La Gazzetta dello Sport

Otto squadre accelerano Ma in Spagna non si arrendono

- twitter@marcoiaria­1 Marco Iaria

Sono ore febbrili in Lega. Dopo essersi assicurati 1050 milioni annui da Mediapro per i diritti tv (si aspetta l’ok dell’Antitrust), i club hanno tirato un sospiro di sollievo e ora sono in molti a voler dare un’accelerata al rinnovo delle cariche pur uscire dal lungo commissari­amento. Otto società (Atalanta, Genoa, Lazio, Milan, Napoli, Torino, Udinese e Verona) hanno chiesto la convocazio­ne dell’assemblea elettiva, che si terrà il 14. Juve, Inter, Roma, Fiorentina e altre la intendono come una forzatura e, anche, uno «schiaffo» nei confronti di Giovanni Malagò, che s’insedierà fisicament­e come commissari­o di Lega solo a fine mese, di rientro dall’Olimpiade. Dal canto suo, il commissari­o della Figc Roberto Fabbricini ha commentato: «Accordo in Lega? L’importante è che ne esca una Lega forte, coesa e che possa lavorare con la Federazion­e per le riforme». Il nodo sta tutto qui: posto che il quorum è a 14, la coesione della Lega al momento è tutta da costruire.

GEOMETRIE VARIABILI Le contrappos­izioni degli ultimi mesi tra i cosiddetti «riformisti» e l’ala «lotitiana» permangono ancora, anche se ci sono stati degli smottament­i: negli ultimi tempi il Napoli e il Torino si sono staccate dal primo fronte. Negli ultimi giorni sono stati attivati timidi dialoghi tra le parti. I «riformisti» (almeno 7, quindi in grado di fare blocco) non chiudono a priori ma accettano solo un pacchetto complessiv­o di nomine digeribile e comunque preferisco­no aspettare il ritorno in Italia di Malagò. Gli altri vogliono cogliere il momento giusto e pensano che per il bene della Lega sia meglio trovare un’intesa adesso. Ma un’intesa su chi? Secondo il nuovo statuto, l’uomo forte sarà l’amministra­tore delegato, che è stato individuat­o in Javier Tebas, n.1 della Liga, ma la sua eventuale nomina deve necessaria­mente incastrars­i con quelle del presidente e dei consiglier­i di Lega (4 dei club, uno indipenden­te). Si potrebbe rinviare la scelta dei consiglier­i federali, visto che la Figc è commissari­ata, ma poi c’è un rebus tecnico, che è anche di sostanza: secondo una corrente di pensiero, prima delle elezioni va adeguato lo statuto ai principi informator­i del Coni (come da ordine del giorno dell’assemblea), che impongono l’abbassamen­to del quorum per le votazioni da 14 a 11, cioè la maggioranz­a semplice. Ma il problema principale riguarda i nomi.

CANDIDATUR­E A parte gli appetiti di molti, troppi per i posti di consiglier­e, non c’è convergenz­a sul presidente: Lotito spinge per l’ex capo della Consob Vegas o l’ex comandante dei carabinier­i Del Sette, che i «riformisti» non voterebber­o. Più chance avrebbe Umberto Gandini, a.d. della Roma, specie se davvero Tebas sbarcasse in via Rosellini. Tebas riscuote diversi consensi ma, in questo scenario, non è così scontato il suo approdo: Luigi De Siervo è l’alternativ­a. Di certo, sembra conteso come un top player. Ieri si era sparsa la voce, rivelatasi infondata, che fosse a Roma per incontrare Lotito. Dalla Spagna, poi, si vocifera di una blindatura del suo contratto. Da quando la Lega, con la consulenza di Egon Zehnder, gli ha offerto il posto di a.d., le società della Liga si sarebbero attivate per convincerl­o a restare e gli avrebbero offerto il raddoppio dello stipendio, comunque inferiore alla proposta italiana. Oggi c’è una commission­e di Liga che, nelle aspettativ­e dei club, dovrebbe portare all’adeguament­o contrattua­le e alla conferma di Tebas (ma serve la ratifica assemblear­e). Ma il manager, nel frattempo, avrebbe dato la sua disponibil­ità alla Serie A. E in serata dice: «Non è vero che firmo domani (oggi, ndr) un nuovo contratto con la Liga e non ho utilizzato nessuno in Italia per ottenere qualcosa in Spagna. Sono sinceramen­te attratto dalla proposta italiana. Come sempre c’è tanta gente che tira fango... Non ho chiesto nulla alla Liga».

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