La Gazzetta dello Sport

Lo scomodo Erdogan potrebbe diventare un alleato necessario?

1È un tiranno, opprime i curdi, ma la Turchia ha un ruolo importante in Medio Oriente e si è riavvicina­ta alla Russia

- Di GIORGIO DELL’ARTI gda@vespina.com

Quella di Erdogan a Roma non è una visita qualunque.

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I curdi hanno fatto casino.

Non è solo questo. Qualche centinaio di curdi e di amici dei curdi davanti a Castel Sant’Angelo cercavano di arrivare sotto San Pietro, dove Recep Tayyip Erdogan, la moglie, la figlia e il seguito stavano parlando col Papa. La polizia ha dovuto caricarli, uno dei manifestan­ti è rimasto a terra insanguina­to, altri due sono stati fermati. Ci sono stati cortei anche a Napoli e a Venezia. La cosa era stata messa nel conto, il Viminale ha schierato 3.500 poliziotti. Erdogan è un dittatore che a casa sua ha tolto la parola a dissidenti e giornali, arrestato in massa gli oppositori, tortura, fa uccicontro dere. Questo si sapeva anche prima della visita. Ciononosta­nte il Papa lo ha ricevuto, ha pranzato con Mattarella, ha visto Gentiloni e in serata i rappresent­anti di molte aziende. Quindi la politica, capisce la protesta, ma sa che la Turchia è troppo importante e ci parla.

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Perché è così importante?

Un esame spassionat­o della situazione sembra suggerire che, come Erdogan ha bisogno di partner di peso in Europa, anche l’Italia ha bisogno di una specie di quarta sponda in Medio Oriente. In Libia sembriamo costretti ad arretrare, stiamo con Tripoli, ma l’impression­e è che il vantaggio del generale Haftar aumenti di giorno in giorno. Haftar ha dietro di sé francesi, egiziani e russi. L’Italia avrebbe laggiù un interesse vitale, e non solo perché da quella sponda partono i profughi verso le nostre coste. ANSA Gli americani sono distratti, l’Europa sembra avere altre priorità. Il lato nigerino del problema resta in mano ai francesi nonostante il nostro invio di 470 soldati (Macron ne ha 4 mila). Problemi anche con Teheran, dopo la svolta di Trump che non vuole la pace con un soggetto con cui potremmo fare tanti affari. Erdogan può essere un modo di svincolars­i da queste strette.

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Che interesse ha Erdogan a far asse con l’Italia?

La Turchia ha sempre l’ambizione di essere ammessa nella Ue, una speranza assai problemati­ca dato lo stato dei diritti civili in quel paese. Ha bisogno di un qualche sostegno, magari segreto, nella politica anti-curdi: ha da poco aperto un nuovo fronte in Siria, invadendo il cantone curdo di Afrin con l’assenso di Putin. Erdogan ha fatto la pace con i russi e s’è messo Trump sulla faccenda di Gerusalemm­e, benché poi con gli americani debba vedersela ogni giorno dato che la Turchia è nella Nato. I rapporti con i tedeschi sono problemati­ci, ma comunque li tiene in pugno con i due milioni di profughi chiusi in sorta di campi di concentram­ento e che minaccia di liberare, nonostante i tre miliardi concordati per tenerseli. Non ci sono rapporti invece con gli olandesi, che impedirono ai politici turchi di tener comizi nei Paesi Bassi durante il referendum costituzio­nale. In questo guazzabugl­io, una leadership dotata di sottigliez­za diplomatic­a potrebbe manovrare per recuperare qualche vantaggio nel Mediterran­eo. Noi soffriamo anche per le sanzioni a Mosca, che ci tolgono una quota di export che ci farebbe invece comodo. Erdogan probabilme­nte punta sulla vittoria di Berlusconi. Berlusconi è amico di Putin e ha pubblicame­nte criticato le sanzioni. Erdogan, alla vigilia del viaggio in Italia, ha dato un’intervista al direttore de La Stampa Maurizio Molinari in cui ha ricordato i buoni rapporti intrattenu­ti con Berlusconi. Il bisogno di un qualche appoggio europeo è evidente anche dai cinquanta minuti di colloqui con papa Francesco.

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Che cosa si sono detti?

Di «pace», dice il Vaticano. Sono in qualche modo allusivi anche i regali che i due si sono scambiati: Francesco ha offerto un medaglione raffiguran­te un angelo, un’acquaforte con il disegno della basilica di San Pietro così come era nel 1600, una copia dell’Enciclica Laudato sì e il suo Messaggio per la Giornata della pace di quest’anno. Il presidente turco ha ricambiato con un grande quadro di ceramica rappresent­ante il panorama di Istanbul e un cofanetto di libri di un teologo musulmano. Al momento del commiato - Erdogan e la moglie hanno salutato con un inchino e la mano sul cuore - il Papa ha chiesto ai suoi ospiti di pregare per lui, e il presidente e la moglie hanno risposto: «Anche noi aspettiamo una preghiera da Lei».

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Con Mattarella?

I servizi turchi avevano chiesto al Quirinale di far provare preventiva­mente i cibi al loro assaggiato­re di fiducia. La presidenza della repubblica ha risposto di no: i cibi saranno ottimi e salubri, come al solito, hanno risposto.

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Papa Francesco, 81 anni, con il leader turco Recep Tayyip Erdogan, 63, durante l’incontro avvenuto in Vaticano
 ??  ?? Uno dei manifestan­ti contro Erdogan ieri a Roma: la giornata si è conclusa con due fermati e 18 identifica­ti Respinto un corteo non autorizzat­o verso San Pietro ANSA
Uno dei manifestan­ti contro Erdogan ieri a Roma: la giornata si è conclusa con due fermati e 18 identifica­ti Respinto un corteo non autorizzat­o verso San Pietro ANSA

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