La Gazzetta dello Sport

I GRATTACAPI DI LUCIANO

- Di LUCA CALAMAI

Èsparita l’Inter. Ed è curioso che sia Walter Zenga, uno con il nerazzurro stampato sul cuore, a rendere ufficiale la crisi della squadra di Spalletti. Ora che non c’è più spazio per sogni di mercato non resta che prendere atto dei problemi...

Èsparita l’Inter. Ed è curioso che sia Walter Zenga, uno che ha i colori nerazzurri stampati sul cuore, a rendere ufficiale lo stato di crisi della squadra di Spalletti. La striscia senza vittorie si allunga. Ora che non ci sono più spazi per sogni di mercato non resta che prendere atto dei problemi che da un paio di mesi tormentano Handanovic e compagni. L’Inter ha perso identità tattica, corre poco, non ha cambi di passo in mezzo al campo e, come dimostrano le ultime partite, non riesce più a difendere le situazione di vantaggio come succedeva a inizio campionato. Non basta. Quando, come ieri, non può contare su Icardi diventa troppo scolastica nei suoi movimenti offensivi. Perisic è diventato improvvisa­mente molle in ogni sua iniziativa e Candreva è sempre più in stato confusiona­le. Per carità, il pareggio contro il Crotone consente ai nerazzurri di restare in zona Champions. Che era l’obiettivo di inizio stagione. Ma quest’Inter in caduta libera può non bastare per conquistar­e un posto nelle prime quattro. Quindi tocca a Spalletti trovare nuove soluzioni. La grigia esibizione di San Siro regala un paio di messaggi interessan­ti che possono, anzi devono, essere sviluppati in prospettiv­a futura. Rafinha, a esempio, pur nella confusione finale ha dimostrato di avere colpi da giocatore vero. Può dare qualità negli ultimi metri e quei gol di cui la squadra nerazzurra ha assolutame­nte bisogno. E lo stesso Eder, autore della rete del momentaneo vantaggio, in questo momento è sicurament­e più vivo di Perisic e Candreva. Serve, insomma, un’idea nuova. L’Inter che ha accarezzat­o il sogno scudetto non esiste più. Ne serve un’altra magari con un rifinitore e due punte. E con quella fame che è improvvisa­mente scomparsa.

Ora la palla passa alle squadre della Capitale. La Lazio, con la sua qualità e la sua precisa identità tattica, andrà in scena nel posticipo di domani ospitando il Genoa. La squadra di Inzaghi punta a blindare il terzo posto. Il mezzo passo dei nerazzurri regala invece un prezioso assist a una Roma pure lei in affanno. Come testimonia la sua lunga striscia senza successi. La fine del mercato toglie un grande problema a Di Francesco. Non ci saranno più giocatori distratti. Ma la perdurante assenza di De Rossi lascia un vuoto in cabina di regia. L’ipotesi di un passaggio al 4-2-3-1 (modulo di spallettia­na memoria) non convince il tecnico. Fiducia, quindi, al 4-3-3, magari con Nainggolan avanzato di qualche metro. La Roma che convive con la crisi di Dzeko e con uno Schick alle prese con problemi fisici e difficoltà di ambientame­nto ha bisogno più che mai di ritrovare l’impatto in fase offensiva del belga. La Roma, impegnata in trasferta contro un Verona in ripresa, è arrivata a un bivio, deve ripartire subito a cento all’ora per mettere ancora più pressione a un’Inter in evidente affanno. Anche Di Francesco, come Spalletti, deve riuscire a tirar fuori il meglio da una rosa che comunque, quanto a nomi, vale un posto tra le prime quattro.

Il testa a testa scudetto, invece, prevede una tappa tranquilla. Benevento e Sassuolo hanno poche possibilit­à di rovinare la domenica a Sarri e Allegri. Il Napoli si affida ai soliti noti convinto che i migliori acquisti del mercato invernale saranno Milik e Ghoulam, ormai vicini al rientro. Sarri spera di ritrovare prima possibile il miglior Insigne. La Juve, invece, chiede un sacrificio al malconcio Bernardesc­hi. Le assenze di Cuadrado e Dybala riducono le alternativ­e del pacchetto offensivo. Un problema pensando alla Champions dietro l’angolo. Immaginand­o questo scenario forse la società bianconera avrebbe rinunciato a dare in prestito Pjaca. Ma ormai i giochi di mercato sono fatti. Ora più che mai Allegri ha bisogno di trovare gol pesanti anche dai suoi centrocamp­isti.

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