La Gazzetta dello Sport

«Nessuno in A gioca come la banda Sarri E che bravo Inzaghi» BIANCOCELE­STI CON UN’IDENTITÀ E MILINKOVIC RICORDA HAMSIK... EDY REJA ALLENATORE, 72 ANNI

●Il tecnico sicuro: «Gli azzurri ora gestiscono meglio I segreti della Lazio? Simone e Tare»

- g.m.

Edy Reja è sempre sul pezzo e sta cominciand­o a sentire la nostalgia da panchina. «Mi manca l’adrenalina del lavoro quotidiano, delle partite. Vediamo se succede qualcosa...». È motivato a ricomincia­re, intanto si gode lo straordina­rio campionato del «suo» Napoli e l’ottima annata della «sua» Lazio.

Mister, che partita si aspetta sabato sera?

«Altamente spettacola­re, come del resto lo è stata quella dell’andata».

Partiamo dalla capolista: quanto le piace la squadra di Sarri?

«Tanto, io godo nel vedere giocare il Napoli. Secondo me, pratica in assoluto il miglior calcio degli ultimi anni. Magari non sempre riesce a essere brillantis­simo perché per caratteris­tiche deve andare costanteme­nte a mille all’ora, però adesso ha limitato molto i cali di concentraz­ione del passato».

In cosa questo Napoli è diverso da quello anche solo dello scorso anno?

«Ora è costanteme­nte dentro la partita, prima prendeva qualche gol di troppo non appena abbassava l’intensità. Si vede che l’esperienza ha fortificat­o un gruppo che è migliorato nella gestione delle partite. Gli azzurri non si chiudono neppure quando sono in vantaggio ma riescono comunque a rischiare poco».

Teme il rischio usura per i «titolariss­imi» di Sarri?

«Scegliere quasi sempre gli stessi interpreti potrebbe essere un limite in consideraz­ione del fatto che sta per ricomincia­re l’Europa League, una competizio­ne molto dispendios­a dal punto di vista psicofisic­o. Lo so per esperienza, con la Lazio perdemmo una qualificaz­ione alla Champions proprio per le troppe energie lasciate in campo internazio­nale».

Si può ovviare al problema?

«Credo che il Napoli debba cambiare molti interpreti già contro il Lipsia evitando così di spremere i “soliti noti” e affrontand­o l’impegno senza eccessive pressioni. Del resto, gli azzurri non hanno l’organico della Juventus che ha pure la capacità di cambiare spesso pelle, andare oltre i tanti infortuni e risparmiar­si quando è giusto farlo. Allegri è un grande sul piano tattico e i suoi uomini non mollano mai. Però mi auguro che, stavolta, sia il Napoli a vincere il campionato».

La Lazio, invece, può ambire ad un piazzament­o Champions?

«Assolutame­nte sì, anche se pure loro dovranno fare i conti con l’Europa League e con la semifinale di Coppa Italia. Però, la rosa è ben strutturat­a».

Di chi sono i meriti?

«Di Simone Inzaghi, sicurament­e, ma anche di Tare che ha fatto nuovamente un grandissim­o lavoro. Sta spesso defilato, ma è un protagonis­ta di questi ottimi risultati. È andato via Biglia, che era importanti­ssimo, e lo ha sostituto alla grande con Lucas Leiva. Ha dato fiducia lo scorso anno ad Immobile quando erano in pochi a crederci e sui giovani non sbaglia mai. Ha visto che passo che ha Marusic? Di Milinkovic poi è anche superfluo parlare».

Quale è, secondo lei, l’arma in più di questa Lazio?

«Il fatto che sia stata costruita secondo le indicazion­i tattiche di Inzaghi, che le ha dato una precisa identità. Seppur con più qualità, ricorda un po’ il mio Napoli. Io impiegavo Hamsik proprio come Inzaghi impiega Milinkovic e poi avevo il Pocho Lavezzi per ripartire a tutta proprio come fa spesso la Lazio. Gioca un calcio “verticale” e organizzat­o».

La prossima settimana al San Paolo arriva la sua Spal. Preoccupat­o per i ferraresi?.

«Semplici ha fatto un lavoro straordina­rio. Ora a causa della classifica li vedo giocare poco sereni. Ma sono usciti rafforzati dal mercato, con la giusta grinta possono salvarsi».

SCUDETTO? SI PUÒ MA GLI AZZURRI IN EUROPA DOVRANNO...

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I tecnici Maurizio Sarri, 59 anni, Napoli, e Simone Inzaghi, 41, Lazio
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