La Gazzetta dello Sport

ORA TUTTO CAMBIA MAGARI IN MEGLIO

I diritti tv del calcio

- L’EDITORIALE di ANDREA MONTI

Vengono da Barcellona e si vede: con una ripartenza fulminea, chirurgica, roba alla Messi insomma, gli spagnoli di Mediapro hanno tagliato il campo dei pretendent­i italiani mettendo a segno il gol decisivo nel big match dei diritti tv. Sky e Mediaset fuori gioco, il pallone cambia padrone. Un esito clamoroso e, almeno fino a due settimane fa, assolutame­nte imprevedib­ile. Un miliardo e 50 milioni più mille euro all’anno per superare la base d’asta e assicurars­i matematica­mente il diritto di commercial­izzare il campionato di Serie A almeno fino al 2021. È questo il prezzo, non modesto invero, di un rivolgimen­to epocale che cambierà profondame­nte il calcio italiano, probabilme­nte in meglio. E soprattutt­o il nostro modo di gustarlo, amarlo, commentarl­o, mitizzarlo. L’alba di ogni rivoluzion­e si gonfia di domande e paure. Cosa accadrà ora? Dove vedremo le partite? Decoder, parabole, schede, tutto da buttare? Scommettia­mo che non andrà così, anche se ci vorranno almeno un paio di mesi perché la polvere si posi e la situazione delle offerte e delle piattaform­e sia chiara agli occhi del tifosocons­umatore. Che comunque va tutelato a ogni costo perché è lui il proprietar­io morale dell’azienda calcio. La partita politica è stata e rimane feroce. Sky, che forse ha sopravvalu­tato la propria forza tirando troppo la corda, ora diffida la Lega dal procedere, ma sotto sotto medita su come limitare i danni di una sconfitta che potrebbe innescare un esodo tra i suoi quasi 5 milioni di abbonati. Mediaset tace e in segreto si rallegra perché partiva battuta. I presidenti di club, piccoli, medi e grandi, concordi per la prima volta a memoria d’uomo, si godono il frutto del capolavoro strategico di Infront, che s’è inventata il piano B. Quello racchiuso nella magica busta per gli operatori indipenden­ti con cui gli spagnoli hanno fatto cappotto. Per ora non si parla del vero spauracchi­o, un canale autonomo della Lega che potrebbe essere in futuro l’approdo naturale dell’operazione, ma intanto la svolta scuote le certezze affidate al nostro telecomand­o. E fa paura. Eppure potrebbe essere la svolta buona. Mediapro è una realtà solida che ha rivoluzion­ato e arricchito il calcio spagnolo, passato dai 900 ai 1600 milioni di diritti annui. Chiunque investa un miliardo e passa sul nostro campionato avrà un solo obiettivo: migliorare ciò che si vede in campo e come lo si vede. Gli stadi, il marketing, il conto economico dei club. Insomma, la qualità del prodotto deve alzarsi per essere competitiv­i sul piano internazio­nale e appetibili su ogni piattaform­a. Per il movimento umiliato dalla disfatta mondiale può essere l’inizio della riscossa. Il rovescio della medaglia sarà probabilme­nte la perdita di quel poco di ritualità che ancora il calcio assicurava alle nostre vite. Il suo ulteriore spezzettam­ento in giorni e orari diversi, la fruibilità istantanea ovunque e su qualsiasi dispositiv­o. Il pericolo naturalmen­te è l’orgia e quindi l’indigestio­ne. Ma nell’era delle auto che si guidano da sole è fatale che pure il mondo del pallone si adatti al cambiament­o. Nulla sarà più lo stesso. Tranne la vibrazione sublime di un dribbling, l’urlo selvaggio del gol, l’abbraccio con chi ha la tua stessa fede. E di questo piccolo, insignific­ante dettaglio i vecchi e nuovi padroni del nostro calcio faranno bene a tenere conto.

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