GRANDE ZENGA PICCOLA INTER
Il Crotone rimonta, a Eder risponde Barberis: 1-1. E San Siro contesta Applausi solo per l’amatissimo ex che si commuove. Spalletti: «Sono preoccupato, squadra sfiduciata» E la Roma a Verona può andare a -1
L’Inter non sa più vincere. E non è la notizia peggiore. La notizia peggiore è un’altra: l’Inter non sa più giocare. Una pena. Il dilemma adesso è se ai giocatori servano di più un lettino, uno studio e uno psicologo bravo o un insegnante di fondamentali in coppia con un tattico. Anzi, no. Niente dilemma. L’Inter necessita di tutte queste cose. Altro pareggio, altra frenata. Siamo a 5 di fila. Guardando più indietro, siamo a 10 gare senza vittorie (8 in campionato più le 2 di Coppa Italia: 7 pari e 3 sconfitte). Un’altra non vittoria e sarà la peggior serie negativa di tutta la storia nerazzurra in Serie A. Mamma mia. Il Crotone dell’osannato Zenga dà quasi una lezione di calcio a gente ben più famosa e soprattutto più pagata. E’ riuscito a recuperare lo svantaggio a San Siro (ed è il primo punto al Meazza), meritandoselo tutto, e a soffrire soltanto nel finale per l’assalto dovuto dei padroni di casa e per l’innesto di Rafinha e Karamoh, che almeno un po’ di agonismo ce lo hanno messo. Ecco, solidarietà per Rafinha. Cosa gli sarà passato per la testa a veder il gioco dell’Inter ricordando quello del Barça? Mah. Qualcuno ha detto che Pastore non sarebbe servito: viene un po’ da ridere pensando alla pochezza di idee del centrocampo.
LA CHIAVE Spalletti aveva usato una delle sue curiose metafore per descrivere la situazione dell’Inter, grigia come la nebbia rispuntata nelle vie di Milano: «E’ ora di tornare a mangiare le unghiette». Invece l’unico a mangiarsele dal nervoso deve essere stato lui in panchina, nel vedere la sua squadra giocare così male. Nel primo round forse è stata la più brutta Inter degli ultimi tempi. Prima di tutto nell’approccio: se arrivi da 2 sconfitte e 5 pareggi, non puoi corricchiare per il campo contro il Crotone come fosse un’amichevole o, peggio, come se con presunzione sapessi che prima o poi il gol arriverà. Il paradosso è che sia successo, ma nell’unico tiro in porta del primo tempo e in modo casuale. Da un calcio d’angolo e con la complicità di Faraoni che si è fatto sovrastare di testa da Eder, che non è esattamente un gigante. La verità è che il Crotone di Zenga (5 minuti di coro per lui dai suoi ex tifosi, con applausi di ritorno di Walterone e pure dei balzetti al «Chi non salta milanista eh») ha giocato molto meglio. In mezzo al campo, di fronte a Vecino, Borja e Brozovic, quelli da grande squadra sembravano Barberis, Mandragora e Benali. Non solo questione di ritmo imbarazzante, ma di idee, di osare qualcosa, persino banalmente di mezzi tecnici. Vecino sbagliava un sacco di passaggi, Borja era di una lentezza e una banalità imbarazzanti, Brozovic sembrava un latitante: fuggiva dalle azioni. Spalletti ha scelto Dalbert al posto di Cancelo rimettendo D’Ambrosio a destra, ma entrambi gli esterni hanno spinto poco e coperto meno, soffrendo Ricci e Nalini. Anche dopo essere passata in vantaggio, l’Inter non ha cambiato atteggiamento. Anzi, è sembrata impaurita, ha continuato a fallire passaggi, stop e cose elementari e il Crotone, di contro, ha preso coraggio anche se non è riuscito a impensierire Handanovic. Nel secondo round, però, come l’Inter al primo tiro in porta ha centrato il bersaglio grazie a uno scambio TrottaBarberis e all’unico scatto di Borja Valero che nel tentativo di deviare ha rifinito il tocco di Trotta per il «10» di Zenga.
IMBARAZZO Eravamo al minuto 15. C’era mezzora più recupero per rimettere le cose a posto. Ma l’Inter per parecchio tempo non ha cambiato passo e ha regalato vita facile alla banda dell’uomo ragno. Spalletti, forse confuso come la sua squadra, ha cambiato tardi e non benissimo. Ok l’esordio a San Siro di Rafinha al posto di un Candreva generoso ma fallace come tutti, ma con Vecino inutile in fascia per un 4-4-2 aggiustato tardi con l’inserimento di Cancelo per un inguardabile Dalbert. Negli ultimi 20 minuti dentro anche Karamoh per il tutt’altro che Epic Brozo e il via all’assalto, appunto, dovuto. Qui Perisic, fin lì desaparecido, ha iniziato la sua serie imbarazzante di errori sotto porta. E’ finita tristemente, tra i fischi di un numeroso e incredulo pubblico. E’ finita senza luci a San Siro con l’Inter che non riesce neppure a produrre lo straccio dell’alibi dell’assenza di Icardi. Il suo sostituto Eder ha segnato ed è stato il meno peggio. Per dirla con qualcuno, è tutto da rifare.