Alesi «Formula 1 coi ragazzini in griglia? Assurdo»
«È assurdo sbattere i ragazzini in griglia»
1
IN CARRIERA la vittoria di Alesi in F.1, ottenuta alla guida di una Ferrari, con cui ha corso dal 1991 al 1995 IL TITOLO 2018? SARÀ LOTTA A 3, MERCEDES ANCORA TEAM DA BATTERE SULLA STAGIONE DI F.1 CHE PARTIRÀ A MARZO CON GIULIANO IN FINLANDIA: LA NEVE È OTTIMA PER AFFINARE LA GUIDA
SUL FIGLIO PILOTA ALLA TERZA STAGIONE IN GP3
●Jean: «Ho corso 201 GP e mai ho avuto contatti con le grid girl. Chissà che liti nelle federazioni per scegliere i baby campioni. Bene Halo, non piste e cordoli...»
Una breve ma intensa trasferta in Finlandia, «a casa di Babbo Natale», sorride Jean Alesi. Neve e ghiaccio, nei pressi di Rovaniemi, insieme al figlio Giuliano atteso alla terza stagione GP3 che affronterà con la Trident. «Un posto che conosce bene anche Kimi Raikkonen, lo usa spesso per allenarsi», spiega l’ex pilota del Cavallino. Basta una macchina e via a suon di traversi sul fondo bianco e viscido. «I giovani di oggi difettano di conoscenza della dinamica del veicolo — dice Jean — salgono al volante e a loro interessa andare subito forte. Invece bisogna capire il comportamento della macchina e per farlo basta andare a 60, 100 chilometri all’ora. È il terzo anno che andiamo in Finlandia: Giuliano guida, io prima mi metto al suo fianco, poi lo lascio fare. Un esercizio che si è rivelato utilissimo alla sua crescita», dice il pilota di Avignone che due giorni fa era nel cuore di Milano, a due passi dal Duomo per presentare l’ultima evoluzione di Coyote Nav, il Nav+.
Jean, partiamo proprio da Giuliano: la Ferrari è stata chiara, nel 2018 deve provare a vincere il campionato.
«Non solo la Ferrari, anche per me. Ha le capacità per farcela e corre con un team estremamente competitivo, il Trident, che gode della nostra massima
fiducia»
Ancora un paio di settimane e scopriremo le F.1 del 2018. Sarà la volta buona per la Ferrari?
«Beh, rispetto all’anno passato Maranello parte da una base migliore, negli ultimi 12 mesi è stato compiuto un lavoro straordinario. Prevedo una lotta a tre, perché io non sottovaluto mai il lavoro di Adrian Newey e quindi la Red Bull. E il duo Hamilton-Mercedes resta comunque il binomio da battere».
Non vedremo invece Kubica correre: la Williams alla fine gli ha preferito Sirotkin.
«Ma Robert ha fatto bene ad accettare il ruolo di terzo pilota, così avrà l’opportunità di continuare a guidare e con la sua esperienza potrà dare un bel contributo nello sviluppo della macchina».
In compenso un altro vecchietto, Alonso, correrà Le Mans.
«Ed è un bene. Fernando non solo ha coraggio, ma costituisce un esempio positivo. Spero che in tanti lo imitino».
I nuovi proprietari della F.1 hanno abolito le grid girl, che ne pensa?
«Non capisco questa decisione. Per queste ragazze era una opportunità di lavoro, questa è una porta che si chiude. Io ho disputato 201 gran premi e mai, sottolineo mai, ho avuto contatti con queste ragazze. Tu sei lì in griglia, concentrato su quello che devi fare, lo stesso vale per tecnici e meccanici»
Beh, ma sono state sostituite da giovani promesse dell’automobilismo.
«Vedrete, sarà il caos. Ci sono più bravi e giovani piloti che posti sullo schieramento. Ci sarà da litigare all’interno delle federazioni per stabilire chi scegliere. Prendiamo Monza, chi avrà l’onore di schierarsi in pole? Rischiamo una fila di raccomandati. E poi mi domando se mai ci sarà il tempo per presentare questi ragazzi al pubblico».
Coyote, di cui è testimonial, vuol dire sicurezza stradale: le F.1 quest’anno monteranno l’Halo. Che gliene pare?
«Io purtroppo sono stato testimone di grandi tragedie: quelle di Senna e Ratzenberger (a Imola ’94; n.d.r.) e quella del povero Bianchi (a Suzuka 2015; n.d.r.). Non so quante volte servirà, ma ogni progresso in chiave sicurezza è benvenuto. Il look non sarà accattivante, ma finisce in secondo piano rispetto alla necessità legate alla sicurezza».
Se lei fosse alla Fia assumerebbe altre iniziative su questo fronte?
«Farei qualcosa sui circuiti, quelli di oggi sono dei campi
sterminati di asfalto, con vie di fuga che perdonano gli errori. E questo incentiva i piloti a rischiare di più, “tanto se sbaglio, non rischio niente”. A volte si vedono manovre da brivido, piloti che rientrano in pista come delle furie, creando i presupposti per situazioni pericolose».
A proposito di piste, lei da ambasciatore del Castellet che tornerà quest’anno ad ospitare il GP di Francia, ha suggerito una serie di modifiche al tracciato: a quali criteri si è ispirato?
«A facilitare i sorpassi. Abbiamo modificato due curve in questa prospettiva, ad esempio la esse Verriere, la cui uscita è in salita e cieca. Mi sarebbe piaciuto anche intervenire sui cordoli ma siamo stati stoppati. Quelli che si usano oggi in F.1 non vanno bene: o ci spacchi la macchina sopra o riesci a tagliarli con troppa facilità».
C’è un grande dibattito sul futuro della F.1 dopo la conclusione del patto della Concordia.
«Di certo c’è poco spazio per la creatività, regole troppo rigide che, a mio parere, penalizzano proprio i piccoli team. Ai miei tempi si confrontavano Ferrari con motori V12, Renault col V10 e Ford con i V8, la competitività delle vetture cambiava persino durante la corsa».