Nanga Parbat: dramma a 7000 metri
●Avrebbero raggiunto la vetta: Mackiewicz perde gli occhiali e la vista, la Revol tenta di scendere da sola
Quando leggerete queste righe è possibile – ed è quanto ci si deve augurare – che una miracolosa operazione di soccorso abbia posto fine al dramma che da oltre 24 ore si sta svolgendo sul Nanga Parbat (8125 m). La francese Elisabeth Revol e il polacco Tomek Mackiewicz ieri mattina hanno lanciato il loro tentativo di vetta, sogno lungamente inseguito: la salita invernale in stile alpino. Loro due soli, senza corde fisse. Per il polacco era il settimo inverno sul Nanga Parbat, l’Ottomila della sua vita. Per la francese, che di 8000 ne vanta già 4, «solo» il quarto tentativo.
GRANDE SOGNO Un sogno portato testardamente avanti anche se la «prima» è stata realizzata due anni fa dallo spagnolo Alex Txicon, dal pachistano Muhammad Ali e da Simone Moro, con Tamara Lunger che dovette fermarsi a 70 metri dalla vetta. Sulla quale sembra proprio che siano arrivati ieri Tomek ed Elisabeth, la quale sarebbe diventata così la seconda donna su un 8000 d’inverno (dopo la svizzera Marianne Chapuisat sul Cho Oyu nel 1993, ma in una spedizione tradizionale). Dunque una grandissima impresa per i due, che dovrebbero aver anche aperto una via parzialmente nuova. Si tratta di quella tentata e non conclusa nell’estate 2000 da Reinhold e Hubert Messner, con Hanspeter Eisendle e Wolfy Thomaseth. Nessuno, nei vari tentativi di ripetizione anche estivi era mai arrivato in vetta, ricongiungendosi alla via Kinshofer nell’ultimo tratto. Si tratta di una via, sulla parte più settentrionale del versante Diamir, molto lunga. Dopo quelle degli inverni scorsi, per Tomek ed Elisabeth è stata l’ennesima prova di resistenza: la loro specialità. Rischiosa: in una spedizione in stile alpino non si possono portare rifornimenti abbondanti, quindi bisogna esser veloci. Mackiewicz e Revol hanno invece dovuto ritirarsi dopo un primo tentativo. Ieri hanno insistito sapendo che era l’ultima chance: stavano arrivando venti fortissimi in alta quota. ACCECATO In discesa Tomek ha avuto problemi. Sembra sia caduto. Certamente ha perso gli occhiali e la conseguenza è stata presto un accecamento a causa dei forti riflessi sulla neve. Questo ha rallentato moltissimo il rientro alla tendina lasciata a quota 7280. Il polacco vi è giunto stremato e probabilmente vittima anche di congelamenti in quelle bassissime temperature. In ogni caso, impossibilitato a muoversi sulla via normale, la Kinshofer, dove la discesa si fa più ripida o a riguadagnare quota per tornare Nanga Parbat K2 sulla più facile via utilizzata in salita. Alla francese non è rimasto altro da fare che aiutarlo per quanto possibile e - prima di cominciare da sola una coraggiosa ed estenuante discesa proseguita anche nella notte lanciare una richiesta di soccorso. Disperata. Perché quest’anno non ci sono altri alpinisti al Nanga Parbat.
ELICOTTERI C’è stata una mobilitazione generale, dopo la straziante richiesta d’aiuto della moglie di Tomek. L’unica possibilità viene da un soccorso da parte degli alpinisti polacchi impegnati sul K2. Il grande Krzysztof Wielicki, che dirige quella spedizione, ha subito dato la disponibilità. Ma il K2 è molto lontano dal Nanga e solo gli elicotteri possono portarvi i soccorritori. Però in Pakistan volano solo quelli militari e le autorità hanno preteso la certezza della copertura degli alti costi. La moglie di Mackiewicz ha lanciato una raccolta fondi che in poche ore ha raggiunto e superato l’obiettivo: 50.000 euro. Se il meteo lo avrà consentito, oggi due elicotteri devono aver prelevato cinque alpinisti al K2 portandoli al campo base del Nanga. Denis Urubko, già autore di coraggiosi soccorsi, e Adam Bielecki si lanceranno in stile alpino sulla via normale. Loro conoscono già bene l’inverno del Nanga. Probabilmente raggiungeranno e aiuteranno Elisabeth. Difficile che possano essere calati più in quota. Per Tomek servirebbe il miracolo di un sorvolo, per calare uno dei due alpinisti vicino a quella tenda troppo in alto sulla grande montagna.