La Gazzetta dello Sport

Nuova terra promessa per Jesus, re rossonero André non è «velenoso»

●Lo spagnolo, miglior goleador Milan, segna da 30 metri: «Con Gattuso una squadra nuova». Ma la punta fatica e Rino la striglia

- Marco Pasotto INVIATO A UDINE TIRI IN PORTA

Dicono che da queste parti in settimana fossero piuttosto preoccupat­i in vista dell’arrivo di Jesus. Che ancora non riesce a camminare sulle acque, ma ogni tanto come ieri - sembra che lo faccia. Gabbie, raddoppi, scivolamen­ti: Suso negli ultimi giorni è stato il protagonis­ta numero uno della lavagna tattica friulana, il pericolo pubblico da disinnesca­re. Il problema è che ci sono partite in cui, quando i giri si alzano e il piede si scalda più del consueto, le contromisu­re servono a poco. O comunque, non bastano. Succede così contro i giocatori di qualità. Jesus in vigilia era finito anche nei discorsi di Gattuso, che di fronte a un ultimo periodo meno brillante del solito, lo aveva difeso con grande affetto ma gli aveva pure detto: «Ci si aspetta qualche gol dalla sua mattonella». Ecco il punto: anche l’Udinese si era concentrat­a molto su quella mattonella, consideran­do evidenteme­nte le altre con meno attenzione. Il ragionamen­to di Jesus, dopo pochi minuti, è stato elementare: visto che in fascia cercano di non farmi respirare, vado a cercare aria in mezzo. La sua rete è una prodezza perché da un lato offre una balistica fantastica e dall’altro l’intelligen­za di cercare movimenti e soluzioni diverse rispetto a quelle che gli avversari si aspettano. Il segreto è tutto qui: Suso sta evolvendo e un tiro da trenta metri talmente teso da andare a sbattere sotto la traversa, è un premio alla creatività.

APPROCCIO

In campionato non la buttava dentro da nove partite (consideran­do quelle in cui è sceso in campo) e in Italia non aveva mai digiunato più a lungo, fermandosi a nove in altre due occasioni. E comunque se il Milan è rientrato da Udine con il settimo risultato utile consecutiv­o - Coppa Italia compresa -, i ringraziam­enti ancora una volta non toccano le zolle centrali dell’attacco. Accanto all’invenzione di Suso stride il grave errore di André Silva, che nel dopogara Gattuso ha assicurato di aver apprezzato per «spunti e qualità», ma che ha sulla coscienza il gol del potenziale knock-out. Una palla ballerina che gli è arrivata addosso in solitudine al limite dell’area piccola e che André ha provato a colpire goffamente, senza riuscirci, di testa. La sensazione dall’alto? Quella delle altre volte: approccio mentale alla partita e alle giocate troppo leggero. Raccontano infatti che Gattuso dalla panchina abbia urlato la parola veleno più di una volta. In attesa di tornare magari protagonis­ta in Europa, le amarezze in campionato di André aumentano ulteriorme­nte e la vetrina se la prendono gli altri. Suso con quello di ieri è arrivato a quota sei, confermand­osi il capocannon­iere della sua squadra in A. «Avessimo fatto il secondo gol, avremmo gestito meglio - rimarca lo spagnolo -. Il mio? Forse è stato il più bello col Milan, ma anche quello a Napoli (agosto 2016, il suo primo in rossonero, ndr) mi era piaciuto parecchio. Sono contento con Gattuso, adesso si vede che stiamo lavorando molto meglio, che siamo un’altra squadra».

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IL NUMERO le reti segnate in campionato da Suso: è il miglior cannoniere della squadra rossonera

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