Padoin c’è sempre «Io rinato a Cagliari Niente segreti... solo acqua e té»
●Il centrocampista titolare in tutte le 23 partite di Serie A: «Dopo la Juventus volevo tornare protagonista. Sono una mezzala, ma fare l’esterno mi piace. La classifica? Buona, ma non possiamo cullarci»
PENSO CHE BUFFON CONTINUERÀ. VA ANCORA FORTE, COME BARZAGLI
La sensazione è che Simone Padoin, da Gemona del Friuli, 34 anni il 18 marzo, la canzone di Gianni Morandi «Uno su mille ce la fa» la conosca a memoria. «Se ti diranno sei finito non ci credere, devi contare solo su di te, ma quanto è dura la salita». Simone non ha barato, né bluffato mai. E ora a Cagliari ha ritrovato la sua anima. Da uomo da 20 minuti alla Juventus, è diventato
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uomo bionico a Cagliari, indispensabile, insostituibile, titolare in tutte le 23 partite di campionato. Lui se la ride. «Uomo bionico? Non esageriamo. Mi fa piacere godere della fiducia dell’allenatore e spero di continuare così, di essere utile alla causa».
Troppo umile, come sempre. Ma lei alla Juve era il jolly da spendere, quello che dava una scossa, o faceva tirare il fiato a un big. Per i tifosi semplicemente «il talismano». Come è avvenuta la trasformazione al Cagliari?
«Semplice, volevo tornare a essere protagonista. Alla Juve mi sono adattato a certe situazioni».
Fisioterapista fisso alla Borriello? Allenamenti differenziati? Esenzioni? Diete?
«Niente di tutto questo. Solo vita sana, vita regolare. Penso che questo sia l’unico segreto. Lo scorso anno ho sofferto un po’ tra gennaio e febbraio. Ora sto molto bene. Vivo bene, nei momenti liberi sto con Valentina, mia moglie e i miei tre figli. Sto bene così. Certo, curo molto l’alimentazione e posso dire di essere un friulano atipico. Non bevo. Solo acqua e tanto té al limone, quello sì. Fino alla partita sono molto attento, la domenica sera e il lunedì posso sgarrare con piadina, pizza, sushi».
Parliamo di calcio: ora fa il quinto a sinistra nel modulo 3-5-2, gioca prevalentemente da esterno. D’accordo che si adatta a tutto e, senza Cigarini, l’hanno anche acclamata come regista, ma quale ruolo le piace davvero?
«Non ho mai nascosto che mi piace fare la mezzala e a Bergamo contro l’Atalanta l’ho fatta divertendomi parecchio. Il cambio di modulo di Lopez mi ha portato a fare l’esterno, il quinto e mi trovo bene. Con Rastelli giocavo terzino, avevamo perso Murru e Isla».
A proposito di Diego Lopez: cosa lo accomuna ad Allegri che lei ha avuto come tecnico?
«La leadership. Senza alzare troppo la voce. Non tutti hanno questa qualità. Non è stata una sorpresa Lopez. Lo avevo incontrato quando giocava e mostrava grande carisma. Poi fa sentire tutti importanti. Devo riconoscere anche a Rastelli la qualità di dare tranquillità nei momenti scottanti e lo scorso anno ce ne sono stati parecchi».
Da qualche settimana con voi in difesa c’è Castan: cosa vi ha dato?
«Si è inserito benissimo. Si vede che arriva da una realtà diversa in cui c’è pressione. Ricordo la coppia di centrali della
Roma: lui e Benatia, difensori top. Ha superato tutti i suoi problemi ed è molto determinato».
Cosa vi ha dato Pavoletti? Differenze con Borriello?
«Pavoletti è fondamentale per come fa salire la squadra. Se siamo in difficoltà nel gioco a terra, ci possiamo affidare a lui. È imprescindibile. Marco era più finalizzatore rispetto a lui. Ha fatto un’annata strepitosa e lo dobbiamo ringraziare. Nell’economia Pavoletti ti fa più lavoro, va più sulle palle sporche».
Com’è adesso la situazione del Cagliari?
«Tra cinque, sei partite sarò più preciso. La classifica attuale è positiva. Ma non possiamo cullarci, tutti corrono ora e anche quelle che stanno dietro sono capaci di grandi imprese. Credo ci si possa salvare, comunque, a meno di quaranta punti».
Cosa bisogna fare per non sbagliare?
«Giocare come contro la Spal: atteggiamento giusto e qualità. Che, per esempio, per una buona parte non c’è stata a Crotone. Abbiamo perso tre partite importanti in avvio, con tre pareggi con Sassuolo, Chievo e Genoa ora saremmo a più 10 sulla zona rossa».
Lei vive in una delle più belle case di Cagliari e ne ha comprato una che ha affittato. Vuol mettere radici?
«Con la famiglia stiamo bene, andammo prima al Poetto quando mia moglie era incinta, ora ci siamo portati più in centro. Il futuro lo immaginiamo a Bergamo. Ma mai dire mai, qui c’è una società che cresce dopo giorno».
E lei ha cominciato il corso da allenatore...
«Mi piace, perché devo imparare la cosa più difficile: spiegare quello che sai agli altri. Vorrei cominciare con i ragazzi. Ma è presto. Ho ancora un anno e mezzo da giocatore. Per ora. A metà del prossimo anno ci penserò».
E il suo amico Buffon che fa? Continua?
«Io credo che continuerà. Lo vedo ancora bene, come Barzagli».
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DIEGO LOPEZ HA LEADERSHIP COME ALLEGRI:E NON ALZA MAI LA VOCE
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