La Gazzetta dello Sport

Fischiatem­i, insultatem­i ma io esulto: è la notte di Fede, novello Baggio

●Immune alla contestazi­one del suo ex popolo, Berna è letale «La mia gioia al Franchi? Devo rispettare i miei nuovi tifosi...»

- Matteo Dalla Vite INVIATO A FIRENZE

Il numero 33 esce al 33’ s.t., applaude il «formaggino» e soprattutt­o non raccoglie nessuna sciarpa da terra anche perché di sciarpe non ne arrivano. Chiaro, Federico Bernardesc­hi non è Robi Baggio, tutta un’altra storia, ma intanto ha saputo di essere ancor più ignifugo e forte di quel che pensava: lo fischiano e lo insultano dal momento in cui il pullman della Juve varca le soglie del Franchi, lo tempestano di epiteti ad ogni tocco di palla, lui ha una punizione a disposizio­ne, vede Sportiello che si posiziona male anzi malissimo, botta di sinistro e il concetto di quest’anno è: fa gol l’ex più fischiato. Tipo Higuain al San Paolo. Poi a fine partita Berna ha sentenziat­o: «Serviva una risposta su un campo difficile, abbiamo una mentalità vincente».

INSULTI E TEMPRA Nel cosiddetto «formaggino» (il settore coi tifosi ospiti) esultano e saltano, il popolo fiorentino non perdona niente al nato calcistica­mente viola, cresciuto-viola che dalla Viola se n’è andato perché ad altezza 40 milioni uno ha comprato e l’altro ha deciso che fosse possibile cedere. Ha deciso alla Dybala, Fede, mettendosi sulla piastrella di una punizione – da lui guadagnata – assieme a Pjanic, solita solfa utile del batte uno batte l’altro, disorienta­mento per gli altri, Sportiello che resta spostato e Bernardesc­hi che fa sempliceme­nte partire il sinistro nella zona di porta lasciata libera da barriera e portiere. La sua esultanza, poi, non è frenata: va verso la panchina, si gira, indica il «formaggino» con gioia e il popolo viola continua a dargli dell’«uomo di m.» e anche un po’ di più. Alla fine Berna ha spiegato così la sua esultanza: «Quando si torna dove si è giocato fa sempre piacere. Poi segnare e prendere i 3 punti è un’emozione ancora più grande. Ho esultato perché un profession­ista deve rispettare i propri tifosi. Ho sempre detto che ringrazio la Fiorentina per come mi ha trattato e cresciuto, ma ora gioco per un’altra squadra».

6 DA TITOLARE, 4 GOL Ed è anche accaduto che la decisività di questo ragazzo nato a Carrara come Buffon, ragazzo dal fare gentile e dalla personalit­à dura come il marmo, giocatore che ha fede nel nome e in campo religioso, beh, questo ragazzo ha saputo mettere dentro il 5° gol stagionale e soprattutt­o il quarto nella sesta gara in cui è partito titolare. Medie pazzesche, dopo un tempo passato ad assorbire i fischi sulla propria fascia, la destra, sotto la Maratona e ad incontrare spesso Chiesa, «il Federico che ha scelto di restare a Firenze» come ha detto Pioli alla vigilia. Lui, Berna, ha scelto la Juventus, non si è pentito affatto e col tempo è cresciuto in tutto: «Ringrazio anche tutti i miei compagni perché mi sono stati vicini in una gara non facile per me. Se mi sono ambientato bene è perché tutti mi hanno fatto sentire subito a casa», ha aggiunto. Nel curriculum bianconero di Bernardesc­hi ora c’è una mitragliat­a da tre punti: gol alla Spal (vittoria), gol al Pireo contro l’Olympiacos (vittoria), gol a Cagliari (decisiva) e poi la rete di ieri sera. A Firenze. Dentro una lavatrice di fischi. Higuain, che segnò a Napoli un anno fa e quest’anno, dice: «Molto felice per Fede». Deve avergli dato due dritte. 12 TOCCHI PER ZONA

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IL NUMERO i gol segnati da Bernardesc­hi nelle 6 partite di A in cui è partito titolare con la Juve

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