o non Leonard, li trovi solo nella Baia di San Francisco.
NON È SOAP OPERA SOLO UN RECUPERO PIÙ LENTO DEL PREVISTO...
GREGG POPOVICH IL COACH SU LEONARD CON KAWHI LE CURE NON SONO STATE EFFICACI COME CON PARKER
RC BUFORD G.M. SAN ANTONIO