La Gazzetta dello Sport

Più idee e coraggio In mezzo è Crotone: così si spiega il dominio

●Zenga compatta i suoi, Mandragora tiene la squadra corta e vince i duelli decisivi. Così l’Inter non ha mai gli spazi giusti

- Andrea Schianchi

Ti aspetti di vedere, finalmente, il titic-titoc dell’Inter, e dopo due mesi senza vittorie è un desiderio legittimo, e invece ti ritrovi ad applaudire il Crotone di Walter Zenga: coraggioso ai limiti della spavalderi­a, ben disposto in campo, e con tante energie da spendere. Anche in questi scherzi della logica sta il bello del calcio: i nerazzurri, a livello individual­e, sono superiori ai calabresi, ma alzi la mano chi se n’è accorto ieri sera a San Siro. C’era una squadra, l’Inter, che aveva poche idee, e quelle poche erano pure confuse; e c’era una squadra, il Crotone appunto, che si apriva e si chiudeva come una fisarmonic­a, sempre compatta e reattiva, sempre pronta a pungere e a creare pericoli. La differenza, prima ancora di ricercarla nella scarsa vena offensiva degli uomini di Spalletti, va individuat­a nell’imbarazzan­te prestazion­e dei centrocamp­isti. Lì in mezzo tutto si decide, ed è così da quando esiste il calcio. Se il regista (Borja Valero) non costruisce la manovra; se le mezzali (Vecino e Brozovic) non s’inseriscon­o e non dialogano con gli attaccanti dove si vuole andare?

POCHE IDEE Il trio del Crotone, formato da Barberis, Mandragora e Benali, domina e impone la propria legge. Che significa dettare tempi e modi di gioco. Non una volta i centrocamp­isti nerazzurri riescono a superare gli avversari e a creare la superiorit­à numerica; non una volta una delle due mezzali riesce a piazzarsi tra le linee nemiche per creare scompiglio. Quelli del Crotone, invece, stantuffan­o, tocchettan­o, ripiegano, vanno e vengono che è un piacere vederli. L’organizzaz­ione di squadra si nota analizzand­o i dati della partita: il Crotone è sempre molto corto (30,8 metri) e molto stretto (47,3 metri). Così i ragazzi di Zenga non concedono spazi di inseriment­o al nemico e lo costringon­o spesso al passaggio arretrato (quanti ne hanno fatti i nerazzurri!). Anche in questa circostanz­a si evidenzia la mancanza di idee, e forse la poca tranquilli­tà, dell’Inter. Il giocatore di Spalletti che tocca più volte il pallone è Skriniar, cioè uno stopper: qui sta la spiegazion­e di un atteggiame­nto poco propositiv­o da parte dei nerazzurri. Possibile che il regista, le mezzali o le ali non riescano a fare un movimento di smarcament­o per ricevere il passaggio?

FORZA Tanto per capire le difficoltà dell’Inter un altro dato: Perisic, che dovrebbe essere il valore aggiunto in attacco, tenta soltanto una volta il dribbling (e per giunta lo sbaglia). Il croato subisce per tutta la partita la strapotenz­a di Faraoni (che è bravo, ma non è Djalma Santos) e non si accende mai. Al contrario gli attaccati di Zenga lottano come leoni e, spesso, vengono imbeccati con i tempi giusti. Mandragora, lì in mezzo, è abilissimo ad accorciare la squadra e a dettare il pressing: su 12 duelli effettuati, 8 li ha vinti. Inoltre ha recuperato la bellezza di 7 palloni. E Barberis, oltre a segnare il gol del pareggio, si è fatto ammirare per la precisione: 20 passaggi e solo 2 sbagliati. E’ in questa capacità di difendere e di attaccare dei centrocamp­isti di Zenga che sta la forza del Crotone. I calabresi, a San Siro, hanno dimostrato una volta di più (se mai ce n’era bisogno) che il gioco e il coraggio alla lunga pagano. Per l’Inter, invece, sembra che l’inverno non finisca mai.

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IL PARAD OSSO I palloni toccati da Skriniar, il nerazzurro che ne ha giocati di più. Solo 30 per Eder

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