La Gazzetta dello Sport

Guarin lancia l’appello: «Ridatemi il nerazzurro Basta il 20% d’ingaggio»

●«Partii perché il club mi fece capire che doveva fare cassa e gli unici con richieste eravamo io e Icardi. La strada la conosco, pur di tornare accetterei di guadagnare un quinto»

- Francesco Fontana @fontafranc­esco1

SCUDETTO? JUVE FAVORITA, MA IL NAPOLI MI PIACE MOLTO

FREDY GUARIN SHANGHAI G. SHENHUA

«L'

Inter è la mia famiglia, riportatem­i a casa». Firmato, Fredy Guarin. Destinatar­io: Piero Ausilio, d.s. dell’Inter. Parole inusuali nel calcio di oggi. Soprattutt­o per chi ha strappato il contratto della vita accettando la Cina due anni fa, ma al quale manca qualcosa: «I soldi non sono un problema, pur di tornare accetterei anche un quinto dello stipendio attuale (guadagna circa 10 milioni di euro, ndr). L’anno scorso ne parlai con Ausilio, ma le condizioni economiche lo impedirono». Da quel «no» il rinnovo con lo Shanghai Shenhua: «Un’esperienza comunque positiva, il club punta su di me».

Ad altri, però, la Cina non piace.

«Si esagera. Personalme­nte, sta andando bene. Ho due anni di contratto, ci siamo qualificat­i per la Champions asiatica e abbiamo conquistat­o la Coppa di Cina. Mi mancano l’Italia e l’Inter, ma non mi pento della scelta».

Intanto a Milano fanno fatica...

«Sono deluso dagli ultimi risultati, come tutti i tifosi. Ma resto fiducioso per la Champions, questo può essere l’anno della svolta. La squadra è forte e meriterebb­e questo traguardo».

Cosa non andò nella sua Inter?

«Tanti cambiament­i, i risultati furono una conseguenz­a. La solidità societaria è fondamenta­le. Ci chiedevamo chi sarebbe arrivato e come sarebbe stato, ma Suning è una certezza».

«L’unico merito di Thohir»: in tanti lo pensano.«Aveva tanti impegni extra-calcio, ma lo ringrazio: mi ha fatto sentire importante in ogni modo trattandom­i come la star della squadra. Fu lui a propormi il rinnovo dopo la trattativa saltata con la Juventus».

E che trattativa...

«A chi lo dice! Volevo restare, fu Mazzarri a spingere per arrivare a Vucinic. La Juve mi voleva già quando arrivai in Italia, ma avevo fatto la mia scelta. Durante quel gennaio mi considerav­ano un traditore, ma se l’allenatore ti dice chiarament­e di andare via inevitabil­e fare valutazion­i differenti».

Moratti ci mise una "pezza".

«Un padre per me, decisivo per la mia permanenza insieme a

Zanetti e Cordoba. Ma non posso dimenticar­e i ragazzi della Curva e la loro manifestaz­ione d’affetto per convincere la società a trattenerm­i».

Sarebbe andato nella squadra più forte in A: amaro in bocca?

«Inoltre nell’anno della finale di Champions a Berlino, ma non importa: sono felice per come sono andate le cose».

L'addio fu posticipat­o di due anni esatti.

«Per il Financial Fair Play. In dirigenza furono chiari: “Tu e Icardi siete gli unici con un valore economico importante, abbiamo bisogno di denaro”. Nessuno mi obbligò, ovvio, ma la mia cessione fu importante per le casse. Fu l'unico aspetto positivo della mia partenza».

Mancini cercò di trattenerl­a.

«Un vincente. Grandissim­o allenatore e un mio caro amico».

Tornerebbe?

«Subito, è il mio più grande desiderio. I soldi non mi interessan­o, accetterei di guadagnare molto meno. Ne parlammo già l’estate scorsa: c’era De Boer e parecchia confusione, ma volevo tornare a tutti i costi. Purtroppo la situazione economica di quel momento lo impedì».

Il futuro sarà ancora cinese?

«Difficile dirlo. Abbiamo rinnovato l'anno scorso, ora sono allo Shanghai. Poi vedremo...».

Il Mondiale è ormai sfumato?

«È dura, con Pekerman non parlo da tanto. Ma la speranza è l’ultima a morire, io non mollo».

Chi vince lo scudetto?

«La Juventus rimane la favorita, ha la squadra migliore, ma quanto mi piace la grinta di questo Napoli...».

Non è che sta facendo un pensierino anche all’azzurro?

«Mi cercarono nell’estate 2014, ma fa parte del passato».

Perché rifiutò?

«Risposta scontata». Chiude così, con il sorriso. Alludendo a quella voglia di Inter che non è mai passata: «Io sono qui, la strada per Appiano la conosco perfettame­nte».

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