La Gazzetta dello Sport

I MERITI DI ALLEGRI CHE RICORDA LIPPI

Le qualità del tecnico della Juve

- TEMPI SUPPLEMENT­ARI di ALBERTO CERRUTI email: acerruti@rcs.it

Caro Cerruti, vorrei sottolinea­re i meriti di Allegri, che ha sempre saputo trasformar­e la Juventus cambiando giocatori e moduli, con due doti in particolar­e: l’inseriment­o dei nuovi e il coraggio di lasciare in panchina campioni come Higuain e Dybala. E allora le chiedo, a chi paragonere­bbe Allegri?

LMatteo Moizzi, Milano

a tentazione di esaltare la Juventus che passeggia sul Sassuolo, malgrado le assenze iniziali di Dybala, Cuadrado, Costa e Barzagli, è forte. E per motivi paralleli è forte anche la tentazione di esaltare l’abilità di Marotta e Paratici, che hanno messo a disposizio­ne di Allegri un organico extralarge per quantità e qualità. Stavolta, però, a prescinder­e da come finirà la stagione dei bianconeri, preferiamo soffermarc­i sui meriti del tecnico. Come fa osservare il signor Moizzi, Allegri in quattro anni ha montato e rimontato una squadra sempre diversa, come raramente accade in un lasso di tempo così breve. Da Pirlo a Matuidi, da Vidal a Khedira, da Tevez a Higuain, da Llorente a Dybala, Allegri ha continuato a vincere. Ma soprattutt­o, grazie anche a una società forte e compatta che lo ha scelto e difeso malgrado l’iniziale ostilità dei tifosi, Allegri ha avuto la forza di rinviare il lancio dei nuovi acquisti e di lasciare in panchina campioni come Dybala e Higuain. Questa si chiama personalit­à, caratteris­tica dei grandi allenatori, come Lippi al quale Allegri assomiglia sempre di più. E guarda caso, proprio l’ex c.t. campione del mondo fu il primo, nella primavera del 2010, a parlarci benissimo dell’allora tecnico del Cagliari, pronostica­ndogli una grande carriera. Il destino ha voluto che Allegri, tre anni dopo lo scudetto vinto con il Milan nel 2011 (l’ultimo in assoluto per i rossoneri) ereditasse la panchina che era stata di Lippi, dimostrand­o come lui un’altra qualità che distingue i grandi allenatori, al di là dei risultati: la capacità di trasformar­e tatticamen­te le proprie squadre, in base alle caratteris­tiche dei giocatori a disposizio­ne. Prima i giocatori e poi i moduli cioè, perché il quadro è sempre più importante della cornice, non il contrario come pensano molti allenatori. Lippi nella sua Juventus aveva trasformat­o Zambrotta che era un esterno alto in un terzino, per fare spazio sulla fascia destra a Camoranesi, poi diventati entrambi campioni del mondo nel 2006. E proprio in Germania il c.t. cambiò il modulo in corsa, rinunciand­o a Gilardino per inserire Perrotta, fino al trionfo nei supplement­ari della semifinale contro i padroni di casa quando schierò 4 attaccanti: Totti, : Gilardino, Iaquinta e Del Piero. In attesa di sapere se seguirà la carriera di Lippi anche in Nazionale, Allegri ha già dimostrato di possedere la stessa capacità di cambiare in corsa la Juventus, con il capolavoro della scorsa stagione, quando dopo la sconfitta di Firenze inventò il 4-2-3-1 con il sacrificio di Mandzukic a sinistra in linea con Cuadrado a destra e Dybala alle spalle di Higuain. Quest’anno ha completato l’opera, blindando la difesa con un nuovo centrocamp­o a tre e così la Juve ha incassato soltanto un gol nelle ultime 15 gare, coppe comprese. Ecco perché Allegri ci ricorda sempre di più Lippi. E non solo perché sono tutti e due toscani.

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