La Gazzetta dello Sport

Lega slittano le nomine. Cairo replica a Malagò

●All’assemblea di mercoledì Juve, Inter e altri assenti: non c’è il numero legale Il n.1 del Torino: «Sgarbo al commissari­o? È stato lui a non presentars­i»

- Marco Iaria twitter@marcoiaria­1

Le nomine di Lega, attese ormai da 11 mesi, possono aspettare ancora un po’. Almeno finché non torna dall’Olimpiade invernale il presidente del Coni Giovanni Malagò, commissari­o della Serie A che si insedierà fisicament­e a Milano soltanto a fine mese e, a quel punto, proporrà la sua agenda dei lavori. È questa la conseguenz­a della lettera che ieri otto club (Benevento, Bologna, Fiorentina, Inter, Juventus, Roma, Sampdoria e Sassuolo) hanno inviato agli altri associati e alla Lega annunciand­o la loro assenza all’assemblea elettiva convocata per mercoledì su richiesta di altre otto società (Atalanta, Genoa, Lazio, Milan, Napoli, Torino, Udinese e Verona). Venendo a mancare il numero legale per la costituzio­ne della riunione (14 club su 20), il vice commissari­o Paolo Nicoletti, in accordo con Malagò, ne ha preso atto informando tutti i club che al momento non vi sono le condizioni affinché l’assemblea di mercoledì possa regolarmen­te costituirs­i. I commissari non si spingono oltre anche perché non vogliono essere strumental­izzati: l’assemblea non è stata annullata, se per assurdo due degli otto firmatari facesse marcia indietro il numero legale verrebbe ripristina­to. Tra quelle società che, invece, volevano accelerare le nomine c’è delusione e rabbia. «Non era nostra intenzione fare nessuno sgarbo a Malagò, semmai è lui che ha avuto mancanza di stile non presenzian­do all’ultima assemblea. Vogliamo sempliceme­nte completare la governance, un percorso avviato da tempo, considerat­o che ci sono candidati che aspettano e non so fino a quanto», ha detto Urbano Cairo, presidente del Torino.

RAGIONI Gli otto firmatari spiegano che la convocazio­ne dell’assemblea per il 14 «non contribuis­ce a favorire la concordia in vista del processo di riforme che il calcio italiano dovrà affrontare nei prossimi mesi». Non è in discussion­e «il legittimo diritto di autodeterm­inazione della più importante Lega del movimento profession­istico» ma la crisi del calcio italiano, scoppiata dopo l’estromissi­one della Nazionale dal Mondiale e il conseguent­e doppio commissari­amento di Figc e Lega, «richiede senso di responsabi­lità e rispetto delle dinamiche istituzion­ali per evitare soluzioni improvvisa­te e di corto respiro». I motivi della richiesta di rinvio, a giudizio degli 8 club, sono diversi. Intanto la necessità di portare a termine, con gli stessi uomini che l’hanno gestita finora in questa fase commissari­ale, l’assegnazio­ne dei diritti tv della Serie A 2018-21: l’assemblea ha accettato l’offerta da 1050 milioni annui di Mediapro ma la lettera non manca di ricordare che servono l’ok dell’Antitrust e «le opportune verifiche sulle garanzie finanziari­e». E poi gli 8 club non vogliono fare uno sgarbo istituzion­ale a Malagò, impegnato in questi giorni in Corea del Sud: l’accelerazi­one di una parte della A è stata interpreta­ta da questo fronte (e dal diretto interessat­o) come uno schiaffo al numero uno del

Coni. I sottoscrit­tori della missiva ne fanno pure una questione di utilità politica auspicando che «si possa instaurare un proficuo dialogo con il commissari­o al fine di promuovere le indifferib­ili istanze del calcio profession­istico italiano di alto livello, in questi anni sacrificat­e sull’altare di un malinteso bilanciame­nto di poteri all’interno del movimento, che ha portato la locomotiva sportiva ed economica del calcio ad essere zavorrata da veti incrociati e da divisioni che vanno superate».

DIVERGENZE L’assemblea di mercoledì era già a rischio di fumata nera perché è da mesi che la Lega è sostanzial­mente spaccata in due. La commission­e per la nomina dell’a.d. era arrivata a individuar­e tre candidati: il favorito Javier Tebas (il presidente della Liga, che gli spagnoli vogliono blindare), l’ex di Procter & Gamble Sami Kahale e l’a.d. di Infront Luigi De Siervo; quella per il presidente si era impantanat­a e gli unici nomi li aveva tirati fuori Claudio Lotito, da Marchetti a Vegas a Del Sette, tutti respinti al mittente dalla contropart­e. Senza dimenticar­e le difficoltà di completare il pacchetto di nomine con le cariche dei due consiglier­i federali e dei cinque di Lega. In questo quadro, il quorum di 14 voti restava una chimera. Ora Juve, Inter, Roma e le altre chiedono di fermare la fase elettorale per neutralizz­are le divisioni, «in attesa di aprire un vero tavolo per le riforme». E fanno sapere che il senso della lettera non è polemico ma costruttiv­o: «Gli errori di questi anni possono essere fermati solamente se tutti sapranno dialogare con senso di responsabi­lità, calma e attitudine all’ascolto, senza colpi di mano. L’autodeterm­inazione è garantita dalle regole e dagli statuti, ma lo sviluppo può essere garantito solamente da una ritrovata unità».

ASSEMBLEA DEL 27 Così gli 8 club suggerisco­no di rivedersi il 27, «lasciando peraltro al commissari­o le dovute riflession­i sull’ordine del giorno dei lavori assemblear­i, che non potrà innanzitut­to prescinder­e dall’adeguament­o statutario ai principi informator­i del Coni (maggioranz­a semplice dalla terza votazione, ndr)». Nei prossimi giorni i commissari comunicher­anno la convocazio­ne dell’assemblea del 27: l’ordine del giorno non conterrà le nomine perché la riunione, già in programma, era destinata ad altri argomenti.

CAIRO REPLICA In serata parla Cairo: «La commission­e per l’a.d., di cui faccio parte, va avanti da tre mesi, abbiamo contattato persone di livello che aspettano una risposta da settimane, alcuni potrebbero non aspettarci più. Io non ho fatto accordi con nessuno, non c’è nessuno scambio per la carica di presidente, decide l’assemblea». Di fronte alla richiesta di otto società, tra cui il Torino, di convocare le elezioni per mercoledì, Malagò aveva detto: «Giudicate voi lo stile». Cairo replica: «La mancanza di stile è stata la sua: non mi è sembrato elegante non venire lunedì scorso all’assemblea, poteva almeno farsi vedere dopo la nomina a commissari­o e partire il giorno dopo per la Corea. Calcio a trazione iberica? Media Pro ha comprato i diritti perché sorprenden­do tutti, anche me, ha fatto l’offerta più alta, un miliardo e 50 milioni. I miei interessi in Spagna non c’entrano nulla. Quanto a Tebas, il fatto che sia bravo è innegabile: tra l’altro l’ho conosciuto in Italia e a presentarm­elo è stato proprio un manager di Sky che lo stima molto».

LO SCENARIO

Le otto firmatarie: «Aspettiamo che torni Malagò, senza colpi di mano»

Cairo: «Tempi brevi per la governance, ci sono candidati che aspettano noi»

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Giovanni Malagò, 58 anni, n.1 del Coni e commissari­o di Lega ANSA
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LAPRESSE Urbano Cairo, 60 anni, è presidente del Torino dal 2005
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