LA COMMOZIONE DI ZENGA «CHE ACCOGLIENZA SAN SIRO! GIOCANDO COSÌ CI SALVIAMO»
L’ex nerazzurro: «La curva mi saluta sempre come se avessi smesso di giocare un anno fa. I miei ora non devono abbassare la guardia»
Un’accoglienza da re. Come giusto che sia visti i ricordi che ha lasciato qui. La curva Nord ha dimostrato tutto l’affetto possibile a Walter Zenga: cori, striscioni, applausi e un ideale abbraccio dal popolo nerazzurro che il tecnico difficilmente scorderà. Anche perché lui è stato tutt’altro che restio al coinvolgimento. Quando lo stadio, a partita in corso, gli ha chiesto di saltare al grido di «chi non salta rossonero è» Zenga non si è fatto pregare, dimostrando una volta di più la sua totale fede nerazzurra. Ma le note liete per lui non finiscono qui. Perché poi la Nord ha tirato fuori uno striscione («Walter Zenga uno di noi») che lo ha caricato ancora di più. Energia che lui ha riversato sulla sua squadra: il Crotone si è portato via il primo punto della sua storia a San Siro. E lo ha fatto meritatamente, senza rubare niente. Anzi. I calabresi (che hanno schierato 10 titolari italiani su 11, l’unico straniera era il libico Benali) hanno portato a tre la mini striscia di risultati utili consecutivi, l’ideale per riprendere quel discorso salvezza così già ben avviato.
CORAGGIO La prestazione del Crotone è piaciuta naturalmente anche a Zenga, che non ha nascosto l’orgoglio per la prestazione dei suoi: «Per noi vedere la squadra giocare così, in uno stadio grande e prestigioso come questo, senza subire quasi nulla e anzi proponendo calcio è stata una grande soddisfazione. Specie pensando che era quasi come fossi a casa mia. Anche quando ho affrontato l’Inter con la Sampdoria è stato difficile: non è mai facile giocare col tuo passato, nella testa e nel cuore c’è tutto, ti passa il film della tua vita. Il saltello durante il coro della Nord? Sono cose goliardiche che non offendono nessuno. Sono stato anch’io un ragazzo che andava in curva...».
DNA NERAZZURRO Poi Zenga ha ribadito un concetto che torna sempre di attualità quando si ritrova contro l’Inter: il feeling speciale che ha con i tifosi. «Io ho fatto tutta la trafila con l’Inter — ha aggiunto il tecnico del Crotone — sono nato interista. Quindi è più facile avere un rapporto così profondo. Ero già venuto con Catania e Palermo e la curva mi saluta sempre come se avessi smesso di giocare un anno fa, invece è passato tanto tempo. Sono convinto che i tifosi apprezzino chi lavora sodo e dà tutto per la maglia, ne sono convinto. Ma il mio futuro è l’Atalanta la prossima giornata, perché non possiamo e non dobbiamo abbassare la guardia. Quello che chiedo alla squadra è di giocare veloce verso gli attaccanti. Dobbiamo migliorare nel gestire la partita e sprecare meno energie. Ci sono passaggi da fare nella crescita e questo è uno di quelli».
CHE BEL CROTONE Poi il discorso è scivolato, inevitabile, verso la sua Inter, in crisi di gioco e di risultati e lontana parente di quella che con lui vinse lo scudetto dei record nel 1988-1989 con Giovanni Trapattoni in panchina: «Come ho visto l’Inter? Difficile rispondere, perché ero concentrato sui miei e lo dico per davvero. Io ho solo visto un buon Crotone che ha messo in difficoltà l’Inter. Abbiamo rischiato, abbiamo giocato bene e sono convinto che giocando così conquisteremo altri punti. Dell’Inter parlerà Spalletti che è un grande allenatore».
C’È UNA NUOVA MENTALITÀ, ORA CERCHIAMO DI GIOCARE DI PIÙ
ANDREA BARBERIS CENTROCAMPISTA CROTONE