La Gazzetta dello Sport

Frenata City con il Burnley Pep provoca: solo sei riserve

tecnico si lamenta del gioco duro, con sette infortunat­i non completa la panchina

- Stefano Boldrini CORRISPOND­ENTE DA LONDRA

Il Manchester City pareggia 1-1 in casa del Burnley, ma la vera notizia che anima i dibattiti in tv e regala materiale ai siti non è la frenata della capolista della Premier, ma la scelta di Pep Guardiola di portare solo sei giocatori in panchina. «È uno scherzo», commenta sorridente Phil Neville, ex United, che quando può affonda i colpi contri i vicini di casa. «Tutto vero – spiega l’allenatore catalano –. Avrei voluto portare diciotto calciatori, ma gli infortuni a valanga non me l’hanno permesso. L’Under 21 ha giocato venerdì con lo Swansea e non potevo contare neppure sui giovani». Una scuola di pensiero considera la scelta di Guardiola una provocazio­ne. È vero che ci sono sette elementi k.o., ultimo della lista Sané, colpito in modo brutale in Coppa d’Inghilterr­a a Cardiff, ma proprio questo modo di intendere il football ai limiti del violento avrebbe indispetti­to il manager del City. Della serie «mi massacrate i giocatori, ecco i risultati». I sette indisponib­ili sono David Silva, Sané, Stones, Delph, Jesus, Foden e Mendy.

CALO Il pareggio di Burnley non può però essere trascurato, anche perché certifica il fatto che la capolista della Premier ha conquistat­o sette punti in quattro gare: dopo il ko di Liverpool, due vittorie con Newcastle e West Bromwich, poi questo 1-1. È legittimo il sospetto che sia in atto un leggero calo, comprensib­ile dopo cinque mesi a tavoletta. La storia di Guardiola contribuis­ce ad alimentare queste supposizio­ni: nei gironi di ritorno, le sue squadre hanno quasi sempre rallentato.

DISCRETI L’allenatore catalano ha giudicato «eccezional­e» la prestazion­e della sua truppa a Burnley, ma abbassando i toni si può definire la prova del City «discreta, con momenti di bel gioco». Il Burnley, settimo in classifica, in casa è un caterpilla­r e pratica il tipico football britannico che Guardiola ha più volte dimostrato di non gradire: agonismo all’eccesso, corsa senza sosta, pressing ossessivo. Al netto di tutto questo, un club che ha una rosa costata 732 milioni di sterline – al cambio attuale 834 milioni di euro – ha i mezzi per sopravvive­re ai climi peggiori del calcio britannico.

AHI STERLING Perché poi, come spesso accade, sono i dettagli a marcare le differenze. Sull’1-0, a metà ripresa il City ha avuto un’occasione colossale per chiudere il match, ma sul cross di Walker, Sterling, con la porta spalancata, ha spedito il pallone addosso ai tabelloni. Non a caso, dopo il fischio finale, Sterling resterà mezzo minuto seduto in panchina, a chiedersi per l’ennesima volta «ma come ho fatto a sbagliare?». Il City ha trovato il gol al 22’, con un capolavoro di Danilo: un destro a giro che ha bucato Pope all’incrocio. La reazione del Burnley è stata per cuori forti: un sinistro al volo di Mee deviato da Ederson, una capocciata sballata sempre di Mee su azione di calcio d’angolo. Pope ha evitato la seconda rete del City con un grande riflesso su De Bruyne, ma nella ripresa il Burnley, complice l’inseriment­o di Lowton, ha cambiato marcia. Ederson è stato straordina­rio su una sassata di Lennon: pallone smanacciat­o verso il palo. Ancora Lennon ha avuto una buona chance. Dopo l’errore di Sterling, il City è andato in sofferenza e l-1 di Gudmundsso­n, tocco al volo sul cross di Lowton, non ha sorpreso nessuno. Il portiere Ederson tra i migliori in campo: anche questo certifica i meriti del Burnley e la sofferenza del City.

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AFP Bernardo Silva abbraccia Danilo, a destra, autore del gol

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