I MERITI DI ALLEGRI CHE RICORDA LIPPI
Le qualità del tecnico della Juve
Caro Cerruti, vorrei sottolineare i meriti di Allegri, che ha sempre saputo trasformare la Juventus cambiando giocatori e moduli, con due doti in particolare: l’inserimento dei nuovi e il coraggio di lasciare in panchina campioni come Higuain e Dybala. E allora le chiedo, a chi paragonerebbe Allegri?
LMatteo Moizzi, Milano
a tentazione di esaltare la Juventus che passeggia sul Sassuolo, malgrado le assenze iniziali di Dybala, Cuadrado, Costa e Barzagli, è forte. E per motivi paralleli è forte anche la tentazione di esaltare l’abilità di Marotta e Paratici, che hanno messo a disposizione di Allegri un organico extralarge per quantità e qualità. Stavolta, però, a prescindere da come finirà la stagione dei bianconeri, preferiamo soffermarci sui meriti del tecnico. Come fa osservare il signor Moizzi, Allegri in quattro anni ha montato e rimontato una squadra sempre diversa, come raramente accade in un lasso di tempo così breve. Da Pirlo a Matuidi, da Vidal a Khedira, da Tevez a Higuain, da Llorente a Dybala, Allegri ha continuato a vincere. Ma soprattutto, grazie anche a una società forte e compatta che lo ha scelto e difeso malgrado l’iniziale ostilità dei tifosi, Allegri ha avuto la forza di rinviare il lancio dei nuovi acquisti e di lasciare in panchina campioni come Dybala e Higuain. Questa si chiama personalità, caratteristica dei grandi allenatori, come Lippi al quale Allegri assomiglia sempre di più. E guarda caso, proprio l’ex c.t. campione del mondo fu il primo, nella primavera del 2010, a parlarci benissimo dell’allora tecnico del Cagliari, pronosticandogli una grande carriera. Il destino ha voluto che Allegri, tre anni dopo lo scudetto vinto con il Milan nel 2011 (l’ultimo in assoluto per i rossoneri) ereditasse la panchina che era stata di Lippi, dimostrando come lui un’altra qualità che distingue i grandi allenatori, al di là dei risultati: la capacità di trasformare tatticamente le proprie squadre, in base alle caratteristiche dei giocatori a disposizione. Prima i giocatori e poi i moduli cioè, perché il quadro è sempre più importante della cornice, non il contrario come pensano molti allenatori. Lippi nella sua Juventus aveva trasformato Zambrotta che era un esterno alto in un terzino, per fare spazio sulla fascia destra a Camoranesi, poi diventati entrambi campioni del mondo nel 2006. E proprio in Germania il c.t. cambiò il modulo in corsa, rinunciando a Gilardino per inserire Perrotta, fino al trionfo nei supplementari della semifinale contro i padroni di casa quando schierò 4 attaccanti: Totti, : Gilardino, Iaquinta e Del Piero. In attesa di sapere se seguirà la carriera di Lippi anche in Nazionale, Allegri ha già dimostrato di possedere la stessa capacità di cambiare in corsa la Juventus, con il capolavoro della scorsa stagione, quando dopo la sconfitta di Firenze inventò il 4-2-3-1 con il sacrificio di Mandzukic a sinistra in linea con Cuadrado a destra e Dybala alle spalle di Higuain. Quest’anno ha completato l’opera, blindando la difesa con un nuovo centrocampo a tre e così la Juve ha incassato soltanto un gol nelle ultime 15 gare, coppe comprese. Ecco perché Allegri ci ricorda sempre di più Lippi. E non solo perché sono tutti e due toscani.