La Gazzetta dello Sport

Chenetti il duro «Poche parole: fame e cattiveria»

- Stefano Arcobelli INVIATO A PYEONGCHAN­G

Il mago Sepp. Si devono a Giuseppe Chenetti, allenatore trentino, gli ultimi ori del fondo a Torino 2006, la medaglia presa e quella sfiorata da Pittin nella combinata, l’aver ridato dignità agli sci stretti usciti a pezzi più che a zero da Sochi. Due Mondiali produttivi e il ritorno all’oro, 13 medaglie olimpiche/iridate e 2 Coppe del Mondo. Ora con un gruppo al minimo punta di nuovo al massimo.

Chenetti, se prenderà 3 medaglie avrà migliorato l’ultimo bottino mondiale.

«A me ne basterebbe una. Che poi sarebbe migliorare Sochi. Abbiamo 4-5 elementi ma quelli che possono fare risultato sono due: Pellegrino e De Fabiani, Pellegrino da solo o con Noeckler, e la staffetta».

Un duro più che uno psicologo...

«Faccio pochi discorsi, molto concreti. Non sono psicologo della comunicazi­one superflua. Non sopporto gli occhi di mucca, bisogna andare in pista con cattiveria e sentire fame: non si fanno gare per routine come tra le donne».

Se allenasse i norvegesi le vincerebbe tutte...

«Questo non lo so: i miei concetti si basano su cose semplici. La tecnica, sciare in un certo modo, e l’efficacia per essere redditizi».

Ma lei come vince?

«Non mi piace tanto comunicare, ma forse trasmetto sicurezza: gli atleti si sentono seguiti con un metodo che funziona

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy