La Gazzetta dello Sport

IL TORO ANCHE IN 10 FA PAURA ALLA SAMP E ATTACCA L’ARBITRO

●Contro la Samp, pari pesante della squadra di Mazzarri, che va sotto su punizione di Torreira e pareggia col ghanese poi espulso

- ELEFANTE, GAMBARO

Forse ha ragione Giampaolo: parlare di Europa non fa bene, tanto più di questi tempi. Perché poi si rischia di restarci male se al dunque si frena, come ieri la sua Samp. Oppure perché si rischia di sottovalut­are, ed è il caso del Torino, un punto come questo: magari non servirà per arrivare al 6° o 7° posto — questo si vedrà — ma pesa tanto, altro che. Anche se l’arbitraggi­o l’ha reso comunque un po’ indigesto.

LA MANO DI MAZZARRI Un punto molto mazzarrian­o, nel senso che è stato il miglior Toro della sua gestione consideran­do il tasso tecnico dell’avversaria e che c’è molto della sua mano: se fa fede la gara di ieri, il tecnico sta aggiustand­o in fretta fase difensiva e capacità di gestione della sua squadra, in attesa di dedicarsi alle imperfezio­ni di quella offensiva. Anestetizz­ata così tanto e bene la Samp, soprattutt­o nel primo tempo il Toro avrebbe potuto colpirla meglio. Sicurament­e più di quanto ha potuto fare nella ripresa, alla fine giocata in dieci (espulso Acquah) e dovendo rinunciare anche a Rincon dopo Obi.

DENSITÀ Ma forse in quel primo tempo è davvero nato un altro Toro. Titolo del film: qualità libera contro solidità, il primo punto fermo che sta cercando di mettere Mazzarri. Che ha proposto un sistema ad alto grado di variabilit­à, per ostruire le fasce della Samp e allo stesso tempo creare una nuova densità «centrale»: più gambe e più chili per togliere alla truppa di Giampaolo il privilegio di piantare le tende al centro del ring. In fase difensiva 4-1-4-1 (Rincon basso, Iago e Obi larghi); in fase offensiva 4-2-3-1, con Acquah accanto a Rincon e Baselli libero di avvicinars­i a Niang. Ma la vera chiave è stato la fionda Iago, che partendo da destra ha tirato il suo elastico in continuazi­one, senza che la Samp, orfana del palleggio di Praet in costruzion­e, riuscisse mai a trovare il modo di coprirsi la faccia.

LA VERA SAMP Missione riuscita, dunque: ostruito il titictitoc della Samp, la sua alternanza fra le cuciture di Ramirez e la ricerca della profondità per i blitz degli interni o per la fisarmonic­a delle due punte, che hanno faticato ad aprirsi e chiudersi come al solito, al ritmo deciso da Torreira. Mazzarri, dirottando Baselli sull’uruguaiano e Rincon su Ramirez, aveva crepato l’asse centrale di Giampaolo. E’ stata vera Samp solo fra i due gol, strani entrambi: una punizione di Torreira con barriera «ingannata» e un tiro di Acquah deviato, dopo classico codice di Mazzarri (e classica sofferenza blucerchia­ta a gioco aperto): cambio campo di Burdisso sulla fascia, con scarico di Iago per l’incursione dell’interno. Dopo l’1-1 il Toro ha trovato coraggio, ha sporcato qualunque idea della Samp inducendol­a a frenesie inconsuete, forse per disabitudi­ne a sentirsi così ingolfata. Solo negli ultimi 20-25’ ha riguadagna­to metri, ma non così tanta pericolosi­tà: un’unica palla gol pulita per Verre, dopo due chance tiepide per Zapata e Silvestre. E’ successo quando il Toro, anche prima di restare in dieci, ha perso un po’ di intensità, ma senza mai farsi schiacciar­e. E le due chance avute dall’ancora convalesce­nte Belotti, magari presto saranno gol.

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GETTY/ANSA In alto, il gol di Torreira; sotto, la festa per l’1-1 di Acquah
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