EAGLES, CANTO DI GIOIA TRIONFO AL SUPER BOWL
1Il qb devoto trascina gli Eagles alla prima vittoria: niente rimonta per i Patriots di Brady
Nessuno scommetteva su questo angelo biondo con gli occhi azzurri e ora lucidi di commozione. Nessuno credeva che questo ragazzone, relegato per anni su una panchina da tre squadre diverse, avesse nelle braccia il talento per un’impresa del genere: vincere un Super
Bowl (41-33), battere Tom Brady, il più grande di tutti i tempi, e diventare nuovo Mvp di questa supersfida ai campioni dei Patriots. Adesso Philadelphia deve a Nick Foles e a tutti i suoi compagni riconoscenza eterna. In un’ora di gioco, spazzate via frustrazioni lunghe più di mezzo secolo: due partecipazioni precedenti e due sconfitte. Per l’ultimo trionfo nel football bisogna scavare fino al 1960, quando il Super Bowl non esisteva. UNDERDOG Nick è l’eroe inaspettato. Sì, l’underdog: il sostantivo più gettonato in queste ultime due settimane di attesa. Lo sfavorito che diventa protagonista assoluto e s’inventa la gara della vita. Come a Hollywood. Perché quando c’è di mezzo Philadelphia, è impossibile non pensare a Rocky e alla sua saga di eterno secondo, che sul ring riscatta un’esistenza da mediocre. Anche perché le immagini di quei film scorrono più volte sullo schermo gigante e la colonna sonora rimbomba nella pancia di questo enorme stadio coperto. «Yo, Adriana!», grida Stallone con quello spesso accento di Philly. La Adriana di Nick si chiama Tori, è una ex pallavolista, e la tiene accanto a sé. «E’ la mia roccia, insieme a Dio e alla fede», dice. Perché anche lei come Adriana soffre: un problema cardiaco che la costringe a curarsi. Ha in braccio sua figlia Lily di neppure un anno con un paraorecchie rosa, Nick. La indica e la voce s’incrina: «Da bambino ho giocato mille volte questa partita e ho sognato un giorno di esserci anch’io. Ora spero di essere stato un’ispirazione per tanti ragazzini: magari qualcuno di loro ce la farà ad arrivare fino a qui».
LEGGENDA Ma arrivare fino a qui non basta. Se vuoi andare dritto nella leggenda, questa partita la devi vincere. Mica semplice, quando in sei stagioni sei stato soprattutto a bordocampo (è la prima riserva a farcela dal 2002 quando vinse Brady, anche lui da subentrato). Così, in questo tritacarne mediatico e con un Paese che ti osserva, rischi di venire travolto. Nick trasforma l’ansia in energia positiva e non si fa prendere dall’angoscia. «Ero calmissimo. Sapevo di non dover indossare gli abiti di superman perché avevo al mio fianco una squadra fortissima». Fa il modesto. Perché le difese sono quasi sparite e per vincere ha dovuto infilarsi i panni di Brady, quelli del rinomato rivale a cui ha risposto colpo su colpo. Tom ha passato per 505 yard (frantumato il record che già gli apparteneva): nessuno aveva mai perso una qualunque gara nella storia della Nfl con cifre da almeno 500 yard, tre touch down e zero intercetti. Nick ha messo insieme numeri da fenomeno: 373 yard con 24/43, 3 td più 1 in ricezione e 1 intercetto, ma non per colpa sua. Ha portato
le sue Eagles avanti fino a 15-3 nel secondo quarto, che ha chiuso ricevendo lui un passaggio nella end zone per il 22-12. Nessun quarterback c’era mai riuscito in un Super Bowl.
CORAGGIO C’è voluto anche il coraggio dell’allenatore Doug Pederson, pure lui quasi un novizio, che per due volte ha rischiato andando allin su un quarto down. E Foles ha eseguito gli ordini alla perfezione. Bastava un niente per crollare. Come nel momento in cui i Patriots si sono avvicinati, fino al 29-26. E poi quando nell’ultimo periodo hanno effettuato il primo sorpasso: 33-32 a 9’22” dal termine. E’ lì che Nick è diventato Brady. Con la pressione a mordergli i nervi, ha cucito il più bel ricamo della gara (75 yard e 14 giocate), che chiudeva con un passaggio a Zach Ertz. Il tight end perdeva il controllo della palla e ci voleva il Var per confermare la regolarità della meta. Era 38-33 Eagles con 2’21” e l’ovale in mano a Brady. Sembrava il copione scritto apposta per lui: come vincere in rimonta. Il ruolo interpretato con successo decine di volte, fra cui il capolavoro dell’anno passato, quando recuperò da uno svantaggio di 328. Ma stavolta il miracolo non gli è riuscito. In agguato c’era un diavolo con le ali degli Eagles, Brandon Graham: lo abbatteva e gli toglieva il pallone dalle mani. Era il colpo del k.o. che sigillava l’incontro. Anche se nei secondi finali Brady aveva il tempo di provare il passaggio dell’«Ave Maria» finito nel nulla. Chissà che siano state le preghiere di Foles a esorcizzare quel fendente. «Se non avessi avuto Dio e mia moglie, oggi non sarei qui», ripete Nick. Perché un paio d’anni fa quando le cose andavano storte pensò di piantare tutto e dedicarsi agli altri, facendo il pastore dopo alcuni corsi in seminario. Il mito di Brady rimane intatto. Perde a testa altissima e a 40 anni promette di non ritirarsi: «E’ passato un quarto d’ora dalla fine della partita: ci dovrò riflettere, ma non vedo ragioni per smettere».
VOLO Si sentono in sottofondo i tifosi di Philadelphia che cantano il ritornello preferito: «Fly Eagles Fly». Perché finalmente le aquile hanno spiccato il volo. C’è un senso di appartenenza alla città che non ha pari con le altre. Spiega bene il safety Malcolm Jennings, che per buona parte della stagione durante l’esecuzione dell’inno ha alzato il pugno per protesta, come Carlos e Smith: «La nostra squadra si identifica totalmente in Philly. Abbiamo dovuto superare mille difficoltà, ma ora festeggiamo». Piangono un po’ tutti per la gioia. Il proprietario Jeffrey Lurie, nato a Boston, che anni fa voleva comprare i Patriots, commosso dice: «Tifosi di Philadelphia questo è per voi. Mai visto un gruppo di uomini veri come questo». Perché nessuno ha mollato dopo l’infortunio al quarterback titolare, Carson Wentz, che aveva tolto certezze. Invece, è sbucato Nick: il subentrato. Riprende in braccio Lily e cintura la moglie: «Dopo un partita di football scappo a casa per stare con loro: sono il mio bene più prezioso». Il nuovo eroe svanisce nei corridoi dello stadio: Philadelphia prima o poi gli farà un monumento.
IL VINCITORE Nominato Mvp, ha tolto lo scettro al grande rivale che perde a testa alta
«Da bambino ho sognato mille volte di giocare questa partita»
1 1 5 1
L A STA TISTI CA Le yard totali lanciate e corse dai 2 team. Record assoluto Nfl, regular season inclusa
74
IL PUNTEGGIO
I punti totali segnati. Secondo bottino più alto dopo S. Francisco-S. Diego 49-26 (SB XXIX)
I DUE ASSI
Nick voleva ritirarsi per fare il pastore: «Dio e la famiglia mi hanno dato forza»
Il fuoriclasse di New England (40 anni) sul futuro: «Non penso di smettere»